Quello di ieri era dunque un test, il secondo per questo signore di 56 anni, che già in autunno aveva sfidato la distanza mitica per antonomasia. “La gente è sempre più attratta dalle gare lunghe e avventurose” prosegue Romano, “vediamo ultratrail, iron man, esiste anche una regata per equipaggi da otto che attraversano un lago, valicano un colle con la barca in spalla e si rimettono a remare in un altro lago. In Italia non esistono maratone di canottaggio in singolo, come per esempio la Boston Marathon o la 31 miglia di Londra. Il nostro obiettivo è introdurla e per questo mi avvalgo di qualche amico per provare la sua fattibilità, i giri di boa e le zone ristoro”.
A Romano Uberti quest’ultime non sono servite. Ha pranzato verso le 11 prima di partire e si è portato qualcosa da mangiare sulla barca. Ha migliorato il tempo dell’altra volta, chiudendo in 3 ore e 27 minuti nonostante il vento; la fatica si vede dalle vesciche sulle mani, ma gli occhi e il sorriso manifestano solo grande soddisfazione. “Qualunque maratona è speciale perché ti misuri con te stesso” spiega, “molta gente si spaventa all’idea della distanza ma in barca è più che altro una questione di tecnica, voglia e pazienza. Il difficile non è concluderla ma tenere sempre il ritmo alto”.
Tra un colpo di remo e l’altro, dietro i suoi occhiali da sole, Romano ha sicuramente pensato alla prossima iniziativa legata al canottaggio, nella sua testa già da qualche tempo. “A giugno ci piacerebbe organizzare una staffetta che abbiamo chiamato “8×1000”, nella quale due barche da otto copriranno 1000 km, alternandosi in frazioni di 10 km tra i Murazzi e Moncalieri”. L’impresa, perché di questo si tratta, richiederebbe quattro giorni e tre notti; non si limiterebbe alle acque del Po, coinvolgendo anche le sponde in una grande “notte bianca” del canottaggio. “Proveremo a coinvolgere centinaia di atleti per permettere a tutti di avere numerosi cambi. E inviteremo anche le formazioni di Oxford e Cambridge, che già in passato ci hanno fatto visita”.
Canottiere del Cerea dal 1975, Romano Uberti ha vestito più volte la maglia della nazionale, conquistando diversi titoli italiani e internazionali. Ha dovuto interrompere l’attività agonistica per motivi di lavoro, pur continuando ad allenarsi e a gareggiare. L’ultimo Campionato Assoluto con l’8 forse è quello che ha lasciato il ricordo migliore: “avevamo costruito una squadra aggregando vecchi amici e alcuni giovani” ricorda, “eravamo un equipaggio eterogeneo ma molto unito e desideroso di vincere e di divertirsi. Comprammo anche un’imbarcazione nuova apposta per la gara. Vincemmo, battendo le migliori formazioni del nostro paese; tutto grazie allo spirito che si era creato tra di noi”.
La passione per il fiume e per i remi non l’ha mai abbandonato e da anni trasmette la disciplina a persone alle prime armi e amatori. “Insegno sempre seguendo in barca i miei allievi, così mi tengo anche in forma. Quest’anno ho fatto quasi 6000 km, tra corsi al mattino presto, all’ora di pranzo e alla sera, nei ritagli di tempo dal lavoro. Il canottaggio è uno sport che affascina, chi lo prova rimane legato allo sport in sé e al fiume. E finché c’è l’entusiasmo è impossibile smettere”.