E’ il giorno di Valeria Golino qui al Festival di Cannes. Il suo esordio dietro la macchina da presa, Miele, già apprezzato in Italia, ottiene applausi ed ottimi consensi anche alla sua prima internazionale sulla Croisette. “Ho sempre pensato alla sezione Un Certain Regard per il mio film – aveva dichiarato la neoregista alla conferenza stampa romana – sono onorata di essere stata selezionata dal Festival più prestigioso del mondo, è un modo per sentirsi parte del miglior cinema mondiale.” E chissà se a fine Festival all’onore non si possa aggiungere anche un bel premio. Dei film finora passati nella sua sezione, Miele è quello che ha convinto di più e non è azzardato pronosticare un riconoscimento. La speranza più grande sarebbe la Camera d’Or per la migliore opera prima del festival, ma intanto è giusto godersi il successo sinora ottenuto. Un successo italiano reso ancora più soddisfacente dagli applausi calorosi ricevuti ieri da Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza alla Semaine de la Critique, in attesa che La grande bellezza di Sorrentino venga presentato nel concorso ufficiale.
Intanto, nella terza giornata, a candidarsi subito e seriamente per il Palmarès finale, i due film della competizione proiettati oggi. Il primo è Le Passeè di Farhadi, un’opera che lascia senza respiro, che coinvolge sin dalla prima inquadratura. Difficile che la giuria presieduta da Spielberg possa escludere questo film dalla lista dei vincitori. Perché non solo presenta una sceneggiatura ad orologeria, perfetta per tempi, realismo e dialoghi, e una regia solida che non allenta mai il ritmo avvolgendo lo spettatore in un continuo succedersi di eventi, ma anche perché il tutto è impreziosito dalle sublimi interpretazioni dei suoi protagonisti: Ali Mosaffa, Tahar Rahim e la diva di The Artist sono sorprendenti e toccano il cuore.
Non è da meno l’altro film passato quest’oggi in concorso, e ci riferiamo A Touch of Sin (Tian Zhu Ding) di Jia Zhangke. L’autore che vinse il Leone d’Oro per Still Life nel 2006, questa volta stupisce tutti con un film che mette leggermente da parte la sua estetica riflessiva dai ritmi compassati, per raccontarci con ritmo incalzante la storia violenta di quattro differenti abitanti di un villaggio cinese denunciando le contraddizioni della società contemporanea.
E mentre si gode per la bellezza e l’intensità di queste due straordinarie pellicole, nella sezione Un Certain Regard prosegue l’inseguimento dello scandalo da parte del festival. Dopo la violenza estrema del messicano Heli e la giovanissima prostituta di Jeune et Jolie, a far parlare di sé, e non tanto per la sua qualità artistica, è il francese L’inconnu du lac di Alain Guiraudie, in cui i continui rapporti omosessuali tra i protagonisti sono raccontati sullo schermo con un realismo estremo. Il limite con la pornografia in questo caso è davvero labile.
di Antonio Valerio Spera