Caro compagno Oliviero Diliberto, io non userò gli aggettivi altisonanti di certi articolisti (non mi sono mai stracciato le vesti e non ho intenzione di cominciare adesso), però quando lo scorso 20 marzo hai incontrato le persone che manifestavano nei pressi di Montecitorio tu ti sei accorto che una signora indossava la maglietta con su scritto “La Fornero al cimitero”… Suvvia, il video pubblicato su youtube ha dimostrato che i tuoi occhi si sono posati su quella scritta… Sai leggere? Se sì, non dire di non averci fatto caso, abbi il coraggio di ammetterlo invece di raccontare una bugia! Vedi, un conto è protestare e dire al ministro del Lavoro che le misure da lei adottate sono ancora una volta contro i lavoratori (e lo sono!), un altro è augurarle la morte… Rifiuti lo slogan? È lontanissimo dalla tua cultura politica, che affonda le radici nella Costituzione e nella democrazia? E allora lo potevi dire subito alla signora con la maglietta! Non lo hai fatto, hai aspettato che venissero pubblicate le foto e mostrato il video per tentare di giustificarti. Mi dispiace, excusatio non petita, accusatio manifesta…
C’era un’altra signora che protestava, te ne sei accorto perché l’hai vista e ci hai parlato, e questa signora aveva un cartello al collo con su scritto “Senza stipendio. Senza pensione”… Hai ascoltato quello che diceva? Io sì, perché ho guardato il video. Ha detto, testuali parole: «Ma hanno capito l’odio che abbiamo per loro? Perché se fino a poco tempo fa c’era il disgusto, ora c’è l’odio, e fanno bene ad avere questa polizia, e se ce l’hanno è perché hanno la coscienza sporca, hanno paura, e fanno bene, perché istigano alla violenza, eh?, istigano alla violenza, anche chi non c’avrebbe mai pensato, chi ha sempre lavorato onestamente, pagato le tasse… ». Ecco, le parole di quella signora mi sono sembrate dure, spietate, ma molto più civili dello slogan famigerato che tu dici di non aver letto…
Non ho altro da aggiungere.
Grazie dell’attenzione.
Marco Vignolo Gargini