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Mi dispiace per chi da questo blog stamattina si aspettava un commento sulle elezioni comunali svoltesi ieri, non mancherà in seguito, se ancora avrò voglia di sprecare fiato per gente che poi in cabina elettorale va a votare dimenticandosi delle ruberie dei politici, degli esodati, dei pensionati al minimo e delle pensioni d’oro, delle madri di famiglia a cui, anche a loro, è stata allontanata la pensione…
Oggi parlerò di Little Tony e della sua scomparsa a 72 anni dopo due mesi di ricovero in ospedale per un tumore ai polmoni ormai all’ultimo stadio.
Capisco che sarebbe più figo parlare di musica, canzoni e personaggi di altro livello, come del resto sempre in questo blog ho parlato di Callas, Pavarotti, De André, Fossati, di chansonniers, etc…, gente che negli anni è andata ad occupare sempre di più i miei gusti musicali, ma chi è della mia epoca non può fare a meno – dopo averlo dimenticato per parecchie decine d’anni – di ammettere che negli anni sessanta la sua voce ha fatto parte della colonna sonora della vita italiana. Quando muore un personaggio del genere, di quelli che hanno accompagnato la mia vita fin da ragazzino, mi sembra che mi si tolga qualcosa, un altro pezzo di costume italiano, e rimango sempre un po’ più solo. E’ successo anche con la scomparsa di Lucio Dalla, per il quale mi sono sentito di andare al suo funerale a Bologna.
Chi della mia generazione non ricorda i suoi successi a partire da “Riderà”, “Cuore matto”… chi non ricorda, anche se per la verità io ero troppo piccolo, la sua partecipazione nel 1961 al Festival di Sanremo con la canzone “Ventiquattromila baci” presentata in coppia con Celentano, che da quel momento lo ha lanciato nell’Olimpo della canzone italiana di quegli anni? Chi guardando uno degli ultimi spettacoli di Celentano non s’è un po’ commosso quando i due ricordavano i loro momenti vissuti da ragazzi alle prime armi nel mondo dello spettacolo, quando Adriano raccontava di come aveva ascoltato per la prima volta Little Tony in un locale scarcagnato di Milano e gli aveva detto: “Ueh, lo sai che canti bene? Vieni a casa mia, ti faccio conoscere mia madre..” E lui, Little, pensò tra sè e sè: “Ma questo che vuole? E c’ha pure i calzini bucati…” (cosa che Adriano confermò in trasmissione, con una risata generale).
Mi dispiace signori, ma IL CRONISTA è anche questo.. ricordi più o meno leggeri della sua giovinezza e dei costumi italiani.
Buona seconda esistenza, caro Little Tony.
Con affetto.
IL CRONISTA
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