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Capitalismo tipo Brebemi e le leggende del project financing

Creato il 01 ottobre 2014 da Albertocapece

BrebemiIn questi giorni il Cipe dovrà decidere se concedere alla Brebemi, la società che ha costruito ed concessionaria dell’omonima autostrada Milano – Brescia, la defiscalizzazione dell’opera per 500 milioni, dando così l’ultimo definitivo colpo di piccone alle mitologie del project financing su cui naturalmente si costruisce buona parte del castello di carte del governo. E irrobustendo il sospetto assai più concreto che in Italia le opere più remunerative sono quelle inutili.

E inutile senza tema di smentita la Brebemi lo è: poco più corta dell’ A4 serenissima che da Milano porta a Bergamo e poi a Brescia, molto più costosa in termini di pedaggi è un’autostrada praticamente deserta con appena 16 mila passaggi al giorno contro gli 8o mila artatamente previsti, giusto per spendere 2 miliardi e consumare una fetta di territorio. Ma quando è stata inaugurata nel luglio scorso con Renzi e Lupi in prima fila è stata portata ad esempio del nuovo mondo che ci attende: “È la prima autostrada italiana realizzata totalmente in project financing, senza un euro di finanziamento pubblico”.

Bugia che si taglia col coltello tanto è sfacciata: la società che l’ha costruita ci ha messo solo 520 milioni, mentre il resto viene dalla Cassa depositi e prestiti e dalla Banca Europea degli investimenti che è finanziata con denaro pubblico da tutti Paesi dell’unione (la quota italiana è del 16%.) Se dovesse passare la defiscalizzazione in pratica i privati che in cambio del loro investimento hanno diritto a riscuotere il pedaggio per vent’anni, praticamente non ci avrebbero messo che pochi spiccioli. Così il project financing, come del resto accade spesso nel vecchio continente si dimostra un meccanismo dove i privati non ci mettono un euro, ma in compenso hanno diritto allo sfruttamento dei benefici e questo senza avere nemmeno il disturbo di dover selezionare le offerte migliori con gare d’appalto e facendo operare appieno lo spirito di clan e di merenda: tanto mica pagano davvero loro.

Nel caso della Brebemi i benefici, cioè i pedaggi, sono assolutamente al di sotto delle attese e di qui l’appello al Cipe per avere l’abbuono di 500 milioni su Iva, Ires e Irap. Sconto che probabilmente arriverà a dimostrazione di un clamoroso fallimento di mercato del resto intuibile già all’origine dalla diffidenza delle banche ad entrare nel gioco. E le prospettive non sono migliori: l’allacciamento all’autostrada del sole attraverso la tangenziale est di Milano e l’allacciamento a Brescia con l’A4 porterebbero, secondo i calcoli un aumento del traffico di appena il 15% a fronte di altre gigantesche spese. Ma questa volta almeno la Regione Lombardia esce dall’equivoco e dalle narrazioni del project financing e dice che è indispensabile mettere denaro pubblico per realizzare gli allacciamenti e tentare di salvare i capitani coraggiosi della Brebemi. Dopo l’inganno la beffa.

Del resto è anche una presa in giro il fatto che l’opera servirebbe all’Expò: come e perché è misterioso visto che l’A4 porta nella zona di quest’altro mostro molto più rapidamente. Certo che quest’ultima è un’autostrada intasata, ma anche perché i collegamenti ferroviari sono di gran lunga insufficienti. Però si sa che i soldi vanno alla Tav TorinoLione tratta sulla quale i collegamenti già esistenti sono già sotto ultilizzati. Tuttavia dobbiamo sopportare le stupidaggini dei grandi giornali che magnificano l’opera nonostante il disastro e dicono che così si apre la concorrenza fra due autostrade. Roba da scemi, ma non possono demolire gli amuleti di sciocchezze che essi stessi fabbricano come concessionari del potere.


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