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Capello e Montella, gemelli diversi

Creato il 18 giugno 2013 da Simo785

Capello e Montella, gemelli diversi (by Spartaco)

(by Spartaco)

Ambigui, poco socievoli, vanitosi, spiritosi, abili nella comunicazione, ma anche pettegoli, contraddittori, pasticcioni e chi più ne ha, più ne metta. No, non è come sembra, non mi sono dato all’astrologia, anche se forse dovrei, almeno eviterei fastidiosi contrattempi. Credete agli oroscopi? Beh questa è la descrizione dei Gemelli nati il 18 giugno.

Non credo ciecamente nelle stelle, nè in questa descrizione, ma certamente direi che i nati in questo giorno sono inclini ad avere successo nel mondo del calcio, sia come giocatori, che allenatori. Oggi sono nati due protagonisti di quello che qualcuno definisce “Il gioco più bello del mondo”, mi riferisco a Capello, già don e sir, magari in futuro zar Fabio e lo scugnizzo Vincenzo Montella, l’aereoplanino, di titoli non ne ha ancora, magari principe, in onore a Totò, almeno per il sorriso contagioso potrebbe starci! Dati anagrafici a parte, (1946 Capello e 1974 Montella), i due sono l’esatto opposto o quasi, ad iniziare dal ruolo coperto in campo: centrocampista roccioso il friulano, attaccante “verace” lo scugnizzo, espressione da duro, più del sergente Hurtman don Fabio, sorriso ed espressione mite Vincenzino, rassicurante già nel soprannome; allenatore solamente di club blasonati il più esperto, (non mi azzardo a definirlo vecchio), l’altro capace di dare spettacolo anche con squadre che lottano per non retrocedere, basti pensare alla bella esperienza di Catania, dopo il grazie tante incassato per aver traghettato una Roma anonima, che viaggiava a fari spenti, inesperto, inadatto a guidare i lupi, poi abbiamo visto cosa è successo alle stagioni successive ai giallorossi. Capello ha vinto tantissimo, Montella ancora niente, ma è sicuramente uno dei migliori allenatori della Serie A, uno a cui piace far giocare la squadra, attento sì, ma anche esteta, ama affidarsi a giocatori dotati di buona tecnica, più che fisicità, specialmente a centrocampo: incursori di tutto rispetto sulle fasce e piedi buoni in mezzo, a differenza di Capello, allenatore che non va per il sottile e che punta tutto sulla difesa (Samuel alla Roma, giusto per citarne uno), spesso anche criticato per il suo non gioco, vecchia scuola italiana, ma se arrivano i risultati il buon Fabio si cura poco delle critiche dei giornalisti. Entrambi, però, hanno qualcosa che li accomuna: la tattica ovviamente, schemi decisi e provati allo sfinimento nelle sessioni di allenamento infrasettimanale; a conferma di ciò basta vedere la partita di ritorno di Campionato tra Roma e Fiorentina, i Viola hanno mostrato tantissimi schemi, tutti diversi, da calcio d’angolo o nelle altre situazioni di calcio piazzato. I due hanno in comune anche il vizietto di far piangere gli Inglesi: Capello è l’autore della storica vittoria degli Azzurri a Wembley, nel 1973, Montella nello stesso stadio, da giovane con il Genoa vince la Coppa Anglo Italiana. Con il tecnico friulano ha condiviso l’esperienza a Roma, da giocatore anche agli ordini del sergente di ferro nella stagione dell’ultimo scudetto giallorosso. A dire la verità Capello non vedeva molto Montella, come si dice in gergo, ma nel girone di ritorno è riuscito più volte a ritagliarsi spazio, perlopiù ai danni di Del Vecchio, quasi un amovibile per Capello, che lo schierava insieme a Batistuta. Ricordo ancora in un commento Agroppi collerico perché l’areoplanino non era titolare, c’era sempre qualcuno a cui era costretto a lasciare il posto, nonostante le sue grandi doti: velocità, buon dribbling, colpo di testa, tempismo, sì, sono un fan di Montella…

Credo che tra i due Capello sia quello più burbero con i calciatori, o fanno quello che dice o stanno in tribuna, mentre Montella sembra più disposto a dialogare, più autorevole che autoritario, anche se alla fine, ovviamente, è lui a fare le scelte. Detto questo, va ricordato che Capello è stato in grado di gestire personalità forti nello spogliatoio, davvero temibili per qualsiasi allenatore: Cassano su tutti, a lui dobbiamo il neologismo cassanata, ha sopportato addirittura la sua parodia al Bernabeu, ma anche Totti, Panucci, autore di un sipario non proprio rispettoso nell’ultimo anno del friulano a Roma però, nonostante la sua indole decisa, si è sempre comportato con “sobrietà”, senza far trasparire rancore, perlomeno davanti alle telecamere. Per ora a Montella sembra essere andata meglio sotto questo profilo.

Gli aspetti in comune tra i due sono molti, ma non mancano le differenze. Forse l’oroscopo è più giusto consultarlo al bar, sul quotidiano, giusto per allontanare dalla mente le brutte notizie delle prime pagine, tra un morso al cornetto e un sorso al cappuccino, già perché saranno pure “Gemelli”, non come Schwarzenegger e De Vito, però non si somigliano un granché.


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