Basta. Lo dico. Greta e Vanessa sono attaccate ed offese, soprattutto in quanto DONNE.
Fossero state uomini, manco a parlarne.
Ovviamente, sto parlando di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze cooperanti in Siria, rapite dai guerriglieri, prigioniere per cinque mesi e mezzo. Poi liberate.
Sulle due ragazze, sono circolate notizie non confermate (pagamento del riscatto di 12 milioni di euro) e altre notizie completamente false (sesso con i sequestratori), ma ciò che mi colpisce sono soprattutto le REAZIONI degli italiani di fronte alla diffusione di queste sedicenti news.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/18/chiedete-scusa-greta-vanessa/1348533/
Su Twitter, su Facebook e nei social in genere, le due ragazze sono definite nei modi più violenti, sono attaccate nei modi più incivili.
I soggetti più delicati propongono per il loro futuro delle “vacanze alternative”, definendole “ragazzine viziate”.
Poi ci sono livelli superiori di word bombing.
Circola, per esempio, un velenifero “se la sono cercata”.
Ancora, alzando i toni, si giunge al top dell’ondata di fango (…vorrei scrivere un’altra parola).
Così, tout court, c’è chi le definisce TROIE (novità nel lessico della misoginia).
E c’è chi ha proposto scambi tra la merce-ragazze e alcuni politici.
E c’è chi sperava in una loro perenne condizione di prigionia e schiavitù, soggette a stupri da parte dei sequestratori.
Ma il comune denominatore di questa esplosione di violenza verbale contro Greta e Vanessa è solo uno: sono DONNE.
Non raccontatemi la favola che sarebbe stato uguale nel caso di due coraggiosi ragazzi italiani impegnati a difendere l’onor di Patria o impegnati come volontari o anche andati lì a fotografare gli scorpioni del deserto.
Perché gli uomini possono. A loro attiene la natura avventurosa, eroica, coraggiosa.
Se si tratta di donne, non può essere che siano lì, in virtù di studi universitari, per sviluppo di competenze professionali oppure per puro spirito umanitario. Sono donne: dovrebbero stare a casa a fare la calza, cucinare le lasagne, parlare a comando.
Ma la cosa più orrenda è che le frasi peggiori arrivano proprio da alcune donne: incattivite, aggressive, colme di un odio che mi risulta incomprensibile.
Sono tante le donne che si scagliano contro “quelle due” che hanno il coraggio, l’ardire, di comportarsi come due uomini: ma come si sono permesse di andare in Siria come cooperanti, di sottoporsi ad un simile rischio?
Come può una donna, femmina, un essere senza testicoli, presumibilmente con un cervello meno sviluppato, con meno forza fisica, con le mestruazioni e gli sfasamenti ormonali, con la ceretta mensile da fare, con le unghie da limare, con il reggiseno e i tacchi, andare lì. In mezzo al pericolo, al sangue, ai corpi maciullati, alla morte. Perché lì si vive la morte (ossimoro calzante).
Come può una donna pretendere di avere quella strana cosa che si chiama “coraggio” e che è uso esclusivo del maschio?
Non può.
E se prova a farlo è solo una “troia”che esce dagli schemi mentali di tante brave persone.
E le brave persone non vogliono veder distrutti i propri schemi mentali perché ci hanno messo una vita a farseli e a consolidarli perbene: per sentirsi sicuri, dentro la casina bella, lontani dal pericolo delle bombe, lontani dal sangue, lontani da Greta e Vanessa che scombinano tutta la favola.
Ma io non sono una brava persona. Sono una strega.
Per cui dico: care Greta e Vanessa, io sono felice che siate andate. E sono felice che siate tornate.
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CONTATTI 19 gennaio 2015: 48.600
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