Entro oggi, 16 dicembre, almeno 30 milioni di proprietari di casa e inquilini devono chiudere i conti con lo Stato italiano per l’anno in corso, pagando il saldo di Imu e Tasi per il 2014. I giornali lo hanno ribattezzato “Tax day”. Non sarà una giornata piacevole per tanti di noi contribuenti, ma sicuramente la giornata giusta per ricordare ai lettori qual è la convinzione di fondo da cui nasce questo sito e questo progetto: “Quali siano le riforme necessarie ormai è chiaro: bisogna abbattere il debito, il che è possibile solo tagliando la spesa pubblica. Occorre rilanciare la crescita economica, dunque è necessario diminuire le tasse. ma le tasse si possono ridurre solo avendo meno spesa e meno debito”.
Ieri il Ministero dell’Economia ha ricordato che in queste ore verseremo circa l’11% di tutte le entrate tributarie dell’anno in corso. Nel complesso i versamenti di queste ore per Imu (Imposta municipale unica) e Tasi (Tassa sui servizi indivisibili), cioè le tasse locali sulla casa, faranno entrare nelle casse dello Stato 23,7 miliardi di euro. Molti di più del dicembre dello scorso anno, considerato che il Governo di coalizione guidato da Enrico Letta aveva preso la decisione di sospendere per un anno il pagamento dell’Imu sulla prima casa. Ma da quest’anno si ricomincia a pagare anche quell’imposta e si torna quasi esattamente ai livelli record del 2012, quando il gettito ottenuto dallo Stato con l’Imu arrivò a 23,8 miliardi di euro. Il Governo, con un tentativo un po’ propagandistico, ha fatto osservare che quest’anno si pagheranno dunque 100 milioni di euro in meno rispetto al 2012; oggi però il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, scrive che nemmeno questa minima diminuzione rispetto a due anni fa è reale: “Tutto sommato, in realtà il conto per il 2014 potrebbe crescere poco sopra 24 miliardi di euro per i 350 milioni sui terreni che hanno perso l’esenzione applicata fino a ieri nei Comuni classificati come ‘montani’ o ‘parzialmente montani’ dall’Istat”. L’ennesimo tassello di un fisco oppressivo che ogni anno, complessivamente, drena verso lo Stato quasi il 50 per cento della ricchezza prodotta da tutti noi, imprenditori e lavoratori. Questi sono dunque i numeri aggregati. Ma quanto paga ogni italiano in imposte sulla casa? In media, per l’abitazione principale, il prelievo è di 204 euro nel 2014. Se invece si considerano anche le imposte che non gravano sulla prima casa, il prelievo medio è di 676 euro l’anno.
Come se non fosse sufficiente questo pesante fardello, il contribuente italiano se la dovrà vedere anche in questo caso con immense complicazioni. Nel caso dell’Imu, infatti, i cittadini devono provvedere al calcolo delle somme da versare, verificare le delibere comunali per tenere conto di detrazioni sulla base del reddito, del valore catastale dell’immobile, dei figli a carico, della presenza di disabili, eccetera. D’altronde, secondo un recente studio di Confartigianato, il governo Renzi ha emanato finora 8 provvedimenti fiscali – escludendo la Legge di Stabilità in corso d’approvazione in Parlamento – con 87 norme di carattere fiscale, di cui 26 semplificano, 12 sono neutre e 49 comportano cavilli burocratici aggiuntivi. Anche con questo esecutivo, dunque, sono più della metà le norme approvate che complicano la vita al contribuente.
Senza contare che il dato di partenza era già allarmante: secondo l’Ocse, ogni anno in Italia ciascuno di noi spende 269 ore del suo tempo soltanto per adempiere al dovere di contribuente; a fronte delle 110 ore che impiega un cittadino inglese o le 167 ore di uno spagnolo. Buon Tax day a tutti, dunque. Sapendo che purtroppo non sarà l’ultimo: continueremo a festeggiare altre giornate simili finché non riusciremo a placare la voracità dello Stato centrale e degli enti locali, permettendo così che la pressione fiscale su noi contribuenti si abbassi.