Stralci del documento sono stati riportati dalla ‘rosea’ su articolo a doppia firma Claudio Ghisalberti e Luca Gialanella. Il capitano dell’Astana (foto; strettoweb.com) deve tornare a metterci la faccia per salvare il sedere al suo boss. In una missiva che l’atleta ha inviato all’UCI sottolinea la sua posizione di “simbolo universalmente riconosciuto” nel contrastare il doping. Altro punto, di come l’Astana stessa consideri importante avere nel siciliano “un atleta di questo livello sul piano etico”. Poi il tono diventa più tecnico con un’opinione sulle carte del processo di Padova (oltre 500 pagine!) che non possono a detta dell’isolano “essere utilizzate. Gli atti non sono ancora stati portati all’attenzione di un tribunale” quindi “tutta l’inchiesta è ancora ad uno stadio precoce”. Che la carriera di Nibali sia esente da positività o guai doping fin’ora è un fatto, e quindi non sussiste nessuna benedetta discussione sul discorso dell’atleta “universalmente riconosciuto”. Viene però da domandarsi proprio per questo del perché Nibali non abbia cambiato aria, visto che le squalifiche doping e le frequentazione con Ferrari di Vinokurov sono anche quelle robe universalmente riconosciute, e da un bel pezzo. Sul discorso del “piano etico” il boss di Vincenzo sull’etica non potrebbe tenere lezione nemmeno all’asilo, e cosa ci sia di etico a tenersi uno così in ammiraglia nessuno se lo domanda in Astana? Ma quello che fa girare le scatole è che l’italiano debba continuare a metterci la faccia per salvare il sedere a un ex dopato che fin dall’inizio della sua carriera manageriale era visto come fumo negli occhi, e dimmi tu se dev’essere proprio Nibali a riempirlo indirettamente di onori, gloria e soldi. Senza dimenticare la ‘bazzecola’ di 5 positività di atleti Astana nella stagione precedente. Che Nibali abbia tre milioni (forse di più) di buoni motivi annui lo si può capire, ma non condividere all’infinito.
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Stralci del documento sono stati riportati dalla ‘rosea’ su articolo a doppia firma Claudio Ghisalberti e Luca Gialanella. Il capitano dell’Astana (foto; strettoweb.com) deve tornare a metterci la faccia per salvare il sedere al suo boss. In una missiva che l’atleta ha inviato all’UCI sottolinea la sua posizione di “simbolo universalmente riconosciuto” nel contrastare il doping. Altro punto, di come l’Astana stessa consideri importante avere nel siciliano “un atleta di questo livello sul piano etico”. Poi il tono diventa più tecnico con un’opinione sulle carte del processo di Padova (oltre 500 pagine!) che non possono a detta dell’isolano “essere utilizzate. Gli atti non sono ancora stati portati all’attenzione di un tribunale” quindi “tutta l’inchiesta è ancora ad uno stadio precoce”. Che la carriera di Nibali sia esente da positività o guai doping fin’ora è un fatto, e quindi non sussiste nessuna benedetta discussione sul discorso dell’atleta “universalmente riconosciuto”. Viene però da domandarsi proprio per questo del perché Nibali non abbia cambiato aria, visto che le squalifiche doping e le frequentazione con Ferrari di Vinokurov sono anche quelle robe universalmente riconosciute, e da un bel pezzo. Sul discorso del “piano etico” il boss di Vincenzo sull’etica non potrebbe tenere lezione nemmeno all’asilo, e cosa ci sia di etico a tenersi uno così in ammiraglia nessuno se lo domanda in Astana? Ma quello che fa girare le scatole è che l’italiano debba continuare a metterci la faccia per salvare il sedere a un ex dopato che fin dall’inizio della sua carriera manageriale era visto come fumo negli occhi, e dimmi tu se dev’essere proprio Nibali a riempirlo indirettamente di onori, gloria e soldi. Senza dimenticare la ‘bazzecola’ di 5 positività di atleti Astana nella stagione precedente. Che Nibali abbia tre milioni (forse di più) di buoni motivi annui lo si può capire, ma non condividere all’infinito.
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