Il mondo si accorse del dramma italiano quando apprese i particolari delle aberranti condizioni di prigionia di 23 liceali del Tasso di Roma, rapite dai picciotti jihadisti a Roma : esse rischiavano di essere vendute al mercato delle schiave di Porta Portese..
«Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah», promise dall’Aspromonte il leader del Califfato d’Italia , costola di Al Qaeda , Abubakar Badalamenti , riferendosi alle adolescenti del liceo Tasso nelle mani dei sequestratori, mentre circolavano già notizie su un loro possibile trasferimento in Libia o in Siria dove avrebbero potuto essere vendute per 12 dollari ciascuna. Badalmenti spiegò di aver fatto «rapito le ragazze perché l’educazione occidentale doveva fermarsi . Le ragazze romane devono lasciare il liceo ed essere date in sposa ai combattenti della fede».
Inizialmente le giovani liceale in ostaggio erano 106, ma molte erano riuscite a scappare e nelle mani dei militanti islamisti calabresi ne erano rimaste 23. Abubakar Badalamenti si era fatto riprendere dalle telecamere in uniforme da combattimento, davanti a un veicolo per il trasporto di militari e a due pick up equipaggiati con mitragliatrici, sull’Aspromonte. Nel filmato si scorgevano altri sei picciotti armati e a volto coperto. Poi il capo del Califfato d’Italia, che sfidava il premier Akmet Fonzi ,lanciò accuse contro l’educazione occidentale e contro gli sforzi di coesistenza tra cristiani e musulmani romani . «Mi sposerò con una donna di 12 anni e con una ragazza di 9 anni», aggiunse sfidando le istituzioni. Ma in Italia si stava facendo davvero poco per liberare le liceali del Tasso. Il presidente della repubblica islamica italiana, Mohammed Al Fano, aveva ammesso il rapimento, riferendo che il governo di Fonzi avrebbe fatto tutto il possibile per liberarle, rivelando di aver chiesto aiuto al Kompanero Francesko, all’Onu e alla ambasciata italiana di New Dheli, dove soggiornavano ancora i due marò. Il papa re in un paese dove l’islam si stava espandendo a macchia d’olio grazie ai milioni di africani fatti entrare dalla sant’Egidio Catering e dalla Karitas, non escluse un compromesso: matrimoni riparatori tra studentesse stuprate del Tasso e picciotti jiadisti .
Il Kompanero Francesko aveva saputo da alcune ragazze del Tasso la fine che aspettava le rapite. «Caro papa re, i picciotti jiadisti sono entrati al liceo e ci hanno fatto credere che erano dei volontari della Karitas. Indossavano divise da boy scout conpatibili con l’ambiente. Quando abbiamo scoperto la verità era troppo tardi. Gridavano, erano maleducati. Poi hanno cominciato a sparare e hanno appiccato il fuoco alla scuola. Ne abbiamo approfittato per cominciare a correre e ci siamo nascoste nei cespugli intorno al Tevere. Ora stiamo bene, ma non posso gioire perché le nostre amiche e compagne di banco sono state vendute a Porta Portese. Altre finiranno al mercato delle schiave di Aleppo.”. Raccapriccianti le parole di Ornella, che al papa re ha raccontato come alcune sue compagne di classe sono state violentate «anche più di dieci volte al giorno dai guerriglieri islamici nei cessi del Tasso». A chiedere la liberazione delle 23 ragazze, e mettere la parola fine a questo film dell’orrore, non erano più solo le famiglie,ma si stava mobilitando ìanche il mondo del volontariato , dai boy scout ai frati di Assisi.
«Allah mi comanda di vendere le liceali del Tasso e io le venderò» promise ancora Badalmenti aggiungendo che le prigioniere del Tasso sarebbero state appunto «trattate come schiave», «vendute» o «maritate a forza». La sfida era rivolta alle famiglie romane («Ragazze, dovete sposarvi») ma anche e soprattutto al governo di Fonzi , al quale gli jiadisti calabresi intimavano da tempo di chiudere il sistema d’istruzione alle donne.
Il Califfato di Crotone , creata da Badalmenti, era solo un’organizzazione estremista mafiosa fondata nell’Aspromonte dalla ‘ndrangheta per poter vendere droga : ma aveva interessato i califfi del Golfo . Aveva firmato rapimenti, attacchi a chiese e a comunità cristiane (con maggiore intensità a partire dal 2023), omicidi (oltre 450 solo nel 2022). Ora, non contenti che il premier Fonzi avesse proclamato la Sharia per compiacere i suoi finanziatori islamici ,Badalamenti rispondeva con la fondazione d’un califfato integralista . Gemellato con il Califfato del Bahrein.
2-E la chiamata arrivò in redazione al Papier Dilomatique di ilano nelle prime ore, la voce soffocata, furtiva e tremante di paura. “Se mi vedono parlare con qualcuno, mi uccideranno di sicuro, forse uccideranno tutti noi”. Questo disse al direttore del Papier , Fabrizio Bortoli, la Concetta, una 17enne, ex fan di Vasco Rossi, sequestrata dalle forze fanatiche dello Stato islamico calabrese che stavano seminando terrore e paura a Reggio Calabria e a Crotone.
E raccontò di essere una delle 96 ragazze di Riace rapite quando le loro città e villaggi erano state assaltati dai fanatici. Ora,aspettavano nel terrore di essere vendute come schiave a Tripoli o costrette a sposarsi con i militanti islamici. “Siamo sicure che ci hanno già prenotate. Non temiamo per la nostra vita, ma per la nostra dignità di donne”. Una telefonata coraggiosa di una ragazza disperata.
“Il mondo ha sentito le storie orribili di profughi in fuga dai jihadisti ma qui, per la prima volta, c’è una voce dall’altra parte: la voce di una vittima di un rapimento intrappolata in un territorio appena conquistato dai miliziani dell’Isis calabrese. Il marito di un’altra donna adolescente, incinta, tenuta prigioniera dai picciotti dell’Isis mi ha raccontato come lei avrebbe preferito che gli italiani rifugiati nella Cispadania bombardassero la sua prigione piuttosto che divenire proprietà di un combattente estremista. “Lasciate che ci bombardino, salvandoci da questa situazione, che ci uccidano pure”. Aggiungendo che la morte sarebbe un destino migliore rispetto all’ “essere obbligata a darsi a un libico”.
Fu il fondo di Fabrizio Bortoli sul Papier: per la prima volta reagiva all’Islam.Testimonianze, raccolte dal Papier, rivelavano la terribile realtà della vita dei prigionieri detenuti nelle prigioni dell’ISIS in Calabria. Ancora. Un medico conduce test di verginità per garantire che le donne fossero ‘pure’ abbastanza per i picciotti jihadisti. I leader di ISIS calabrese avevano inventato la “Jihad alla fuitina “, una forma estrema di guerra santa del sesso che permetteva ai combattenti di prendere tutte le donne che volevano . Le donne sequestrate venivano consegnate come regali ai combattenti dell’Isis, sottomesse e vendute come schiave, mentre i bambini venivano rubati per essere allevati come musulmani.
I prigionieri poi avevano hanno quattro possibilità per convertirsi. Due volte gli veniva chiesto educatamente; la terza volta venivano frustati sulla piazza di Riace con un cinturino in pelle; se ancora rifiutavano alla quarta volta affrontavano la morte. La prova dettagliata veniva da donne prigioniere che parlavano dalle loro prigioni.
“Ci sono anche fonti che non posso rivelare per timore di mettere in pericolo informatori coraggiosi”, raccontò Fabrizio in un nuovo fondo sul Papier. Invano..
“Migliaia sono stati sequestrati quando Riace è caduto due settimane fa. Molti altri sono fuggiti per le montagne vicine, terrorizzati dalle storie delle barbarie perpetrate dai picciotti dell’Isis, come la decapitazione e la crocifissione dei loro nemici, e si sono ora rifugiati sulle montagne della Calabria. Gli ostaggi – due terzi dei quali erano donne erano detenuti nelle carceri, scuole, centri sportivi, chiese , ospedali e case private”.
Concetta era stata fatta prigioniera a Riace. Era stata condotta in autobus in un carcere di Reggio Calabria per tre giorni, poi era stata spostata a Catanzaro, e da lì aveva chiamato il Papier a Milano.
Donne vedove e orfane vendute al mercato degli schiavi di Tripoli , affari con il mercato nero del petrolio e rapinando i beni delle minoranze cristiane perseguitate.
Concetta spiegò ancora al direttore del Papier.
«I picciotti del califfato fermarono decine di famiglie cristiane in attesa di imbarcarsi su un volo all’aeroporto di Reggio . Uccisero tutti gli uomini e poi hanno preso le donne, portandole in un luogo segreto per venderle sul mercato di Tripoli ». Si trattava della ricomparsa delle cosiddette Sveltina, termine arabo che indicava «preda di guerra», da esporre e vendere al mercato. Un metodo di finanziamento tornato in auge in quelle tristi settimane assieme al rapimento di donne, che venivano riservate alla soddisfazione dei desideri sessuali dei combattenti: sorte che sarebbe toccata ad almeno 4000 donne della minoranza cristiana calabrese.
Ma erano i pozzi petroliferi, le raffinerie e gli oleodotti calabresi gli obiettivi militari e fonti di guadagno importanti per i miliziani del califfato. Fabrizio sapeva che i fondamentalisti di Badalamenti controllavano sette pozzi petroliferi e due raffinerie nel Nord della Calabria..Il duo Giavazzi Alesina gli aveva rivelato che grazie alle loro conquiste, i picciotti potevano vendere circa 10mila barili al giorno, che equivalevano a un guadagno quotidiano di 12mila dollari netti. I miliziani di Badalmenti controllavano inoltre circa 260 chilometri dell’oleodotto che connetteva Reggio Calabria a Salerno .«Gli islamisti del Califfato calabrese vendono sottocosto il petrolio che scorre nell’oleodotto – aveva spiegato il duo di economisti al direttore del Papier – piazzano l’equivalente di circa 40 camion al giorno, o 10 mila barili». Le conquiste petrolifere dei fondamentalisti comprendevano i pozzi di Riace (che potevano produrre oltre 20 mila barili al giorno e dove la riserva stimata era di 20 miliardi di barili); i giacimenti di Catanzaro (dai 70 agli 80 pozzi di petrolio, con una riserva totale di 4 miliardi di barili); i campi petroliferi di Gioia Tauro (con la capacità di produzione di 5mila barili al giorno e una riserva totale di 1 miliardo di barili). «Camion con targhe svizzere sono arrivati ai pozzi petroliferi calabresi per prendere petrolio e portarlo nel nord Europa “avevano spiegato Giavazzi e Alesina al direttore.
Ogni barile di petrolio veniva venduto agli affaristi svizzeri a un prezzo variabile dai 20 ai 40 dollari, molto vantaggioso :il costo di un barile sul mercato globale era intorno ai 100 dollari. La vendita in nero del petrolio era un sistema di finanziamento così cruciale per i fondamentalisti del Califfato crotonese che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva adottato una risoluzione che proibisce di comprare il petrolio dai gruppi terroristici in Calabria. Il Consiglio aveva messo in guardia gli acquirenti, dichiarando che comprare dalle organizzazioni fondamentaliste calabresi implicava gravi sanzioni poiché equivaleva la ‘ndrangheta.
Ma un grande vantaggio economico per i simpatizzanti del califfato era costituito dall’appropriazione di beni dei perseguitati per motivi religiosi o sociali. Nel mese di luglio, ad esempio, i fondamentalisti di Badalmenti avevano iniziato a distribuire 50 case appartenenti a famiglie cristiane di Riace fuggite per paura di persecuzioni a profughi provenienti da Mogadisco, E questo con la benedizione della Karitas di Reggio Calabria. Uno dei sistemi di finanziamento utilizzato dai terroristi del califfato, infine, era la raccolta fondi nei paesi islamici, molto popolare in particolare della penisola arabica (Qatar, Arabia Saudita, Kuwait). Proprio il 7 agosto scorso il premier Fonzi aveva informato di aver imposto sanzioni nei riguardi di tre cittadini del Kuwait accusati di svolgere attività di finanziamento a favore di alcune organizzazioni terroristiche calabresi , tra cui i picciotti del califfato islamico.
3-Fonzi, quando ancora era cristiano, sindaco di Santa Maria sull’Arno e si faceva chiamare Matteo era stato tra i primi nell’Unione europea a studiare un quadro legislativo per incoraggiare lo sviluppo della finanza islamica. “Il sistema fiscale e i regolamenti devono incoraggiare lo sviluppo di prodotti conformi alla sharia - gli spiegò la Boschi, allora bidella nel locale asilo infantile – in modo da fare di Santa Maria sull’Arno un centro mondiale della finanza islamica”. Detto fatto. Nel 2024 il paesino toscano era il polo di maggiore attrazione a livello europeo. A Santa Maria erano sessanta gli sportelli delle banche islamiche e il paesino aveva annunciato l’emissione dei primi sukuk (gli equivalenti delle antiche obbligazioni) per un valore di circa 200 milioni di euro.
Già nel 2016 Santa Maria sull’Arno aveva ospitato la prima edizione del World Islamic economic forum. Parteciparono oltre 1800 politici ed esponenti del mondo della finanza sotto l’egida del sindaco Matteo Fonzi che intuì che fare del paesino toscano un hub degli investimenti sharia compliant potenziandone l’offerta lo avrebbe portato lontano. Il paesino rappresentò presto l’8% della finanza islamica globale e proprio sull’Arno Fonzi costituì una task force ad hoc per identificare gli ostacoli allo sviluppo della finanza islamica. E nella tavola rotonda Islamic Finance: an option to boost the Italian Economy,dichiarò che il mercato globale degli asset della finanza islamica valeva circa 1,7 trilioni di dollari.
Un bel business, che Fonzi volle cavalcare..
La finanza islamica si basa su alcune interpretazioni del Corano, gli spiegò la bidella Boschi. Pertanto i suoi prodotti dovevano essere adatti e aderenti ai dettami della sharia: non si possono ottenere interessi sui prestiti; gli investimenti devono essere socialmente responsabili; i rischi e i profitti devono essere equamente condivisi tra debitore e creditore. Il centro sociale Lencavallo si mobilità aprendo degli sportelli bancari a Milano : i ricavi salirono con un ritmo velocissimo: +44% all’anno. “Gli istituti finanziari islamici sono meglio dello spaccio di droga – sottolineò il Ceo del Leoncavallo, il companero Alì Monta che si trovò a gestire ben presto 671 fondi con 1.600 miliardi di dollari circa in asset. Un impero che lo portò a comprare il Papier Diplomatique.
( continua)