Sono a Hof da poche ore e già ho mille posti dove andare. C’è Geroldsgrün, dove c’era il killer, c’è Monaco, dove insegna Marty. Penso che cercherò ancora Florian, almeno per qualche giorno, poi mi sposterò.
Potrei tentare di ricordare dove abitasse, l’avevo scritto da qualche parte.
I diari, l’albergo.
Mi dirigo con la mia solita lentezza verso l’albergo.
Certo, fa una certa impressione essere sorpassato da delle vecchiette che si dirigono verso il mercato.
E’ incredibile quanto dipenda dalle nostre scelte, come la capacità che abbiamo di far compiere un’inversione a U alle nostre vite, e oggi ne ho avuto la prova.
Marty prof e Ralf sindaco. Se me l’avessero detto il giorno prima di partire, sarei voluto rimanere per seguire la loro trasformazione.
E Florian? Bella domanda. Quando torno in albergo, dovrei vedere sull’ultima pagina, dove ho i loro indirizzi del 1985.
Spero non sia cambiato nulla, o meglio che i cambiamenti siano finiti.
Non penso lo sopporterei.
Dopotutto mi aspettavo di trovare un museo delle cere, dove tutto era rimasto uguale al 1985, con anche la guerra fredda, il muro di Berlino e i dischi in vinile.
Io sono di quell’epoca. Quella è casa mia.
Sono arrivato all’albergo. Questa volta non passo dal bar, altrimenti farei notte.
Prendo il diario, e vedo sul retro di quello dell’85.
Mozartstraße 14. Accanto all’Accademia di studi sociali. Bella zona.
Penso che debba andare a trovarlo subito. Poi prendo un’auto per andare a Geroldsgrün e Monaco. Perfetto, ho un piano.
Esco di nuovo, questa volta per Florian.
Devo andare lì, e vedere. Vedere se almeno quello è rimasto com’era, se almeno Florian è rimasto nel 1985.
Attraverso i pochi isolati che mi dividono da lì, continuo a pensare. Ma arrivo quasi subito.
Citofono al suo piano.
Mi risponde una voce sconosciuta.
- Cerco Florian Schulz.
- Non abita più qua.
Ecco, nessun cambiamento…
- Mi sa dire dove abita?
- Onestamente no. Ma entri pure.
Salgo al terzo piano.
- Salve. Purtroppo è andato via circa dieci anni fa ormai, ma non mi ha lasciato un indirizzo. Caffè?
- Sì, grazie.
- Come dicevo, non so dove sia, non mi ha lasciato un recapito.
La casa non era molto diversa, la tinta era solo un po’ più gialla.
- Beh, grazie lo stesso, dovrò cercarlo da zero.
- Già. Buona fortuna.
E’ proprio quello di cui ho bisogno.
Torno in albergo. Sono ormai deciso a prendere domani la macchina a noleggio.
Chiedo le chiavi.
- C’è un messaggio per lei. Florian l’attende al bar.
- Ah.
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