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Poi giunse il telescopio, e le cose - per voi - furono destinate a cambiare ancora, sebbene molto lentamente. Nel frattempo, Marte e il paradigma della mitologia non rinunciavano a mettere in scacco l'immaginazione dell'uomo. Anzi, le prime osservazioni telescopiche, nonostante non potessero in alcun modo permettere di fare ipotesi realistiche sulla natura o la composizione del Pianeta Rosso, pur qualcosa evidenziavano. E quel qualcosa era sufficiente per... immaginare. Si trattava di vaghe zone d'ombra per lo più, ma non impiegaste molto - né vi si può biasimare per questo - ad applicare la vostra visione terrestre del mondo per dire che si trattava di “mari”, mentre le zone chiare erano, manco a dirlo, “terre”. Se poi ci aggiungiamo il fatto che nel XVIII secolo già si erano osservate delle calotte polari (proprio come la Terra) che cambiavano ampiezza con le stagioni, che la rotazione intorno al proprio asse era poco più di ventiquattro ore (proprio come la Terra...), e che l'inclinazione dell'asse era di circa 25° (proprio come la Terra!), tutto concorse, insieme con una buona dose di presunzione, a far ritenere che vi trovaste di fronte a un mondo del tutto simile al vostro. E in un mondo così apparentemente simile alla Terra, era così stravagante immaginare che ci fosse la vita? Quando poi vi accorgeste che i contorni delle ombre scure sulla superficie non sembravano avere confini fissi, ma parevano modificarsi nel corso dell'anno marziano (forse in accordo con le stagioni?), l'interpretazione che si trattasse di distese marine, fu sostituita dall'ipotesi che si trattasse di ampi continenti ricoperti da vegetazione, favorita dallo scioglimento delle calotte polari (e quindi si espandeva) o, viceversa, inibita dalle rigidità del lungo inverno marziano (e quindi si riduceva). Si era intorno alle metà del XIX secolo e la tecnologia ottica cominciava a fornire prestazioni di tutto rispetto, permettendo la costruzione di telescopi rifrattori e riflettori di grandi dimensioni, in grado di spingere più vicino lo sguardo degli osservatori. Questo significava senza dubbio poter vedere meglio, ma anche stuzzicare ancora meglio sempre lei: l'immaginazione. Successe così che nel 1877, anno di una Grande Opposizione particolarmente favorevole (posizione di massimo avvicinamento di due pianeti), un italiano si mise seduto dietro l'oculare del suo nuovo bellissimo rifrattore alla Specola di Milano e, così, tanto per provarlo, intraprese la serie di osservazioni più scientifica e sistematica del Pianeta Rosso che mai fosse stata compiuta fino ad allora. L'uomo era Giovanni Virgilio Schiaparelli e il risultato dei suoi studi, che peraltro proseguirono per molti anni a venire, furono le carta geografiche di Marte più dettagliate dell'epoca, con la relativa nomenclatura, che viene tutt'oggi da voi utilizzata. Ma quello che rese indimenticabile quella stagione, fu la nascita della mitologia dei "canali". In realtà Schiaparelli aveva solo timidamente osservato che sembravano esistere delle strutture simili a canali (tenete presente che, con gli strumenti disponibili all'epoca, un canale sulla superficie di Marte, per essere visibile dalla Terra avrebbe dovuto essere largo almeno 20 km) che sembravano anche modificare struttura, ovvero raddoppiare nel giro di qualche giorno, secondo quel fenomeno che l'astronomo italiano aveva chiamato geminazione. Complice, sembra, anche un errore di traduzione o di interpretazione degli scritti di Schiaparelli per cui "canale" fu tradotto in inglese con "canal" (di origine artificiale) invece che con "channel" (di origine naturale), moltissimi cominciarono a vedere canali sulla superficie di Marte, essendone convinti dell'artificialità e, di conseguenza, della presenza di esseri intelligenti in grado di costruirli.
Il pianeta fanfarone
Tra questi il più acceso sostenitore della teoria marziana fu Percival Lowell, ex-diplomatico e abbastanza facoltoso da potersi costruire un osservatorio personale in Arizona, solo per soddisfare il capriccio di osservare Marte. Sebbene ci fossero scienziati che, anche all'epoca, avessero un atteggiamento molto più scettico riguardo la faccenda dei canali e dei marziani, e lo stesso Schiaparelli fosse molto cauto a riguardo, grazie a Lowell, Flammarion e a una pletora di divulgatori tanto popolari, quanto un po' troppo inclini alla suggestione, l'immaginario popolare fu così invaso dalla mitologia di un Marte abitato e tecnologicamente avanzato. Con tutte le conseguenze del caso. Durante i primi esperimenti radio, Tesla interpretò segnali che Marconi diceva di aver ricevuto dallo spazio, come senz'alcun dubbio provenienti da Marte. Ma chi può dire che in quel caso alla base non ci sia stata di mezzo qualche questione personale tra i due? A fine secolo, poi, una ricca vedova francese, tale Clara Gouguet-Guzman, pare mise in palio 100.000 franchi dell'epoca al primo che fosse riuscito a contattare una civiltà extraterrestre, ricevendone risposta. Manco a dirlo, però, il regolamento della contesa prevedeva l'esclusione di Marte perché ritenuto un obiettivo troppo facile! Medium affermavano che in sedute spiritiche potevano incontrare su Marte le anime dei trapassati e lo stesso Carl Jung scrive di un paziente che in trance ipnotico si ritrova su Marte e vede i marziani a bordo di grandi macchine volanti, un'esperienza molto simile a quella raccontata dall'eminente dottor Theodore Flournoy che nei suoi appunti riporta il caso di Helen Smith, una medium svizzera che sotto ipnosi afferma di visitare Marte e dice di parlare con i marziani descrivendoli come "simili ai francesi"! Non è un caso che la stessa fantascienza, a partire proprio dalla fine del XIX secolo, vide il fiorire di decine e decine di romanzi ambientati su Marte, tra cui il più celebre La guerra dei mondi. E forse fu proprio grazie a questo terreno fertile per l'immaginazione che, suo malgrado, Orson Welles scatenò il famoso panico extraterrestre con la celebre invasione radiofonica dell'ottobre 1938. E da dove provenivano gli invasori atterrati a Grover's Mill? Da Marte naturalmente. Almeno fosse stato vero! Se l'avessimo saputo, ci saremmo attrezzati per non deludervi.
[Nota: la seconda immagine risulta essere un disegno autografo di H.G. Wells in cui lo scrittore esprime la sua personale visione dei marziani. Devo proprio dirvi cosa ne penso?]
/continua
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