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Con le case ho sempre avuto un rapporto particolare: se me ne innamoro, è con un'intensità senza pari.
Ho molto amato la mia prima casa: minuscola (20 metri quadri scarsi), ma adatta a me. Se fosse stata mia, avrei sfruttato quel soffitto altissimo per farci un soppalco. Invece ero in affitto, e in realtà è durata meno di due anni. Perché ho conosciuto Luca e non aveva senso tenere due case, soprattutto quando una delle due era gratis.
La casa dove vivo ora è grande e bella. Le voglio molto bene, ci ho lavorato molto e l'ho adattata alle nostre esigenze tramite infiniti traslochi (in media uno ogni 6 mesi, ho calcolato). Era di Luca, quando ci sono entrata. Ed ora è mia, nostra. È impregnata di ricordi, di gran lunga più belli che brutti. E affaccia su un cortile che è stato più luogo di amicizie che di scontri, nonostante ancora adesso ci sia una persona sgradevolissima (contro cui facciamo fronte comune con gli altri vicini).
Da tempo, però, sognavo una certa casa, sempre di proprietà dell'azienda. Più isolata (un solo vicino, che ci dà le spalle), con un giardino tutto suo, in mezzo al bosco. Una casa gialla, non rosso scuro come la nostra, con tante finestre che mi facevano ben sperare (la nostra casa attuale è un po' scura).
Sapevo che la persona che ci abitava sarebbe andata in pensione entro un tot di anni, e mi sono seduta sulla riva del fiume per veder passare non il suo cadavere (per carità, è un uomo meraviglioso, mi mancherà tantissimo) ma il furgoncino che lo riportava in Polonia.
Ora quel furgoncino è passato. Ho ereditato una chiave, un pesce rosso obeso e 20 anni di ciarpame da smaltire. Ma anche una casa che ai miei occhi è la più bella del mondo: luminosa, spaziosa, accogliente. Non riesco a credere che sia mia. Non mia di proprietà, ovviamente, ma mia da godere, da arredare, da vivere.
Mi aspetta una stagione (più probabilmente due) di duro lavoro e incazzature a mille (dobbiamo mettere l'impianto di riscaldamento, quindi, se l'azienda non accoglierà l'idraulico di nostra scelta, temo che mi prenderò le stesse incazzature di quando ho spostato la cucina). E dovremo pulire, spostare, spendere.
Ma, alla fine di tutto questo, sarò a casa mia.
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