Caro Roberto Vecchioni, ti ho visto ieri sera alla trasmissione di Fabio Fazio… ricordavi Lucio Dalla… ti ringrazio, però hai fatto quello che fanno gli insegnanti, hai fatto quello che facevi tu quando insegnavi, ti sei messo a spiegare il testo di L’anno che verrà… mi dispiace, ma hai commesso un grosso errore, l’errore che si commette a scuola e che ha allontanato un po’ tutti dalla letteratura… la poesia, soprattutto la poesia, non si spiega, è un po’ come con gli spot pubblicitari che interrompono i film mettersi a fare la parafrasi e spezzare una creazione artistica, un ritmo, una musica, un’emozione… ripeto senza sosta Flaiano, quando diceva a che a scuola “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” diventa “questa collina m’è sempre piaciuta”…
Lucio Dalla è un poeta perché i suoi versi non hanno bisogno di spiegazione, di semplificazione, di commenti, tutto è già compreso nel suono delle sue parole, parole melodiose, parole che ti toccano dentro immediatamente.
Caro Roberto Vecchioni, la poesia muore quando qualcuno si mette a fare l’intermediario e la trasforma in qualcos’altro, la modifica, la seppellisce ricoprendola di parole, parole, parole… ti sei mai chiesto perché oggi nessuno compra un libro di poesie? Te lo dico io il perché: la scuola con i suoi insegnanti ha spazzato via la bellezza dei versi, la musica delle parole, il ritmo delle frasi e chi ascolta, gli studenti, si sente subissato, assillato, oppresso… i bambini, i ragazzi, tutti non amano ascoltare gli insegnanti, amano ascoltare i poeti, ma si sono resi conto che è quasi impossibile farlo se c’è sempre qualcuno che si mette in mezzo e “impalla” la voce della poesia… peccato, le stesse sensazioni provate a scuola da tutti poi vengono tradite da chi passa da una parte all’altra, da chi si trasferisce dal banchino alla cattedra e si mette a insegnare, a spiegare…
© Marco Vignolo Gargini