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Capitolo iii

Da Arkavarez

III. La cucina
Appena terminato di pelare il sacco di patate io e Martin trasportammo le bacinelle piene fuori dalla stanza, mentre i corsari della stiva erano rimasti a guardarci. Martin mi aveva suggerito di portarmi dietro anche il pugnale, in quanto Timothy non voleva che si lasciassero in giro le sue cose. Non ci avevo trovato nulla di strano e lo presi mettendolo in tasca. Ci eravamo diretti a una stanza vicina che doveva essere la cucina. Era stato necessario fare due viaggi perchè solo una di bacinelle piena era pesante, inoltre Martin andò a prendere anche un secchio d'acqua, io iniziavo a prepararmi mentalmente a ciò che mi aspettava. La prima domanda era questa: come diavolo era possibile cucinare per duecentotrenta persone, tre volte al giorno, con soli due aiutanti e infine di cui uno assente? La risposta incominciava a rendermi nervoso! Forse non avrei avuto più neanche il tempo di dormire, mentre l'unica ricompensa era il fatto di poter semplicemente vivere? Era una vera crudeltà! Comunque evitai di deprimermi e strinsi i denti.
Nell'attesa del ritorno di Martin mi ero messo ad osservare la cucina e non era molto diversa dalla stanza accanto , vi era un tavolo al centro con utensilios de cocina, le pentole invece erano appese ai muri e sugli scaffali, alla mia sinistra vi erano piatti di porcellana, boccali, bicchieri e posate. Nella parete opposta vi si trovava un altro tavolo più piccolo di quello centrale. C'erano pentole e piatti non lavati, mescolati con boccali e bottiglie, c'erano anche avanzi ammucchiati su un angolo, uno schifo inaudito! Infine c'erano tre estufas de hierro, in pratica fornelli con tre grossi calderoni, e accanto ad essi il carbone. Decisi per il momento di giocare la parte del cuoco ubbidiente finché ero osservato, mettendomi all'opera. Prima cosa da fare era ovviamente pulire il tavolo per lavorarci! E poi seconda avevo incominciato a cercare le spezie come sale, pepe ed erbe varie. Dopo una accurata ricerca, avevo trovato tutto vicino a delle pentole arrugginite, chinandomi un attimo sotto il tavolo, notai anche una chiave! Era una scoperta interessante perché poteva aprire qualcosa che potesse farmi comodo, comunque doveva essere lì da molto tempo per via della polvere che la ricopriva.
Non avuto però il tempo di riflettere sul suo possibile uso, che la porta si spalancò all'improvviso, sbattendo violentemente contro la parete. Era il ragazzo dai capelli rossi e sembrava avercela con me! Ma non riuscivo a comprenderne il motivo, forse per via del coltello che Martin mi aveva consigliato di portare dietro? Ero stato preso in giro? Tradito? Questi erano i miei pensieri mentre intanto quel corsaro dai capelli rossi appoggiò la mano sullo stocco, la lama strusciando contro l'interno del fodero, faceva quel rumore metallico tipico di quando si sfodera una spada. Io ero rimasto impassibile dalla paura di fronte a quella scena.
Timothy: Sai , ho lasciato un coltello sul tavolo ed è magicamente sparito! Tu non ne sai nulla? Non potevi lasciarlo dove era? Avevi forse paura che prendesse freddo per caso o cosa?! Pensi di essere più intelligente di me perché sai leggere, ma se veramente speravi che fossi cosi' stupido , ti sei sbagliato di grosso!! Tiralo fuori dalla tasca molto lentamente appoggiandolo sul pavimento , dopo di che dagli un calcio e fallo arrivare qui.
Avevo evitato di commentare o di aggredirlo, non potevo competere di certo con uno che aveva uno stocco nelle mani e quindi feci alla lettera quello che mi aveva suggerito. Comunque non avevo capito come faceva a sapere che lo tenevo proprio io? Lui continuava a fissarmi con rabbia come se avesse subito un affronto, mentre io ovviamente cercavo di calmarlo e farlo ragionare. Ma davvero infuriato e non voleva ascoltare nessun commento, i suoi occhi continuavano a non dare alcun segno di tranquillità. Aveva riposto lo stocco nel fodero e aveva raccolto da terra il coltello con cui aveva fatto un gesto al quanto eloquente, del tipo: Ti taglio la gola. Si era diretto verso di me e non riuscivo a fare in tempo a ribellarmi o a colpirlo, che mi aveva afferrato da dietro e mi aveva alzato la mia testa. Solo allora avevo sentito il tocco gelido della lama finire sul mio collo, poi a un tratto avevo sentivo la lama spingersi in dentro e proseguire verso l'esterno. Era stato un movimento secco e veloce, solo a una cosa avevo pensato: la muerte . In quel momento dalla porta era sopraggiunto Martin che ci guardava con un'aria terrorizzata. Ogni cosa intorno a me sembrava che ruotasse, tutte le mie paure esistenziali più nascoste si erano liberate, come formiche dal loro nido appena calpestato. In pochi istanti la mia mente mi aveva fatto ripercorrere vari ricordi della mia esistenza, come quando conobbi per la prima volta Christina. Fu quella volta sulla spiaggia in cui cercai di attirare la sua attenzione in tutti i modi e non fummo altro che bambini, il mio desiderio fu quello di giocare insieme a lei mi resi persino ridicolo per mettermi in mostra. La sua visione fu cosi celestiale che non potei resistergli, i suoi occhi emanarono un senso di serenità, ricordo che indossò un lungo abito celeste come le onde del mare. Fu accompagnato da merletti bianchi come la spuma alla riva, il vento mosse avanti e indietro i suoi capelli raccolti in una coda, si fermò a guardarmi quel giorno! Guardò proprio me, sorrise e si mise a giocare con me! Suo padre decise poi nei giorni seguenti di adottarmi e di togliermi dalla strada! All'improvviso i miei ricordi si erano interrotti dalla spinta violenta di Timothy, aveva lasciato la presa e mi aveva lasciato cadere a terra. Avevo Controllato subito la mia stessa gola, con le mani cercavo di fermare l'emorragia, ma con felice stupore invece di trovare del sangue che fuoriusciva, le mie mani erano solo bagnate di sudore. Avevo tirato un grosso un sospiro di sollievo.
Timothy:Dove oggi un uomo avvertito vive, domani muore senza un perché!! La prossima volta spingo in dentro la parte tagliente. Datevi una mossa marmocchi o vi faccio saltare i denti!! C'è da fare la cena!
In quel momento non ero riuscito volevo nemmeno aprire bocca ma avevo annuito con la testa, mentre il capelli rossi continuava a fissarmi trionfante e a ricordarmi che ci dovevamo dare una mossa. Ero ancora disorientato da quello che era avvenuto pochi attimi fa e non sapevo bene cosa fare. Martin senza guardarmi mi aveva suggerito di tagliare le patate, sbucciarle in quattro pezzi, e metterle nelle grosse pentole in modo da riempirle almeno fino a metà. Mi stavo infuriando contro quel ragazzo ma avevo trattenuto tutte le mie rabbie e senza esitare mi ero messo a lavorare. Timothy era rimasto a guardarci per un po, dopo di che era uscito dalla stanza, mentre Martin continuava a muoversi, evitando il mio sguardo. Il suo silenzio mi dava troppo fastidio, e alla fine non avevo potuto fare a meno di prendermi dalla rabbia, afferrando un bottiglia fra le mani ero pronta a romperla sulla sua testa, mentre chiedevo spiegazioni.
Martin: Amico! E' meglio ti trattieni e non ci parliamo più! Non mi importa quello che ti è successo, ma ti avevo avvertito di non fidarti di nessuno! Te lo dico di cuore, stai buono e non fare niente di stupido. Ti avverto fin da ora che non ci metto molto a urlare, e quando verranno i corsari, scoprirai da solo cosa succede a chi gira armato in nave e poi minaccia la servitù! Es una advertencia!!
La freddezza con cui mi aveva trattato, era stata per me come una pugnalata! Non gli avevo fatto nulla e perché era impazzito tutto in una volta? L'unico in questa nave che pensavo potesse essere dalla mia stessa parte, invece si era rivelato come il peggiore dei traditori! Non immaginereste mai come sentivo dentro, ero angosciato e umiliato. Gli avevo giurato di stare molto attento a quello che avrebbe fatto d'ora in poi! Avevo passato il resto del tempo a preparare in silenzio la zuppa. Insieme alle patate nel calderoni, vi avevo aggiunto delle aceitunas, tipiche usate per fare un olio dal colore simile all'oro, era piccole, verdi e dal sapore un pò aspro. Venivano conservate dentro dei barili pieni di aceto, bisognava snocciolarle e poi tagliarle a fettine. Martin nel frattempo puliva il pesce e che avevamo poi tagliato e messo nella zuppa, infine l'avevamo insaporita con olio, sale e pepe. Martin senza guardarmi negli occhi mi aveva anche dato il libro di ricette, dove vi erano descritte le dosi precise, il nome della seguente ricetta si chiamava: Sopa de pescado y patatas. Il libro non era difficile da capire, ma occorreva fare un po' di pratica, in quanto descriveva cibi che non conoscevo, ma non era importante in quel momento. Timothy nel frattempo era tornato e ormai mancava poco alla fine della cottura. Aveva preso una mestola e aveva assaggiato la zuppa , non aveva detto nulla ma in fondo anche quando il Señor Valencia rimaneva silenzioso, era segno che andava bene. Timothy poi si era messo a fissarmi e faceva lo stesso anche con Martin, ci teneva sotto controllo e dovevo eluderlo se volevo andarmene ma ancora non sapevo come. Ero in attesa di farmi venire in mente qualche tranello o occasione per fuggire. Mentre il tempo scorreva Martin continuava a rimanere a disagio, tutto mentre Timothy continuava a innervosirlo fissandolo, alla fine quei due iniziarono a discutere.
Timothy: Inquisitive! Come mai sei cosi' nervoso? Sei stato tu a dargli il pugnale sperando di fare un favore a te stesso incolpandolo? Non guardare lui, guarda me Martin. Sto aspettando una risposta!!!!
Martin: Hai abbandonato un'arma vicino a uno sguattero e questo è andato in giro armato per la nave! Anthony, Bill e Cuthbert hanno sentito le sue urla, sanno anche perché ha urlato. Siete entrambi nei guai se la notizia si sparge! Ti consiglio di non prendertela con me, saben muy bien di cosa è capace il capitano! Non ho più nulla da dire a parte che ora non mi fai più paura, sarà meglio per te non toccarmi!
Il capelli rossi era rimasto sbigottito dalle parole pronunciate dallo sguattero, al tempo stesso il suo viso era diventato nervoso, non rispose alla provocazione, ma dai suoi occhi leggevo che voleva a dir poco ucciderlo. Sembrava messo alle strette e Martin aveva usato un inganno con cui ricattarci entrambi, ma vedevo che al tempo stesso era anche spaventato. Questo favoriva a una amicizia con quel ragazzo dai capelli rossi e ora si trovava entrambi contro, un gesto molto stupido secondo il mio parere. Martin e Timothy poi senza più parlarsi, erano usciti andando a servire la cena e portandosi via i calderoni. A me mi chiusero a chiave dentro la cucina con un piatto di zuppa ma finalmente ero solo e potevo agire! Mi avvicinai alla porta cercando di ascoltare per sapere se qualcuno era nelle vicinanze, ma a parte passi che si allontanavano, non sentivo più altri suoni. Aspettando qualche minuto avevo provato ad aprirla, ovviamente però era chiusa a chiave, preso dall'ansia poi tentai di sfondarla con un paio di spallate ma era troppo massiccia! Mi sedetti accanto ad essa affaticato e cercando qualche altra soluzione.
Poi ripensandoci avevo ancora quella chiave trovata in cucina e andai a prenderla, cercando di capire di quale serratura fosse. Purtroppo si capiva che non poteva mai di quella porta già dalle suo ridotte dimensioni, non sembrava nemmeno la chiave di un lucchetto. Mentre ero intento a continuare a cercare, avevo notato a terra qualcos'altro, un jojo! Che strano che si trovava un oggetto simile proprio in una cucina. Era fatto di legno ed era composto da due sagome rotonde e una cordicella , lasciandolo cadere verso il basso, la corda si srotolava e tornava indietro riavvolgendosi. Nei lati di questo jojo vi erano disegnate due stelle marine. Quell'oggetto mi aveva riportato ai ricordi della mia isola, quando ancora pensavo che al mondo non esistesse nessun male.
Preseguimento (Capitolo IV "Una realtà nefasta") 

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