Anche se nessuno ve ne ha parlato, due giorni fa è caduto il governo confederale del Canada, che era un esecutivo di minoranza a guida conservatrice, capeggiato da Stephen Harper. Fatto piuttosto inusuale, il governo conservatore è caduto con un voto di sfiducia parlamentare, evento accaduto solo altre sei volte nella storia canadese. Fatto totalmente inusuale, il voto di sfiducia si è basato su una questione etica, e questo non era mai accaduto prima nella storia di Ottawa. Tutto ciò è accaduto il giorno prima del voto sulla Legge di bilancio e porta a nuove elezioni confederali per il 2 maggio prossimo.
Il governo di Harper è stato accusato dal Parlamento di aver violato le prerogative parlamentari poiché, nelle parole del leader liberale Michael Ignatieff, “ha creato il più grande deficit nella storia del Paese, ha speso fondi pubblici come un marinaio ubriaco.” Cosa ha fatto di grave Harper? Niente di che, se valutato con gli occhi di un elettore italiano. E’ andato in giro per il Canada a promettere fondi pubblici a pioggia a diverse categorie, dando il via di uno di quei cicli economico-elettorali che sono del tutto abituali in Italia quando un presidente del Consiglio subodora l’avvicinarsi di elezioni anticipate a causa della sua debolezza parlamentare. Questo però in Canada è visto come uno scandalo, che “mina le basi della credibilità del signor Harper come economista” per dirla con le parole sempre di Ignatieff. Harper in particolare ha promesso di comprare diversi aerei da caccia, costruire nuove prigioni e tagliare le tasse alle grandi corporations. Tutte cose che non piacciono alla classe media, ai socialdemocratici e ai liberali.
Al ciclo elettorale aggiungete un po’ di problemi di ordine etico: il partito Conservatore (equivalente a una sorta di Partito Repubblicano Italiano di oggi) ha nascosto al Parlamento informazioni riguardanti dei reati commessi da alcuni dirigenti del partito contro la legge elettorale del 2006, oltre al fatto che Bruce Carson, assistente di Harper, ha cercato di vincere e di far vincere alla sua giovane fidanzata degli appalti in modo irregolare. Bruscolini, ma qui in Canada son valsi la caduta del governo e le elezioni anticipate.
La cosa che mi stupisce è che il leader Liberale Ignatieff ha dovuto promettere di non dar vita a un governo di coalizione con il leader dei socialdemocratici, Jack Layton, e con il leader del Blocco Quebecchese (una specie di Lega Nord, ma di sinistra, con tinte socialisteggianti, mentre l’NDP è analogo al nostri vecchio PDS, e il Partito Liberale è una specie di Partito Radicale, con la considerevole stranezza che Ignatieff si è detto, dopo la crisi dell’11 settembre 2001, favorevole alla tortura, dichiarazione che gli è costata moltissimo in termini di popolarità presso il suo abituale elettorato).
Come spiega bene l’articolo del Globe and Mail, i governi di coalizione in Canada sono visti molto negativamente dal corpo elettorale così come dai costituzionalisti. Quello canadese è infatti il più maggioritario dei sistemi Westminster, decisamente allergico all’idea dei governi di coalizione, soprattutto se composti dalla sommatoria dei partiti che non hanno vinto le elezioni. Questo perché i canadesi votano non tanto per un partito, quanto per un uomo creduto adatto a diventare Premier. Ecco perché il Canada, storicamente, preferisce i governi di minoranza guidati dal leader più votato rispetto ai governi di coalizione dei partiti arrivati dal secondo posto in poi. Naturalmente, i governi di minoranza hanno bisogno del tacito accordo di almeno un partito d’opposizione che si impegna a sostenere oppure astenersi sulle leggi che necessitano voti di fiducia, dal Bilancio in giù. Quindi, di fatto, sono governi monocolori appoggiati però in Parlamento, di volta in volta, da almeno un’altra forza parlamentare.
Il Parlamento uscente si compone, oggi, in questo modo (maggioranza, 155 seggi):
Conservatori 143 seggi (37,65% del voto popolare)
Liberali 77 (30,23%)
Bloc 49 (10,48%)
Ndp 37 (17,48%)
Indipendenti 2 –
Verdi 0 seggi (6,78%)
I sondaggi indicano che si va verso una conferma di questi risultati, quindi anche le prossime elezioni potrebbero non dare al secondo più grande paese del mondo un governo di maggioranza.