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CARLO – A 20 anni coltiva mais con gran successo

Creato il 11 luglio 2014 da Ilfattaccio @Ilfattaccio2

Carlo Maria Recchia

DI RAGAZZI SVEGLI CE NE SONO TANTI. Carlo Maria Recchia, a 20 anni, ha già un’azienda tutta sua che viaggia lanciatissima. Giovane? Ci lavora da tempo. L’idea gli è venuta a 16 anni, facendo una ricerca su internet. A 18 ha cominciato a mettere in piedi il progetto e a 19 (prima ancora della maturità) ha aperto la partita Iva. Il tutto completamente da solo. E, per giunta, senza trascurare gli studi: è in regola con gli esami all’Università. Cosa fa? L’agricoltore. Agricoltore innovativo: ha recuperato il mais nero, varietà antichissima, che già conoscevano i Maya, ricca di antiossidanti (un “antidoto contro l’invecchiamento”). E pure con una filosofia dietro: “Mi interessava ripristinare una biodiversità vegetale nel mio piccolo territorio”. Lo coltiva in un terreno preso in affitto a Formigara, piccolo comune in provincia di Cremona, dove vive con la sua famiglia, che con il “lavoro della terra” non c’entra proprio nulla: la mamma è un’insegnante, il padre un operaio in una ditta chimica.

Carlo Maria Recchia
LO MACINA A PIETRA PER CONSERVARE TUTTE LE PROPRIETA’ E NE FA UNA PREGIATA FARINA, ottima per polenta, pane e biscotti; un succo (il nettare di mais); e da poco, grazie a una collaborazione con un amico di Pavia che produce riso, anche gallette di riso e mais. E’ un agricoltore, come sognava sin da piccolo (non a caso ha studiato all’Istituto agrario e ora fa agraria all’università), ma un agricoltore nativo digitale, che usa i social per farsi pubblicità. “Siamo obbligati a utilizzare questi strumenti – spiega – da Facebook mi sono arrivati diversi contatti e ultimamente anche da Twitter”. Ovviamente non si può fermare qui. Per far conoscere i suoi prodotti li propone ai ristoranti di fascia medio-alta (sono piuttosto costosi) e ai negozietti bio. E partecipa alle fiere del settore: a novembre BonTà gli ha procurato clienti anche all’estero, dei ristoratori di Dublino. La CMR (da Carlo Maria Recchia) è un bell’impegno: “Più o meno quattro ore al giorno d’estate. Ma da settembre, quando inizia la raccolta, fino a novembre lavoro a tempo pieno tra farlo seccare, macinarlo e appiccicare le etichette” racconta. Il tutto da solo e, per ora, anche senza sovvenzioni: “Per assurdo – ci spiega – il piano di sviluppo rurale è per chi ha già una grossa superficie da coltivare. Insomma, se parti da zero non hai diritto a contributi“.

MAIS CORVINO
MA E’ UN IMPRESA CHE FUNZIONA il suo mais corvino made in Italy va a ruba, la superficie coltivata è triplicata ed è pronta a lanciare sul mercato un nuovo prodotto, la birra di mais. E al giovane Carlo Maria sono arrivati anche riconoscimenti “istituzionali”Come l’Oscar Green 2014 di Coldiretti per la categoria “Ideando” di regione Lombardia, vinto qualche settimana fa. Lui, ringrazia, ma non si ferma: già si prepara a partecipare al concorso nazionale. E specifica: “A proposito, sa perché mi sono iscritto proprio a Coldiretti? E’ l’unica associazione che si oppone agli Ogm in Italia”.

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org


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