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Cardinale Ruffini: la mafia, il Gattopardo e Danilo Dolci

Creato il 28 gennaio 2013 da Casarrubea
Il cardinale Ruffini con Paolo VI

Il cardinale Ruffini con Paolo VI

A un anno di distanza dalla strage di Ciaculli e dalla nascita del centro sinistra di Aldo Moro, la Sicilia è sotto le attenzioni paterne del cardinale Ernesto Ruffini, nell’isola già da diciotto anni. Vi era stato inviato da Pacelli per placare quella terra in subbuglio che dopo Portella della Ginestra, non si era data più pace e sembrava oscillare tra innovazione e restaurazione. Il cardinale era arrivato come il cacio nei maccheroni, e sembrava proprio l’uomo giusto al posto giusto. Difatti la normalizzazione partiva da lontano.

Il 9 luglio 1945, quando la guerra era finita da un pezzo, una spia rivela che Pio XII “si fida unicamente dell’America e che le sue sole speranze di veder risorgere il mondo civile d’un tempo si basano sulla potenza degli Stati Uniti.” Ma “A chi lo avvicina spiega-  il papa appare molto preoccupato e fisicamente in cattive condizioni. Anche con i suoi intimi parla raramente. E’ nervoso, taciturno, chiuso in sé”.1 Che cosa provoca l’afflizione di Eugenio Pacelli? Le cause possono essere le più svariate. Sta di fatto che egli si sente accerchiato da forze ostili: l’Unione Sovietica ha vinto la guerra, la maggioranza della Dc spinge per la repubblica, mentre per lui la soluzione sta in casa Savoia. Poi c’è il governo unitario antifascista del Cln, presieduto da Ferruccio Parri. In ultimo, incombe il rientro in Italia dagli Usa di Luigi Sturzo, una vera spina nel fianco. La Chiesa cattolica siciliana è impersonata dal cardinale Lavitrano. Assieme al Comitato per l’indipendenza della Sicilia, composto da “fascisti, aristocratici e latifondisti”, costituisce l’ossatura di quella che Shepardson definisce “Operazione Sicilia” in quelle settimane. Del cardinale, il Sis si occupa anche nel marzo ’45, quando il prelato racconta ai giornalisti che “la sua presenza in Sicilia è necessaria fintanto che la situazione nell’isola non si sarà normalizzata. […]  I siciliani – osserva – non amano e non intendono fare della politica, ma mirano al raggiungimento del minimo indispensabile per vivere”. 2 In autunno il quadro generale è in netta evoluzione. Il cardinale Ernesto Ruffini è stato da poco nominato arcivescovo di Palermo. Il papa lo informa che, secondo gli angloamericani, né il comunismo né i partiti estremisti potranno mai governare l’Italia. La Sicilia godrà di una notevole autonomia con la possibilità di un sistema federale. Usa e Gran Bretagna controlleranno l’Italia per molti anni: “La ricostruzione e la futura prosperità dell’Italia sono decisamente basate su una politica di destra, che salverà il paese da ogni avventura rivoluzionaria o sovversiva”. Ruffini, pertanto, “dovrà sforzarsi di assicurare i siciliani che la Santa Sede segue con estremo interesse tutti problemi dell’isola”.3 Nel dicembre ‘45, sono i servizi americani ad occuparsi della Chiesa in Sicilia: “Il cardinale Luigi Lavitrano, arcivescovo di Palermo fino a qualche mese fa, e monsignor Ernesto Ruffini, arcivescovo eletto di Palermo, si sono incontrati con l’ammiraglio Stone,

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danilo-dolci-sciopero-per-lacqua-garcia-roccamena-1965.jpg (Archivio Casarrubea)

capo della Commissione alleata in Italia. La discussione è stata interamente dedicata alla situazione siciliana. A nome degli angloamericani, Stone ha ringraziato il Papa per la cooperazione ricevuta dalla Santa Sede, dai vescovi, dal clero e dai cattolici siciliani nel miglioramento delle condizioni dell’isola e nella promozione dell’unità con l’Italia; soprattutto, per l’aiuto dimostrato nella lotta al comunismo e ai gruppi della sinistra, formazioni che, a causa dei loro legami con l’Unione Sovietica, hanno tentato di creare una situazione pericolosa per l’isola. Al giorno d’oggi, il comunismo è stato sconfitto in Sicilia, mentre il separatismo ha perso consensi. Dal punto di vista politico, la Sicilia si sta ora spostando verso un centrodestra moderato. Ciò contribuirà a riportare la politica alla normalità, a ricostruire l’isola e a tranquillizzare gli angloamericani”. E questa è la linea alla quale lavora il nostro cardinale. Fino ai tempi di Danilo Dolci e del Gattopardo.

Per leggere il testo integrale della Pastorale del cardinale (1964), clicca qui: Cardinale Ruffini su Dolci


1Cfr. Acs/Sis, b. 55, f. MP23/Città del Vaticano, 9 luglio 1945, segreto. 2 Cfr. Acs/Sis, b. 55, f. MP23/ Città del Vaticano, 12 marzo 1945, segreto. 3Cfr. Nara, rg 226, s. 174, b. 1, f. 1, Telegramma, 22 ottobre 1945, segretissimo. 4Cfr. Nara, rg 226, s. 174, b. 1, f. 2, Telegramma, 27 dicembre 1945, segretissimo.


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