Sandra Mondaini si è spenta oggi, poco prima delle 13, al San Raffaele di Milano.
159 giorni dopo la scomparsa di Raimondo Vianello. Tutti avevamo sperato che Sandra si riprendesse, che il suo volto tornasse a sorridere e che la sua voce riprendesse vigore, magari con una delle due inconfondibili battute. Ma in fondo il desiderio di vederla di nuovo in video, come prima, era solo un pensiero, un po' egoistico forse. Sandra non poteva farcela senza Raimondo, ci ha provato, sicuramente avrà lottato per sopravvivere al dolore, ma la mancanza del compagno di una vita era troppo anche per lei, battagliera e testarda. Raimondo era diventato una parte di lei, uno dei suoi respiri, il battito accelerato delle emozioni. Il 15 aprile lui se n'era andato, precedendola in un viaggio che ora li vede di nuovo vicini. La possibilità di svegliarsi una mattina senza la sua Sandrina lo aveva piegato, lui, uomo tutto d'un pezzo, signore incontrastato dello humor. Sandra era malata da tempo, non riusciva più a camminare, e forse l'idea - terribile - di sopravviverle, lo aveva spinto a scivolare via dalla vita. A lasciare che fosse lei a rimanere, perchè più forte. Lo è stata Sandra, forte. Ci ha davvero provato. Era lì, stravolta eppure presente, accanto alla bara di Raimondo. Non la mai abbandonato e con lui nel cuore ha lottato per cinque mesi.
Sarebbe forse riduttivo elencare i numerossisimi tasselli di una carriera artistica longeva e solida. Teatro, cinema, televisione. Campagne di sensilibizzazione alla lotta contro il cancro. Sandra era tutto questo, e molto altro.
Mi piacerebbe, quindi, ricordarla qui, legata ad un pezzettino della mia memoria personale.
Ero bambina quando in televisione sgambettava un clown con il viso bianco, il nasone rosso e un cappello rotto da cui sbucavano capelli biondi che sembravano stoppa. Aveva la giacca larga, le scarpe enormi ed una voce buffa. Sbirulino. Ero bambina e quel clown accompagnava i miei pomeriggi, forse era domenica, mi pare di sì. Saltellava come se al posto delle gambe avesse avuto due molle, non pareva mai stanco, esuberante come un bambino. Lanciava coriandoli e secchiate d'acqua in faccia ad un uomo seduto in prima fila. Scoprii poi che quello spettatore era Raimondo Vianello.
Passarono gli anni, ma Sandra era ancora lì, presente nella mia vita. Non indossava più gli abiti di Sbirulino, si era già ammalata alcune volte, sedeva composta su un divano a due posti. Alle spalle stava un quadro, sempre lo stesso, nonostante il mobilio cambiasse ogni anno. Una giovane donna, lei. E Raimondo a punzecchiarla, cercando invano di tradirla con la bella vicina di turno. Lei si arrabbiava, spesso alla fine arrivava la polizia. Era domenica, di questo ne sono certa. Era l'ora di cena. Un mezz'ora, poco più. Casa Vianello riempieva il silenzio della cucina, le pizze in tavola, mia nonna seduta accanto a me. Guardavamo quei due attori, marito e moglie, bisticciare, spiarsi, accusarsi. La tata sempre schierata con la Signora Sandra, il marito sempre intento a tramare qualcosa. Poi tutto si risolveva in un nulla di fatto, sempre la solita routine, alla fine. "Che barba che noia, che noia che barba" sbuffava Sandra, prima di calciare sotto le coperte, mentre Raimondo leggeva la Gazzetta dello Sport. Ora che Casa Vianello è vuota, mi piace immaginarli ancora insieme, sotto le coperte, sdraiati su una nuvola. E forse, anche lì, sarà tutto una barba, un'adorabile noia, l'una al fianco dell'altra.
Addio Sandra.
http://www.youtube.com/watch?v=hqaMgCeAHQ8
Barbara Greggio
Magazine Media e Comunicazione
Sandra Mondaini si è spenta oggi, poco prima delle 13, al San Raffaele di Milano.
159 giorni dopo la scomparsa di Raimondo Vianello. Tutti avevamo sperato che Sandra si riprendesse, che il suo volto tornasse a sorridere e che la sua voce riprendesse vigore, magari con una delle due inconfondibili battute. Ma in fondo il desiderio di vederla di nuovo in video, come prima, era solo un pensiero, un po' egoistico forse. Sandra non poteva farcela senza Raimondo, ci ha provato, sicuramente avrà lottato per sopravvivere al dolore, ma la mancanza del compagno di una vita era troppo anche per lei, battagliera e testarda. Raimondo era diventato una parte di lei, uno dei suoi respiri, il battito accelerato delle emozioni. Il 15 aprile lui se n'era andato, precedendola in un viaggio che ora li vede di nuovo vicini. La possibilità di svegliarsi una mattina senza la sua Sandrina lo aveva piegato, lui, uomo tutto d'un pezzo, signore incontrastato dello humor. Sandra era malata da tempo, non riusciva più a camminare, e forse l'idea - terribile - di sopravviverle, lo aveva spinto a scivolare via dalla vita. A lasciare che fosse lei a rimanere, perchè più forte. Lo è stata Sandra, forte. Ci ha davvero provato. Era lì, stravolta eppure presente, accanto alla bara di Raimondo. Non la mai abbandonato e con lui nel cuore ha lottato per cinque mesi.
Sarebbe forse riduttivo elencare i numerossisimi tasselli di una carriera artistica longeva e solida. Teatro, cinema, televisione. Campagne di sensilibizzazione alla lotta contro il cancro. Sandra era tutto questo, e molto altro.
Mi piacerebbe, quindi, ricordarla qui, legata ad un pezzettino della mia memoria personale.
Ero bambina quando in televisione sgambettava un clown con il viso bianco, il nasone rosso e un cappello rotto da cui sbucavano capelli biondi che sembravano stoppa. Aveva la giacca larga, le scarpe enormi ed una voce buffa. Sbirulino. Ero bambina e quel clown accompagnava i miei pomeriggi, forse era domenica, mi pare di sì. Saltellava come se al posto delle gambe avesse avuto due molle, non pareva mai stanco, esuberante come un bambino. Lanciava coriandoli e secchiate d'acqua in faccia ad un uomo seduto in prima fila. Scoprii poi che quello spettatore era Raimondo Vianello.
Passarono gli anni, ma Sandra era ancora lì, presente nella mia vita. Non indossava più gli abiti di Sbirulino, si era già ammalata alcune volte, sedeva composta su un divano a due posti. Alle spalle stava un quadro, sempre lo stesso, nonostante il mobilio cambiasse ogni anno. Una giovane donna, lei. E Raimondo a punzecchiarla, cercando invano di tradirla con la bella vicina di turno. Lei si arrabbiava, spesso alla fine arrivava la polizia. Era domenica, di questo ne sono certa. Era l'ora di cena. Un mezz'ora, poco più. Casa Vianello riempieva il silenzio della cucina, le pizze in tavola, mia nonna seduta accanto a me. Guardavamo quei due attori, marito e moglie, bisticciare, spiarsi, accusarsi. La tata sempre schierata con la Signora Sandra, il marito sempre intento a tramare qualcosa. Poi tutto si risolveva in un nulla di fatto, sempre la solita routine, alla fine. "Che barba che noia, che noia che barba" sbuffava Sandra, prima di calciare sotto le coperte, mentre Raimondo leggeva la Gazzetta dello Sport. Ora che Casa Vianello è vuota, mi piace immaginarli ancora insieme, sotto le coperte, sdraiati su una nuvola. E forse, anche lì, sarà tutto una barba, un'adorabile noia, l'una al fianco dell'altra.
Addio Sandra.
http://www.youtube.com/watch?v=hqaMgCeAHQ8
Barbara Greggio
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