Non mi tornavano tutte quelle donne che, al mattino presto, salivano chiacchierando in quel dialetto sonoro che adoravo, salivano su un pulmino Wolkswagen guidato da un uomo. Donne che nel resto della giornata non avrebbero avuto modo di promiscuità con quello o qualsivoglia uomo, perchè non c'era modo, perchè era proibito e sconveniente andare da sole con un uomo, eccetto che in quella occasione. Erano donne uguali nei gesti e nei modi alle loro mamme e alle loro nonne. Donne che lavoravano a giornata, nei campi di pesche della piana di Sibari. Erano gli anni '60 e, bambina, chiedevo al nonno perchè. Mi diceva: < Quello è il caporale, le accompagna al lavoro > Ma non sapevo allora che il caporale le sfruttava. Procacciava loro il lavoro presso un padroncino e, per il suo servizio, prendeva una percentuale e insieme a quella tante libertà con le più giovani. Ma non bisognava mostrarsi risentite, altrimenti quello non le avrebbe più chiamate a lavorare. Il caporalato è stata una delle piaghe del nostro Meridione e ancora oggi i caporali imperversano per le nostre campagne, neanche fosse uno sciame di cavallette. Portano per i campi di pomodori del Foggiano rumeni, marocchini, tunisini, slavi. Prendono la percentuale e in più affittano loro, per somme davvero indecenti per l'esosità, veri tuguri privi di acqua corrente e di luce. Case diroccate dove neppure un cane avrebbe voglia di rifugiarsi e invece questi disgraziatissimi uomini e spesso donne, vi stanno per il tempo della raccolta, per spostarsi in qualche altro luogo dove un altro lavoro massacrante li aspetta, dove un altro caporale li sfrutterà. Di tanto in tanto arriva la polizia e il caporale svanisce come nebbia al sole. La polizia tenta di farsi raccontare come sono arrivati lì, chi li ha portati in quei campi. Il caporalato è ancora una delle piaghe arcaiche del nostro Meridione. Un caporale preso con i suoi sfruttati viene multato per cinquanta euro a persona, una sciocchezza rispetto a quello che ogni persona accompagnata sui campi riesce a fargli guadagnare. Nel Foggiano è attiva una campagna di sensibilizzazione per dire no alla piaga del caporalato. Sul sito http://www.stopcaporalato.it è possibile firmare una petizione per una legge che riconosca l'azione dei caporali come reato.
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