Magazine Talenti

Capitolo v

Da Arkavarez


V. La misteriosa creaturaOrmai aveva consumato la cena e stavamo mettendo a posto la cucina per il giorno dopo. Ero da solo con Martin, non ci eravamo rivolti parola fino a quel orario anche se lui continuava a fissarmi in quel modo fastidioso. Nel mio silenzio, Martin decise nuovamente di prendere confidenza con me, raccontandomi la sua storia, sebbene non mi fidassi più di lui ascoltai lo stesso ciò che aveva da dirmi. Mi stavo annoiando e sentire il suo blatterare comunque affievoliva un po' la monotonia del lavorare senza pausa o riposo. Parlava di Madrid, della fattoria di dove era cresciuto e di storielle di poca importanza. All'improvviso avevo visto entrare il ragazzo dai capelli rossi, solo che c'era qualcosa che non andava, aveva una faccia assurda e sembrava sconvolto. Non capivo cosa lo aveva terrorizzato in questo modo, mentre cercavamo di calmarlo. Lui poi ci disse cosa era successo ed in effetti era una notizia strana.
Timothy: it was horrible!! E' successo di nuovo, Martin sa di cosa parlo. Stavolta è toccato al povero Peter, come tutti è stato trovato ucciso a colpi d'artigli. Nessuno però ha sentito quel orribile grido, qualsiasi cosa sia è ancora sulla nave! Cos'è? Non lo so!! Per me dev'essere un leone africano, quella bestia è dentro la stiva da qualche parte. Il capitano dice ogni volta che è tutto risolto e che non c'è niente, la verità è che da quando è sparita sua figlia, è diventato strano. Comunque siete stati fortunati a non aver visto Peter ridotto in quello stato, c'era sangue ovunque!!!!
Era allucinante tutto ciò, ma su razza di nave ero finito? Questo era il mio pensiero, mentre lui era caduto in lacrime nel vero senso della parola, forse era un suo amico. Io e Martin restavamo un po spaventati dalla notizia, sebbene non capivo che se per leone intendeva una di quelle creature che si vedevano raffigurate su emblemi, bandiere e scudi. Speravo tuttavia invece che una cosa del genere succedesse a Marshall e Jeffrey, coloro che mi avevano trascinato in quel inferno! Dopo di ciò eravamo tornati a sistemare la cucina mentre Timothy si stava riprendendo dallo strazio. Poi lui mi aveva ordinato di andare nell'altra stanza a prendere una lanterna e di lasciare la porta aperta in modo da potermi controllare, disse ironicamente: Nel caso spagliassi strada. Io sorrisi con altrettanta ironia.
Il tempo di prendere una lanterna era poco ma forse era abbastanza per riprendere la lima che avevo nascosto, stanotte mi avrebbe fatto comodo se ero finalmente libero di agire in quella cella. Dovevo però trovare un modo per portarla con me senza che nessuno se ne accorgesse, e sull'istante mi venne un idea. Potevo legarla con delle cordicelle alla tibia della gamba destra, gli attrezzi arrugginiti erano appesi con dei chiodi e legati con delle cordicelle, io ne presi una. Posizionai la lima sulla mia gamba, diedi una veloce controllata al libriccino rubato al capitano e dentro vi notai dei fogli con scritto: Il mito di Naoussa. Ormai quella strana storiella volevo conoscerla, perché era collegato col timone e forse c'era magari anche un tesoro, tuttavia interessante al massimo se avessi avuto l'occasione di prenderlo, fatto sta che la fuga e di ritornare da Christina e dal vecchio mi stava più a cuore. Le monete le nascosi invece dentro le scarpe, Timothy dalla cucina inizio a gridare: Ma quanto ci vuole? Risposi che stavo arrivando, quando a un tratto me lo ero ritrovato davanti.
Timothy: Cosa stai facendo?Niente? Beh non ci credo ora controlliamo!
Ero stato perquisito ma aveva trovato per l'ennesima volta solamente lo jojo, ero stato bravo a nascondermi le cose addosso ma lui testardamente aveva cercato per tutta la stanza qualcosa di sospetto, era riuscito a trovare la chiave e il libriccino preso dal capitano. Io avevo fatto finta di non saperne niente di quelle cose dentro la brocca. Ma ero rimasto fregato! Quando aveva tirato su la catenella di Christina e me la penzolava davanti, con col sorriso di una madre che beccava il figlio con le mani nella frutta. A differenza di quanto credevo, lui si era preso la chiave e mi aveva ritornato la collana. Disse solo: Clever!. Non avevo idea di cosa significasse.
Mi aveva consigliato di tenerla nascosta, mentre io ero rimasto letteralmente stupito dalla sua reazione, mi ero aspettato che mi uccidesse o mi trascinasse dal capitano, ma stranamente non era successo nulla di tutto questo. Mi aveva incitato a seguirlo se non volevo problemi e di non farci sentire da Martin. Con quella chiave ci eravamo intrufolati nella Vivienda de captàn, senza capire cosa diavolo succedesse e perché stavamo facendo una cosa simile. Non capivo lui da che parte stava? E così infine decisi di chiederli delle spiegazioni. Lui mi guardò infastidito come se nemmeno avessi diritto di esprimermi, ma subito dopo si espresse.
Timothy: Come ti chiami? Cristòbal? Strano che hai un nome spagnolo? Tuo padre è europeo? In effetti mi sembravi un po troppo sveglio per un indios. Comunque voglio prendere alcune cose e fammi un favore, da ora in poi mi dovrai coprire le spalle o ti faccio secco! Inteso?
In fondo ero stato colto che avevo rubato la chiave e non avevo molto da rispondere, gli dissi semplicemente che mi andava bene di coprirli le spalle.Aveva sorriso contento della mia risposta e avevamo continuato quello che stava facendo. In quella stanza ci eravamo messi ad aprire ogni mobile e cassetto, senza mettere in disordine nulla, diceva di cercare oro e monete, ma non avevamo trovato niente di tutto questo. Timothy aveva supposto che fossero in qualche cassaforte, ma ci voleva qualche combinazione e sapere dove fosse. Non avevamo trovato nemmeno queste cose, c'erano solo lettere militari, libri di contabilità e libri nautici. Mi ero messo dopo un attimo di guardia al corridoio se per caso qualcuno si sarebbe avvicinato, ma la situazione continuava a sembrare tranquilla.
La sua ultima richiesta era stata di leggerli il diario di bordo e scoprire dove teneva il malloppo, avevo dovuto però darli un brutta notizia, quel libro non menzionava di casseforti in nessuna nota, solo delle posizioni delle nave e delle sue conversazioni con sua figlia. Lui non era convinto ma a me non piaceva stare dentro quella capitaneria a rischiare la pelle. Poi mi era venuto un idea. Gli avevo chiesto che se mi faceva uscire dalla nave, forse sapevo dove era il tesoro. Timothy si era fatto pensieroso e mi disse che si poteva trattare, ma che voleva sapere prima cosa intendevo e gli confidai di quello che avevo scoperto sul timone. Vi confido che la mia scelta si era rivelata una svolta e che aveva avuto successo con quel ragazzo. Ritenne la mia scoperta interessante, se c'era un meccanismo e una botola, non poteva che contenere il bottino del capitano stesso. Ero pienamente riuscito a persuaderlo e me ne convincevo dal suo avido sorriso, le mie parole che gli entravano come musica nelle orecchie. Il mio pensiero era di allearmi con lui e poteva rivelarsi un'ottima cosa per uscire da quella nave! Solo una cosa lui aveva ritenuto strana ma a me lasciava indifferente, il capitano annotava lo stato di sua figlia ed essendo fra l'altro la verità, io gli e lo avevo confermato di nuovo e che le su ultime note erano del giorno prima.
Non capivo ma lui giurava che la figlia del capitano non c'era più a bordo. Gli avevo confidato che la mia impressione era che il capitano era pazzo, Timothy tuttavia ritenne invece che al contrario era perfino troppo intelligente. Improvvisamente, la fiocca luce che entrava dalle vetrate, era svanita come coperta da una strana forma alata, la stessa orribile ombra che avevo visto la notte prima. Non so come descrivere quella cosa, dalla vetrata era volata via con quelle immense ali nere e quelle che sembravano delle gambe artigliate. Il corpo non sembrava piumato ed era quasi interamente nero. Continuava ad allontanarsi battendo le ali, mentre io ancora cercavo di capire se era un sogno. Poi a un tratto successe una cosa inimmaginabile! Avevamo sentito un grido stridulo e penetrante che per poco ci faceva scoppiare la testa, ci eravamo buttati a terra e tenendo le orecchie con tutte le nostre forze. La vetrata si riempiva di spezzettamenti dalle vibrazioni e una bottiglia di whisky si era sfracellata all'istante, tanto forte era quel suono che restammo per poco sordi.
Timothy mi guardava completamente incredulo appena si era ripreso, mi aveva chiesto che razza di animali avevamo sull'isola, quel dragón o un gran murciélago o demonio che fosse, di certo non veniva dalla mia isola! Avevamo velocemente rimesso tutto come era all'inizio e chiudendo a chiave l'alloggio del capitano. In coperta si sentiva un gran trambusto di gente che correva a destra e a sinistra, avevamo recuperato la lanterna ma anche essa aveva i vetri distrutti. Lo so che raccontarvi questo, a voi possa sembrarvi incredibile ma vi giuro che quello che avevo vissuto, era reale come voi che in questo momento state leggendo la mia biografia. Comunque di gran corsa ci eravamo chiusi a chiave in cucina.
Martin: Ti scongiuro di credermi! Non sono stato io fischiare!Timothy: Silence!! E' quello strano animale ed è qua all'esterno!!!
Martin era terrorizzato e si era nascosto sotto il tavolo in stato di panico, mentre io avevo fatto cenno a tutti e due di fare silenzio, volevo ascoltare ciò che accadeva. I corsari continuavano a correre avanti e indietro, il pericolo era ancora in agguato e la creatura probabilmente svolazzava intorno alla nave. Quei pirati rischiavano fra l'altro di attirare l'attenzione della Señora de los vientos, il vascello da guerra che l'isola aveva per potersi difendere e un grido così potente poteva tranquillamente aver attirato l'attenzione. Timothy mi disse poi bisbigliando, di fare un accordo con lui. Era il seguente: mi faceva scappare se lo aiutavo a portarsi dietro un po' di monete e se infine lo guidavo in un posto sicuro sull'isola. Se non fossi stato d'accordo, mi avrebbe impedito in tutti i modi la mia fuga, quindi anche se complicava un po' tutto, ero d'accordo! Con una stretta di mano firmammo quel patto.
Le cose si erano lentamente calmate e dopo un ora, aveva accompagnato me e Martin alle celle. Mentre eravamo la a riposare, alcuni corsari si erano messi esattamente davanti alla nostra cella. Poi c'era un gran silenzio finché ad un tratto, Martin chiamò uno di quei corsaro e si era fatto portare via. Questa cosa mi sembrava un po' strana, lui diceva che voleva parlarli di una cosa importante, erano andati fino all'ingresso e parlavano sottovoce. Non riuscivo a capire nemmeno una parola e per l'ennesima la presenza di quei maledetti guardiani, non potevo usare la lima. Non avrei fatto in tempo a segare una sola sbarra che i corsari se ne sarebbero accorti e mi avrebbero bloccato. C'era un po' di luce che veniva da una fiaccola al muro e dal momento che nessuno si curava di me, avevo tirato fuori quel fogliettino che avevo trovato nel libriccino: Il mito di Naoussa. L'idea di leggere un po per svagarmi la mente mi piaceva, speravo di avere ragione sul tesoro così da poterlo svelare e andarmene con l'aiuto di quel Timothy.
Muscolino Stefano Giovanni (ArKaVaReZ)Ringraziamenti vanno ai miei principali collaboratori: Angela Visalli (Angivisal84) , Stefano colombo (Turok) e Angela Cardella (Senza psuedo).
Un ringraziamento speciale a te che sei arrivato fino a leggere a questo punto. ArkaVaReZ.
Grazie.(potete usare i seguenti link se volete)
La biografia di questo romanzo
Altri racconti miei
Alla recensione per il commento
Per contattarmi. [email protected]

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :