Deve essere ridotto alla disperazione. Ogni volta che qualcuno gli ricordava il passato da sindaco rosso di Fivizzano, lui s’incazzava come una iena. Non accettava, Sandro Bondi ministro del Mibac, il suo passato. Davanti a sé aveva, ed ha, un solo futuro, quello del Re Sole dell’avvenire, al secolo il “fascinatore di idioti e disperati da mutuo”. Poi accade che crolla Pompei, che il mondo dello spettacolo gli si rivolti contro, che venga contestato dovunque si rechi con la sua nuova compagna da esibire e accade pure, per colmo della sfiga, che il Pd e l’Idv decidano di sfiduciarlo, propongano cioè una sfiducia individuale per Sandrino il quale non ci sta. Abituato alle leggi “ad personam” non riesce a capacitarsi che qualcuno possa proporne una “contra personam” e poi a sfavore del lavoratore indefesso, del paladino dei bisognosi, del difensore della sacralità della famiglia (la sua o, meglio, quella nuova). La lettera che il grafomane Bondi ha scritto ai suoi ex compagni di militanza è la summa della pochezza culturale, umana e politica di quello che la Cultura dovrebbe difenderla e diffonderla, un modo per dire “non è colpa mia se la cultura in questo paese va alla malora ma dei tagli di Tremonti”. La lettera accorata di Bondi ai dirigenti del Pd sembra quella del pensionato che non riesce ad arrivare neppure alla metà del mese e che si rivolge a domineddio per avere un aiuto. L’inizio è folgorante: “Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra e in particolare a Bersani, Veltroni e Fassino un residuo di concezione seria della politica e di rispetto nei confronti degli avversari politici vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un'onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete”. “Sul piano umano”, scrive Bondi senza nessuna vergogna per i veri casi umani di cui l’Italia è lo scenario quotidiano. “Sul piano umano”, sottolinea Bondi che di umanità ne possiede a tonnellate tanto che cerca di trovare un posto di lavoro a tutti coloro che ne hanno bisogno, soprattutto se parenti o ex parenti dell’attuale compagna. Ma mica finisce qui, perché Bondi ricorda agli ex compagni che fu “costretto” a lasciare il Pci e ad aderire a Forza Italia “per l’impossibilità del partito di compiere la svolta socialdemocratica” e sottolinea ancora, sempre Bondi, come nei suoi confronti ci sia stato fin dall’inizio un "clima pregiudizialmente ostile alla mia persona", come se il rifiuto di andare a Cannes al seguito del cinema italiano, i premi tarocchi alla Bonev e le critiche ai film di denuncia senza neppure averli visti fossero colpa nostra e non sua. Bondi chiude la sua lettera con un pensiero alto: “Qual e' la ragione per cui presentate la mozione di sfiducia? I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci. Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le dimissioni del Ministro pro tempore alla cultura". Chiedere le dimissioni no, ma buttarlo nel Cocito che è il fiume infernale alimentato dalle lacrime dei dannati si. E poi dicono che la Divina Commedia non serve a nulla.