Non stava esagerando? Non poteva essere uno scherzo un po' elaborato? Per quale motivo uno sconosciuto si era avvicinato a lei? Con tutti i mezzi che ci sono: Internet, giornali e televisioni, tutti a caccia di una storia esplosiva. E proprio a lei, un'operatrice televisiva, andavano a svelare il complotto del decennio? La strage in potenza? Il disastro pronto a scoppiare?
Aveva passato in rassegna i fatti, per come li conosceva lei, e il marito, ignorando telefonata, sospetti, e tutto quell'armamentario di chiacchiere che le era piombato addosso, tra capo e collo. Era un semplice fatto di cronaca, a cui aveva assistito per puro caso il suo Michele. Il Suv, quei tipi che avevano rallentato la corsa: e allora? Anche se quelli erano i responsabili dell'incendio dell'auto, dell'omicidio, il fatto che così tanti giorni fossero trascorsi senza che nulla accadesse, era la prova che era incappata in un pazzo. Il complotto, che coinvolgeva pure i Carabinieri, a sentire il bel tipo, pretendeva rapidità di esecuzione; dovevano essere già defunti, insomma. La realtà al contrario procedeva tranquilla. La domenica era stata archiviata, e una nuova settimana aveva avuto inizio.
Compose il numero di cellulare che aveva ricevuto. Squillò due, tre volte. Rispose la medesima voce della volta precedente.
"Pronto." Disse l'uomo; Francesca però non rispose nulla.
"È lei? Deve essere lei vero? E risponda cazzo! Solo lei conosce questo numero."
"Sì, sono io."
L'uomo respirò a fondo. "Si può sapere perché ci mettete così tanto?"
"Così tanto a fare cosa?"
"Come a fare cosa? A organizzare il ballo delle debuttanti? Di che cosa abbiamo parlato la volta scorsa? Mi aspettavo già di vedere qualcosa, perché quella cazzo di televisione non trasmette niente?" Dopo un istante aggiunse: "Non mi crede, vero?"
"Inizio a crederle." Mormorò Francesca, la gola secca.
"Meglio tardi che mai. Senta, non ho tempo; se ha sottomano un registratore, qualcosa insomma del genere, lo può azionare. No, niente interviste, non ora almeno. Anche così posso spiegarle tutto per filo e per segno."
"Mio marito è andato dai Carabinieri a denunciare di aver visto un Suv che si allontanava dal luogo dell'incendio."
"Cosa?"
"Sì, ma i giornali non ne parlano. Allora ho capito che lei..."
"Cazzo!" Urlò l'uomo. "Che cosa le ho detto, l'altra volta? Di lasciar fuori i Carabinieri! Merda! Allora finisce qui. Voi siete carne morta che cammina, e io con voi. Ma vai all'inferno!"
Terminò in quel modo la conversazione. Francesca posò il cellulare sul piano del tavolo; fece di nuovo quel numero, e poi ancora una volta. Ma sembrava spento, o disattivato. Lasciò passare dieci minuti, e ritentò. Altri dieci e un altro tentativo: sempre lo stesso esito. Cercò di mantenersi calma, e chiuse gli occhi, respirò a fondo. Trascorse circa un minuto così, immobile sulla sedia della cucina, con solo il rumore delle lancette dell'orologio che con il loro ticchettio militaresco, le rammentavano lo scorrere del giorno.
Spalancò gli occhi chiari, si schiarì la voce, e si sfregò le corte mani sui jeans neri. Lentamente, tornò a misurarsi con quella realtà che stava diventando sempre più indefinibile. Tra le tante cose che aveva in testa, a turbinare, si fissò solo sul marito.
Erano le tre passate; gli telefonò, e nei dieci minuti successivi rivelò ogni cosa: il biglietto, la prima telefonata, anche la seconda, e il contenuto di quelle conversazioni. Michele disse: "Va tutto bene, non ti preoccupare. Tu parlane ai tuoi colleghi in televisione e cercate di preparare qualcosa di grosso. Stasera vedrò Marco Strassera, l'onorevole. Lui è agli Interni, e sono certo che ci darà una mano". E aggiunse: "Con questa storia diventeremo ricchissimi, o almeno molto famosi. Però preferirei la prima." Rise, prima di riattaccare.
Francesca prese la giacca, l'agenda e il telefonino, uscì di casa.
Suggerimenti? Critiche? Se lo desideri, puoi leggere "Insieme nel buio" dall'inizio.