Magazine Diario personale
ti scrivo così mi distraggo un po'.
E magari distraggo un po' anche te.
Sai, ripensavo a quel tuo post sui capodanni passati, sulla necessità di sdrammatizzare.
Solo che poi te ne sei uscita con quell'altro, quello che ambiziosamente hai intitolato "Il grande passo" e che nelle tue migliori intenzioni avrebbe sancito una tua finalmente decisa presa di posizione sull'annosa questione "viaggio in Libia oppure no". E invece, ecco che dopo aver espressamente chiesto ai tuoi lettori di incoraggiarti e rassicurarti, ti sei quasi spaventata della quantità di risposte positive date a cuor leggero e dall'entusiasmo altrui per la tua prossima partenza, e in men che non si dica hai fatto dietro front. Forse che nel chiedere agli altri appoggio ti aspettavi magari che arrivassero inviti alla prudenza?
Guarda, non si fa così. Non ti sei rivelata molto coerente, tanto per cominciare, e nemmeno attendibile. Ci hai perso in credibilità.
Quindi ora, da lettrice quale sono, rivendico i miei diritti a un'informazione chiara,e ti chiedo pertanto di evitare in futuro di affiggere manifesti che preannuncino eventi sensazionali della tua vita privata, per poi ritrattare subito dopo. Mi sorge il dubbio che sia una strategia di scooping... (neologismo?)
Ma non voglio insinuare che ci fossero sotto tali bieche intenzioni da parte tua. Ti concederò il beneficio del dubbio.
Credo solamente che dovresti reagire un tantino meno emotivamente e più razionalmente ai fatti che ti accadono, e abituarti a prender risoluzioni chiare e motivate, senza tentennare all'infinito, pentendoti di continuo dell'ultima presa.
Ponitelo come obiettivo per il nuovo anno, magari, che è tanto di moda porsi degli obiettivi in questi casi.
Comunque ti scrivevo in primo luogo perché mi era venuta voglia di parteipare al tuo minicontest con un mio ricordo di capodanno.
Così, magari ti aiuto a sdrammatizzare anche la tua attuale situazione.
Ti ricordi il capodanno del 2000?
Ah, quante aspettative!
Quello fu senz'altro uno dei più tragici passati insieme (c'eri anche tu, ricordi?).
Se dovessimo annotare su un grafico la relazione esistente tra aspettative ed esiti tragici, noteremmo che questi ultimi sono in misura direttamente ed esponenzialmente proporzionali alle prime.
Ma comunque: avevamo deciso di andare al mega concerto dell'ultimo dell'anno, se posso rinfrescarti la memoria. Quello che si teneva sempre in piazza del Popolo e che vedeva quell'anno, come principale attrazione della serata la performance di Ligabue, che, vabbé, sempre meglio di Lunapop.
Si andò in tre, tre amiche, e prevedevamo, dopo la mezzanotte e i debiti festeggiamenti in piazza, di ritirarci per concludere in bellezza la serata, in un locale lì su via Nazionale o giù di lì, quello triste, che esponeva fuori l'armatura... Ti ricordi come si chiamava? Io no. Chissà poi se esiste ancora.
Ti ricordi poi come andò?
Grande, colossale massacro. Bottiglie che volavano, petardi che esplodevano da qualche parte tra la folla suscitando brevi ma intense ondate di panico, che generavano moti alterni della marea umana in varie direzioni, per opporsi alle quali, occorreva non abbassare mai la guardia, tenere i muscoli ben tesi, e le gambe ben piazate in terra, le mani strettamente ancorate a quelle delle amiche, per non perderci nel mare di gente.
Che poi, va be' che a capodanno i cellulari non prendono mai, soprattutto in mezzo a tutta quella concentrazione di anime e di rimbalzi satellitari, ma tu all'epoca nemmeno ne possedevi ancora uno. Cioè: io.
Ricordi la paura che una botta ben assestata al fondo della tua bottiglia di birra potesse farti saltar d'un colpo gli incisivi mentre ti abbeveravi alla sordida e tiepidiccia fonte di ambrato nettare, in quella selva di braccia e gomiti esultanti?
Ricordi la puzza di spumante esploso prima del dovuto e birra rappresi addosso ai tuoi abiti fumanti di condensa umana che ti appestavano già ben prima della mezzanotte e quella degli aliti alcoolici dei tuoi compagni di festeggiamento (emeriti sconosciuti) a distanze che raramente avresti potuto sperimentare più così ravvicinate?
Per farla breve, ci siamo disperse. E' successo tutto allo scoccar del nuovo millennio. Gran casino. Impossibile arrestare o anche solo opporsi alle travolgenti correnti umane contrarie e inarrestabili.
Quando, dopo un'oretta, la situazione cominciò a diradarsi, e tu eri riuscita a portarti ai margini della piazza, dove un'umanità sofferente e in lacrime si faceva soccorrere dai volontari della Croce Rossa e ambulanze varie, hai preso atto, con scorno, che non vi eravate date una punta in caso di smarimento, e dopo aver atteso in vano per un'altra oretta le due amiche disperse aguzzando la vista nel marasma fumante e barcollante, hai preso una delle poche risoluzioni sensate della tua vita: ti sei diretta al pub dove avevate programmato di concludere insieme la serata, credendo che anche le altre due avessero formulato un simile, ragionevole, pensiero.
Ricordi quanto tempo hai impiegato a percorrere quel relativamente breve tragitto?
Ricordi quante ore hai poi atteso fuori dal pub al freddo dopo aver inutilmente chiesto più e più volte alla cameriera se aveva ricevuto notizie delle tue sciagurate compagne di ventura?
E che poi sul far del mattino ti sei rassegnata a fermare i passanti per strada implorando che ti prestassero il cellulare per fare una chiamata e come disperatamente poi cercassi di contattare tua sorella Gunchina perchè venisse a raccattarti?
Fortuna che, alla fine, sei riuscita a rintracciarla. Non era il millennium bug, era solo un piccolo ingorgo di linee.
Insomma, ecco. Questo è stato il mio ricordo tragicomico.
Da cui l'ammonimento: mantieni i contatti, mantieni la lucidità, non vergognarti mai a chiedere aiuto, anche implorando, se è il caso.
Mi fai partecipare o lo consideriamo un semplice fuori concorso?
Spero che la tua dissociazione psichica si risolva presto in una felice riunificazione delle parti.
Quindi, non costringermi a scriverti più.
Imbuco questa mia o va bene se te la pubblico qui?
Tanto chi vuoi che la legga...
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