Casini apre a D’Alema, Silvio apre a Bersani. La parola magica è: “aprire”
Creato il 31 gennaio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Pierfy Casini apre al “più intelligente” e dice: “Credo che sulla proposta di D'Alema occorra una riflessione molto seria. Non si può liquidarla con una battuta”. Per un doroteo conclamato come lui questa dichiarazione non potrebbe mai avere un solo significato. Le parole sono quelle, ma il senso che Casini gli dà si presta a varie interpretazioni e soprattutto mutevoli. Una potrebbe essere l’effettiva disponibilità ad iniziare a parlare seriamente di un fronte anti-berlusconiano. Un’altra far capire a Berlusconi (e alla Lega) che il vero ago della bilancia è lui e che se vuole crea gli equilibri politici che più gli aggradano. Un’altra ancora dimostrare ai suoi “soci” Rutelli e Fini da che parte sta la capacità di far politica e chi è “il più intelligente”. Per ultima abbiamo tenuto la “mercantile”; prima di firmare un contratto tentare sempre di aumentare gli utili e gli utili sappiamo perfettamente quali sono se l'interlocutore è Silvio Berlusconi. Ovviamente l’apertura di Casini a D’Alema si è immediatamente portata appresso una scia di polemiche e di atteggiamenti. “Freddo” quello di Fli, “tiepido” quello di Rutelli, al “vetriolo” quello di Di Pietro (“mai alleanze contro natura”), poeticamente sospeso quello di Nichi Vendola “non vedo l’orizzonte”, tanto inutile quello di Bondi che non ce la sentiamo di riportarlo. Ma Casini questa volta non aveva previsto che Silvio in persona avrebbe rilanciato possibili “convergenze parlamentari” soprattutto sul debito pubblico. Prese carta e penna Berlusconi ha scritto al Corriere della Sera augurandosi di poter interloquire con Bersani. Inutile sghignazzare, Silvio si è rivolto proprio al Pierluigi segretario del Pd e non a Samuele che di mestiere fa tutta un’altra cosa. Ci dicono che il segretario, con l’aiuto di un linguista, un lessicologo e un filologo, sia chiuso da ore nel suo studio per decifrare esattamente il senso della lettera di Silvio; lui non ha nessuna intenzione di fare la fine di D’Alema nella Bicamerale. In apparenza sembrerebbe che la politica si sia riattivata, abbia insomma ripreso il suo corso naturale di tatticismi, voli di uccelli paduli, falchi e colombe, ma sotto sotto nulla è cambiato, tanto che i fatti di questi giorni ci sembrano quelli riconducibili a una battuta famosa: “i film interrompono la pubblicità” che riporta a quella più attuale che “la politica ha interrotto il gossip”. Casini (sempre lui!), da Che tempo che fa ha chiesto: “Dov’è la fidanzata di Berlusconi?” che è una domanda che tutti gli italiani dovrebbero farsi visto che se n’è parlato solo di sfuggita e che è finita ben presto nel mucchio delle amenità silviesche. Non sappiamo come far capire a chi ci legge la gravità di quella uscita di Berlusconi nel primo videomessaggio lanciato alla nazione, “Dalla mia separazione ho una relazione stabile con una signora”, che non ha avuto nessun riscontro né sostanziale né mediatico perché semplicemente quella signora non esiste, non c’è e probabilmente non è ancora nata. Menzogne, bugie, falsità a ogni piè sospinto sostenute senza pudore dai suoi maggiordomi perché Silvio sa bene che “gli italiani tempo tre giorni dimenticano tutto”. Un mare di puttanate che farebbero indignare tutti i soggetti politici e sociali di questo "grande" paese in cui perfino la Chiesa contestualizza passando subito dopo all’incasso. Così come all’incasso ha tentato di passare Nicole Minetti, (consigliera regionale lombarda incaricata di sovrintendere gli immobili dell’Olgettina), dopo aver appreso di sostanziose prebende materializzatesi in case da 1,2 milioni di euro, regalate da “culo flaccido” a una ragazza. Nell’interrogatorio a sorpresa di ieri, i magistrati milanesi hanno chiesto conto alla factotum di Silvio dei soldi ricevuti a titolo personale da Berlusconi, fuori quindi, da quelli per il pagamento delle utenze e delle spese generali dei 7 (sette) appartamenti all’Olgiatina. Perché il nucleo di tutta la vicenda, prova indispensabile per costringere il presidente del consiglio al rito abbreviato, sta proprio nel mare di soldi che Silvio ha dato alla Minetti per ricompensarla del suo ruolo di “capo animatore” delle serate di Arcore. Ma dall’interrogatorio (ovviamente secretato), emerge anche che Nicole stava preparando il “colpo” della sua vita, il regalo che le avrebbe risolto per un po’ parecchi problemi: l’acquisto di un intero stabile al centro di Milano. E per dimostrare che non è solo una mezza idea, così dice Nicole al telefono con Barbara Faggioli: “Io mi sto già muovendo adesso, sto cercando... mi sono fatta mandare via email tutti i dettagli di uno stabile a Milano, però intero, chiaramente". Sempre insieme alla sua amica Faggioli, da qualche mese la Minetti stava cercando il modo di spillare soldi “veri” al Cavaliere: “Due progetti qualsiasi – si sente dire alla consigliera lombarda – due a cazzo... con la mia faccia da culo io gli dico ‘guarda, abbiamo trovato questi, ci aiuti’?" E perché Silvio avrebbe dovuto accontentarle? Presto detto: “Brutto stronzo mi ha rovinato la vita. Tu mi hai rovinato la reputazione". Parola di Nicole Minetti.
PS. L’immagine del post è stata da noi “rubata”, ieri, da un’opera di Sota Castro esposta ad Artefiera-Art First di Bologna. Ce ne scusiamo con l’autore.
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