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Canticchiando il silenzio.

Creato il 12 marzo 2015 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

La Versilia. Le sue lunghe spiagge e le sue onde larghe con la schiuma che si disperde subito sulla battigia, come gli oceani. Il cielo è di un colore strano, come il mare che è verde vetro, blu persiano, a tratti grigioazzurro. C’è il sole, c’è un po’ di vento che fa svolazzare tre o quattro ombrelloni solitari come alberi dimenticati. In questo languore della bassa stagione è facile immaginarsi i bambini che corrono in stormi disordinati come gabbiani, sollevando la sabbia con i piedi nudi. Un ghiacciolo, un bombolone in mano e i capelli ancora gocciolanti per la nuotata recente.
Invece, a marzo, Camaiore è quasi silenziosa e si respira meglio la salsedine, sul lungomare passa qualche ragazzo con i pattini a rotelle che fa rumore sulla pavimentazione bianca. Bianca come i ristoranti, i lidi.
Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore
Sembra tutto sospeso. Persino il fragore che fa solitamente la partenza di una corsa è annullato. La cronometro è da sempre una specialità silenziosa, dove la fatica si vede in faccia ma è una smorfia senza rumore. Qui più di altre volte. La Tirreno Adriatico è una linea immaginaria di ciclisti che collega i due mari. Est e ovest. E in mezzo tutti i profumi dell’entroterra del centro Italia. Anche questa volta, è la prima. La prima per me e la prima tappa per i ciclisti. Cinque chilometri secchi durante i quali si deve dare tutto. Dietro, l’eternità di una preparazione meticolosa, dei riti, delle piccole scaramanzie. Davanti ai pullman ci sono i ragazzi piegati sui rulli, nell’aria c’è quell’odore di divise pulite al quale sono affezionata. Piove sudore sui telai delle biciclette, sulle braccia tese sulle appendici, rimane nei capelli, a piccole gocce come una rugiada estiva. C’è solo quel rumore di sottofondo continuo e insistente che viene dalle gambe che non smettono di mulinare sui pedali. Un po’ piano, un po’ a tutta. Watt. La prima cosa matematica della mia vita che mi sembra affascinante sul serio. La gente ha quasi soggezione, parla con il vicino mentre osserva quella preparazione quasi religiosa. Testa bassa e niente altro attorno, qualcuno afferra la borraccia, la addenta, beve e riprende a pedalare. Stessa posizione, stesso silenzio, stesso mulinare fuori dal mondo.
Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore
Cominciano le partenze. Tre, due, uno. Tre suoni lenti, un battere di mani, qualche grido. Ed è di nuovo silenzio. Forse, piegati sulle biciclette non si sente proprio niente. Il battito del cuore, magari, che fa da cronometro per la fatica. Veloce, lento, in gola.

Il primo miglior tempo è di Daniel Oss. Un signore con la barba con l’accento toscano di qui dice a un amico dall’altra parte della transenna che c’è un italiano in testa, che ha fatto quei chilometri a tutta. Dice una media alta che si perde nel vento di quel primo pomeriggio anche se nessun altro riesce a superarla. Un Sei e zero otto granitico. A ogni arrivo c’è un breve picco di tensione. Intenso e snervante. E’ così, quando sei seduto su quella sedia, la classifica provvisoria ammazza i nervi. Ma nessuno riesce a fare di meglio, nemmeno altri specialisti, nemmeno gente che con la velocità convive da sempre.

Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore

Tra i pullman le facce sono cambiate ma le posizioni no. Tutti cercano la concentrazione perfetta. Ognuno la trova come può. Anche in partenza, dove sfilano in silenzio, gli occhi nascosti dietro le visiere o persi altrove. Consegnano la bicicletta, guardano mentre la pesano e poi si siedono, aspettano. Qualcuno li chiama, a volte sorridono ed è solo per un momento. Quei cinque chilometri si agitano nel silenzio dell’attesa. Si sistemano la catenina al collo, giochicchiano con un braccialetto, sciolgono i muscoli delle gambe da seduti. A volte è come se quelli che guardano da fuori avessero un permesso speciale per assistere a pochi attimi di intimità. Il ciclista che sta con sé stesso, che si ascolta prima di non ascoltare più niente e dare tutto. Forse i tifosi che seguono il ciclismo sono un po’ tutti dei privilegiati. Nessuno sport è vicino così. Così tanto da poter vivere tutto, catturandone quasi i respiri.
Matthias Brandle si siede e chiude gli occhi. E’ il suo turno. Tocca a lui.
Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore

In quei cinque chilometri riesce a prendere un secondo. Un respiro, un soffio di vento. Un secondo è niente, basta dirlo che è già passato. Eppure il ciclismo è uno sport democratico. E tutto conta. Anche un secondo. Quello che fa scivolare Daniel giù dal primo gradino. Per i rimpianti non c’è spazio, soprattutto quando sai che non hai risparmiato niente, quando le gambe hanno spinto esattamente come voleva la testa.
Il sole si fa un po’ più languido, il mare cambia, si alza ancora un po’ di vento freddo. E passa Adriano Malori, così veloce che scalza tutti. Una saetta agli ultimi trecento metri. Anche Cancellara è dietro.

Tutti aspettano Contador. Non tanto per il risultato finale, con questi tempi non si compete. Ma per dire che l’han visto dal vivo: è la tradizione di ogni corsa. Raccontarlo agli amici è fondamentale. In partenza c’è Greg Van Avermaet, qualcuno lo riconosce perché a Siena è andato forte, ha attaccato sull’ultima schiena di mulo, anche se poi non ce l’ha fatta. Il fascino di chi deve ancora vincere, di chi promette battaglia, è una cosa che non finirà mai, perché le sfide allontanano sempre il mostro dei risultati scontati. Greg si sistema la radiolina sotto il casco, mentre è seduto, con il piede tiene un tempo tutto suo.

Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore

Canticchia. Canticchia qualcosa in silenzio. Un modo per stemperare la tensione. Segue il filo di quei tre suoni lenti che precedono il via. Tra poco salirà lui su quel palco, guarderà verso il rettilineo, farà tre volte il segno della croce e bacerà la fede d’argento al dito. Poi basta. Nemmeno quel motivetto sul silenzio sarà concesso. Il corpo sarà collegato alla bicicletta, come una sola, unica cosa. Ci saranno solo loro due. Farà gli ultimi trecento metri a tutta, stretto sul manubrio e la muta smorfia al vento. Arriverà secondo, dietro a un Malori che oggi proprio non si poteva battere. E sarà ancora lì, pronto ad un’altra sfida. Perché se è vero che le vittorie danno morale, anche arrivarci vicino regala motore alle gambe. Sarà pronto di nuovo, come tanti altri che stanno canticchiano il silenzio immaginando una vittoria fragorosa, con le braccia alzate e mille altre cose.
Tirreno Adriatico | Tappa 1 | Camaiore

La corsa prosegue verso est. E io ritorno verso casa. Ecco, non mi scordo di questa prima volta. Quando ci si prepara ai sogni lo si fa in silenzio, senza alzare la testa. Seguire una strada non è mai facile e forse si riesce meglio ascoltando solo i rumori che ci guidano a destinazione: i rulli, tre lunghi suoni in partenza, una canzone nostra senza voce. Suoni che diventano parte di noi, come quando mettiamo due dita sul collo e sentiamo il battito. Vita che scorre, canto senza voce.



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