Canaletto, riva degli Schiavoni, veduta verso est, particolare
Restiamo in ambito veneziano, con un quadro di Canaletto, un quarto di millennio dopo il dipinto di Carpaccio.Quante volte la ha dipinta questa veduta l'Antonio Canal, in piccolo, medio, in grande, secondo le tasche dell'acquirente, che spesso ormai non è più ambasciatore, ma semmai console, come il console Smith, collezionista e mercante di quadri e vedute, o viaggiatore del Grand Tour che si porta via la tela come souvenir. Le barche e i personaggi a volte cambiano, e cambia anche il punto di vista catturato con il prisma ottico. Conversano due preti dal cappello tondo, forse uno dei due è il prete rosso Antonio Vivaldi, fa capannello un gruppo di signori col tricorno, il cagnetto è d'obbligo. Le vesti settecentesche sono tutte color pastello o grigio-marrone: Venezia non partecipa all'allegra policromia di Parigi e di Londra. Anche le gondole sono tutte irrimediabilmente nere. Venezia ha perso potere, ma ha acquisito fascino ulteriore.Particolare con cagnetto!
Questo dipinto a differenza di quello di Carpaccio, va visto prima da vicino e poi da lontano. Allontanandosi, lo spettatore potrà percepirne la misteriosa magia: se ne sente il grado di umidità e il pigro movimento dell'aria. E qui sta il segreto di Canaletto. Riesce egli a restituire il senso del reale con la totale semplificazione del segno. L'acqua è fatta con piccole pennellate prive di ambizione, così come le ombre delle pietre della banchina sono portate alla essenzialità.E' quindi il cervello che ricompone l'immagine, perchè come ben sappiamo noi non vediamo con gli occhi ma con il sistema celebrale.