“Se fossimo in un paese normale” la decisione di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile, “corrisponderebbe alle dimissioni immediate del presidente del Consiglio”. Cosi’ la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato oggi a Bari, dove ha aprtecipato all’assemblea regionale del sindacato, la decisione del gip di Milano sul caso Ruby. Un lungo applauso dei presenti ha accolto l’annuncio.
“Se potessi dare un suggerimento che ovviamente non è richiesto – ha detto Camusso – direi ai ministri di questo governo e alla maggioranza politica di Berlusconi che loro dovrebbero chiedere al presidente del Consiglio di fare un passo indietro per il bene di questo Paese”. “Se un primo giudizio si può dare – ha aggiunto – è che questa scelta, che ovviamente i magistrati di Milano hanno compiuto sulla base della evidenza processuale, è che in questo Paese si può ancora credere che la giustizia sia uguale per tutti”.
Commentando con i giornalisti le dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio sulla mobilitazione delle donne di domenica scorsa, Camusso ha sottolineato che “Berlusconi può dire quello che vuole, forse dovrebbe rendersi conto che la sua convinzione che in questo modo le donne sarebbero state con lui e che il popolo é ai piedi del sovrano, non funziona”. “Penso che la giornata di domenica sia stata una giornata straordinaria in cui un grande popolo in tutte le città piccole e grandi, un popolo di donne ma non solo, ha detto che nessuna di noi è più disposta a farsi rappresentare come i comportamenti del presidente del Consiglio la rappresentano”. “Non solo per il riconoscimento necessario della dignità personale – ha aggiunto – ma perché questa immagine fa male al Paese, alle sue prospettive di crescita, al giudizio internazionale che c’é su di noi come risulta evidente leggendo i titoli dei quotidiani stranieri di ieri”.
Quanto al caso Termini Imerese, la segretaria della Cgil ha spiegato che “c’é una ipotesi di accordo di programma che noi vorremmo capire nel suo sviluppo progressivo: è vero – ha rilevato – che ci sono numerose aziende che hanno presentato delle proposte, ma adesso viene la parte più difficile, cioé come tutto ciò si traduce concretamente nella prospettiva di occupazione e di reindustrializzazione di quell’area”. “E’ importante l’impegno che ci ha messo la Regione Sicilia – ha proseguito – abbiamo capito un po’ meno qual è davvero l’impegno del governo da questo punto di vista, però bisogna lavorare per la reindustrializzazione dell’area. Comunque, serve chiarezza sulla tempistica”.
Infine, soffermandosi sull’opportunità del federalismo fiscale, Susanna Camusso ha detto che è necessario “andare ad un ordinamento sul federalismo” che metta in ordine “le cose che erano rimaste incompiute con la modifica dell’art.118 della Costituzione”, ma “ogni tanto bisogna scegliere il momento in cui si fanno queste cose: lo si sta facendo durante il più gigantesco taglio agli enti locali e alle Regioni che la storia repubblicana ricordi e questo sicuramente non aiuta”.
“Ciò che non va bene – per Camusso – del disegno sul federalismo fiscale che questo governo sostiene, è che è un provvedimento che divide le Regioni e che utilizza dei parametri che metterebbero in difficoltà molta parte delle Regioni e che costruirebbe un divario crescente tra nord e sud”. “Il federalismo fiscale – ha insistito Camusso – deve essere un’opera di solidarietà e di redistribuzione, non può essere un’operazione per cui chi è più ricco si tiene le sue risorse e gli altri vanno in difficoltà”. “Il problema non è il federalismo in sé – ha detto ancora – Credo che in questo paese non ci sia nessuno contro il federalismo”.
”Il problema – ha concluso – è quale attuazione concreta gli si dà e che rapporto c’é con tutta la politica fiscale del Paese. La nostra preoccupazione è che si traduca in maggiori tasse sui lavoratori dipendenti e sui cittadini a fronte dell’impossibilità delle amministrazioni di dare lo stesso livello i servizi”.