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Canto di Natale

Da Fishcanfly @marcodecave

“Devi imparare a star solo.” – così mi ha detto un amico, in un momento di difficoltà. Strana lezione quella che riceviamo dalla solitudine. Impreziosisce ogni attimo della nostra vita, ci ricorda ciò che realmente siamo al di là dei ruoli o delle etichette che ci vengono assegnati di volta in volta.

Ho attraversato infinite solitudini, le ho sfiorate con uno sguardo, le ho percepite in un silenzio troppo disteso fra due comuni parole “Come stai? Bene..grazie.”, le ho trascurate quando sono stato troppo preso dal mio egoismo, le ho amate fino a sentirle mie, fino a riempirle con la mia, di solitudine, nel tentativo supremo, quasi eroico, profondamente umano, di farne una felicità.

Quando a una solitudine se ne aggiunge un’altra, quella solitudine diventa una cara compagna di viaggio, un’amicizia, un patto indelebile. Non è più solitudine, ma solidarietà.

Non essere più soli è l’unico senso di tutta una vita di solitudine.

Le solitudini sono molteplici: c’è la solitudine del secchione così come c’è quella del somaro, la solitudine del timido così come quella del socievole, la solitudine di chi combatte la solitudine e quella di chi invece l’accetta passivamente. Tutte hanno un identico valore: tutte sono un grido immane di dolore.

Ma bisogna imparare e di nuovo imparare ancora, in un continuo apprendimento instancabile, la Solitudine che non ci abbandonerà mai. Bisogna rispettarla, considerarla, conoscerla, assaporarla.

Un giorno ricorderò di non essere stato poi “tanto solo”, quando quel grido sarà un bellissimo canto.

Canto di Natale



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