Caro Babbuccio Natale,
mi riduco così all’ultimo all’ultimo a scriverti una letterina, lo so è tardi e tu mi dirai che non farai in tempo, ma qualcuno molto vicino a te disse che gli ultimi saranno i primi quindi magari finisce che questa sale in cima alla posta inevasa e allora ti ricordi anche di me.
Dunque Babbuccio Natale in questi cinque minuti strappati al sonno, al piccolo Inuit, al marito, al lavoro, ai regali di marito, bambino, sorelle, cognate, genitori, suoceri, zii, cugini, nipoti, e anche altro ne sono certa, da parte mia e da parte di altri (perché tu i libri li sai scegliere così bene comprali anche da parte mia), dicevo in questi cinque minuti strappati all’ennesimo trasloco, all’ennesima casa inscatolata e portata via, in questi cinque minuti che tutta probabilità saranno gli unici di respiro prima di essere lanciati a razzo nel fantastico tourbillon delle tanto attese feste, prima dell’avvento del traslocun maximum, quello che aspettiamo da anni, quello nella NOSTRA casa finalmente finita, ristrutturata e (pare) pronta, ecco io in questi cinque minuti Babbuccio Natale ti vorrei chiedere il mio regalo, il mio piccolo, minuscolo regalo.
Se mi ascolti (mi ascolti?) io vorrei chiederti un po’ di tempo in più. Non molto eh che non voglio certo esagerare, ma un po’ di tempo, un pochino in più. Che io non so veramente le altre come fanno.
Sto lavorando da mesi a una nuova versione di questo blog, sto cercando di scrivere il nuovo libro, un articolo per un settimanale che sarà da prova per eventuali collaborazioni (ma diciamo che partiamo già male se solo per la prova ci vogliono sei settimane) oltre ad altri mille progetti che per ora faccio persin fatica a ricordare. Il tutto uscendo di casa la mattina per andare in redazione e tornando la sera quando mi attacco al piccolo Inuit come una cozza patella, e si fa playground, bagnetto, pappa, libri più giochi vari, dentini, nanna.
Segue schianto rumoroso della mamma sul divano.
E in quei dieci minuti di lucidità che mi restano con le gambe attorcigliate al santuomo prima della definitiva perdita di coscienza giornaliera, penso che certe mamme trovano anche il tempo per decorare le palle di natale, cucinare i biscotti alla vaniglia, costruire mobili staineriani, dipingere flashcards, preparare gustosissimi e sanissimi pranzetti, cucire e decorare mobidissimi maglioncini, leggere libri montessoriani che insegnano il descriptive praise che tanto aiuta l’autostima del pupo, portarli a lezione di musicarteteatro per duenni.
Io ringrazio solo che abbiano inventato Amazon che comprare non è mai stato più veloce.
Così Caro Babbuccio Natale se un’oretta in più al giorno non ce la fai proprio a regalarmela in nessun modo, ti butto là una controproposta, mi levi almeno un po’ di senso di colpa?