Ciò che vi ho raccontato qui sul massacro di italiani ad opera dei francesi, nella città del sale di Aigues Mortes in Provenza, fu forse causa nel 1894, un anno dopo, di un’altro avvenimento di rilievo, l’assassinio per mano dell’anarchico italiano Sante Caserio del presidente della repubblica francese Marie-François Sadi Carnot.
Sante Ieronimo Caserio nato l’8 settembre 1873 a Motta Visconti in provincia di Milano, di professione fornaio, si era accostato giovanissimo all’anarchia e agli ambienti anarchici milanesi.
Il 24 giugno del 1894 uccise il presidente francese Carnot durante un’apparizione pubblica a Lione colpendolo al cuore con un coltello dal manico rosso e nero (i colori dell’anarchismo).
Dopo l’omicidio non tentò la fuga, ma corse attorno alla carrozza del moribondo gridando «Viva l’anarchia».
Processato il 2 e 3 agosto, fu giustiziato il 16 dello stesso mese con la ghigliottina.
Sulla causa scatenante l’omicidio non vi è unanimità di vedute pur a centoventi anni di distanza dall’avvenimento, realtà, processo e mito si rincorrono senza convergere.
Di certo si trattò di un “atto”, un omicidio diretto contro il simbolo del potere.
“L’esecuzione degli anarchici Ravachol, Auguste Vaillant ed Émile Henry, autori in Francia di diversi attentati, provocò profondo risentimento in ambiente anarchico, compresi gli immigrati italiani di idee libertarie. A ciò si aggiunse il massacro di Aigues-Mortes, in cui alcuni popolani francesi uccisero molti operai italiani delle saline; gli assalitori verranno tutti assolti dal tribunale. La povertà era molto diffusa e il governo reagì duramente alle proteste, varando leggi contro quelli che venivano chiamati reati d’opinione: molti anarchici vennero arrestati solo per aver applaudito o sostenuto Vaillant; alcuni furono inviati nei bagni penali con processi sommari per aver partecipato a pubbliche letture di scritti anarchici, lasciando le loro famiglie nella miseria.
La mancata concessione della grazia da parte del Presidente Marie François Sadi Carnot nei confronti di Vaillant (nonostante non avesse ucciso nessuno, ma solo ferito, come era sua intenzione secondo quanto dichiarò) che aveva già spinto Henry a compiere un attentato di protesta, assieme forse al linciaggio delle saline, spinse Caserio ad un attentato contro lo stesso Sadi Carnot, identificato come il principale responsabile della repressione contro gli anarchici e gli immigrati, nonché della miseria del popolo in quanto rappresentante in capo dell’odiato Stato borghese e proponente della stretta repressiva avviata con l’approvazione delle tre nuove leggi poliziesche, le cosiddette “leggi scellerate”.” da Wikipedia
Caserio al processo, non negò la propria responsabilità, non chiese sconti, né assoluzioni o grazia.
Di fronte all’offerta di ottenere l’infermità mentale in cambio dei nomi dei complici rifiutò, con la celebre frase “Caserio fa il fornaio, non la spia“.
In cella, mentre attendeva la condanna a morte, gli fu anche mandato, il prete del suo paese per l’estrema unzione e per confessarsi, ma rifiutò.
Sul patibolo, prima di morire, gridò rivolto alla folla: “Forza, compagni ! Viva l’anarchia !“.
A far rimanere viva la memoria di Caserio anche dopo tanti anni ha contribuito fortemente la tradizione popolare di canti che su di lui e sul suo gesto sono stati composti.
Tra le più note ballate, forse perchè anche la più bella “La Ballata di Sante Caserio” composta da Pietro Gori anarchico anche lui ed eseguita qui da Sandra Mantovani. Di seguito un altro brano celebre “L’interrogatorio di Caserio” qui eseguito da Caterina Bueno.
La Ballata di Sante Caserio eseguita da Sandra Mantovani
L’interrogatorio di Caserio eseguito da Caterina Bueno