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E'inserito in un genere già molto frequentato e i riferimenti in esso rintracciabili sono ben visibili. Diciamo che sono omaggi affettuosi.
Il riferimento più immediato è il recente Pandorum, del talentuoso ma ormai ingabbiato dall'industria Alvart, mentre andando indietro negli anni si notano citazioni da grandi esponenti del genere come Alien ma anche omaggi a film che non hanno proprio un posto di prima fila nella memoria del cinefilo, opere come Atmosfera Zero di Hyams (il rifacimento spaziale dell'immortale Mezzogiorno di fuoco di Zinnemann) o Saturn 3 di Donen.
Cargo è l'esordio nel lungometraggio di Engler (coadiuvato dal giovane Etter) ed è un film svizzero recitato in tedesco. Quindi non solo cioccolata finissima, caprette che fanno ciao e orologi a cucù.
Un film decisamente low cost rispetto agli standard hollywoodiani con un budget stimato di 3,5 milioni di euro.
Normale arrabbiarsi perchè non è possibile che appena varcato il confine si possano fare pellicole come queste che non hanno nulla da invidiare ai mostri sacri al di là dell'Oceano Atlantico. Anzi forse hanno qualcosa da insegnare visto che ultimamente in quel di Hollywood sanno fare solo remakes oppure cooptare giovani talenti europei che non vengano là solo per timbrare un cartellino ma che quasi inevitabilmente finiscono stritolati nel meccanismo industriale.
Cargo non è un capolavoro nè ha la pretesa di esserlo.
E'un film ben inserito nelle logiche del genere a cui appartiene con ottimi effetti speciali (ancora più apprezzabili vista la ristrettezza del budget, per dare un'idea il budget del quasi contemporaneo e per certi versi simile Pandorum è stato stimato in 33 milioni di dollari), una notevole architettura visiva con un mondo/astronave in computer grafica che diventa quasi un personaggio aggiunto con i suoi corridoi solitari, il suo mastodontico silenzio, i suoi spazi enormi nel reparto carico (è un cargo quindi è fatta per portare merce) che contrastano con la claustrofobica ristrettezza dei locali adibiti all'equipaggio.
Engler ed Etter riescono intelligentemente a mantenere alta la tensione pur non raccontando una storia così nuova (la solita Terra con l'ecosistema al collasso, il solito pianeta verde su cui migrare, le solite sorprese) disseminando qua e là piccoli particolari inquietanti e questo dà modo al film di andare in crescendo verso il finale
Diciamo che il finale non è la parte migliore, ha il sapore del deja vu ma l'itinerario percorso per arrivarci è decisamente stimolante soprattutto visivamente.
Gli attori sono efficaci ma il migliore tra di loro è senza dubbio Kassandra, l'astronave a spasso nel cosmo.
( VOTO : 7 / 10 )
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