Magazine Cinema

Casinò di Scorsese: l’immaginario cinematografico, la realtà, l’Italia

Creato il 16 gennaio 2013 da Pianosequenza

Casinò di Scorsese: l’immaginario cinematografico, la realtà, l’Italia

Casinò
(Casinò)
Martin Scorsese, 1995 (USA), 182'
Si intitolava Casinò: Love and Honor in Las Vegas, il romanzo di Nicholas Pileggi da cui Martin Scorsese derivò il plot per il suo capolavoro del 1995. Un film che consegnò a Sharon Stone una candidatura all’Oscar come migliore attrice, una nomination per la regia ai Golden Globe a Scorsese, e la vittoria di un Nastro d’Argento a Daniele Ferretti, per la scenografia. Casinò, a sentire Thelma Schoonmaker, co-autrice e montatrice della pellicola, si definì in corso d’opera e quasi naturalmente condusse gli autori a concentrarsi sul tema della corruzione, portando il film ad essere quello che la critica, insieme a Mean Street (1973) e a Quei bravi ragazzi (1990), considera l’ultimo capitolo della trilogia di mafia del regista.   Di onore e amore, per tornare a Pileggi, nel film in realtà neanche l’ombra, a dominare sono l’egoismo e l’arrivismo dei tre personaggi principali, congiunti da forti legami d’affetto ed amicizia che non reggeranno, tuttavia, all’avidità e ai sogni di successo di ciascuno. È questo il mondo di Sam Rothstein detto Asso (Robert De Niro), Ginger McKenna (Sharon Stone) e Nichy Santoro (Joe Pesci). A servire da sfondo alle tre storie è il nuovo casinò aperto dalla famiglia mafiosa Gaggi, struttura che Asso ha il compito di dirigere, coadiuvato dall’amico Nichy, e dalla moglie Ginger, donna arrivista e calcolatrice. Una situazione di partenza positiva per i tre, che in conclusione falliranno su tutti i fronti, portando nel baratro gli stessi Gaggi.   Il film di Scorsese, a quasi venti anni dalla sua uscita, continua ad essere attuale, soprattutto per il grande successo riscosso nell’ultimo periodo dal gioco d’azzardo, con la conseguente apertura di grandi casinò in tutto il mondo. L’immaginario mafioso descritto dal regista, in parte reale, manifesta quelle perplessità generalmente suscitate dall’inaugurazione di un nuovo casinò.   Benché, per fare un esempio, quello di Deuville rappresenti un caso virtuoso in questo senso, continui controlli a tappeto ne evitano le infiltrazioni mafiose, pare che i marsigliesi non abbiano accolto con grande entusiasmo la notizia che Marsiglia sarà trasformata nella nuova Montecarlo. Un piano faraonico di investimenti, quasi 50 milioni di euro, e una progettualità da fare impallidire le proposte avanzate nel nostro paese, quella di San Pellegrino Terme, confezionata l’anno precedente da tre leghisti, ed ora quella del Comune di Taormina, che è in pressing per un casinò. Certo l’esempio della Francia potrebbe essere seguito, poiché virtuoso, ma tenendo in considerazione le criticità del territorio siciliano, e soprattutto che i quattro casino terresti presenti sul nostro territorio non godono in realtà di buona salute. Certo l’esempio della Francia potrebbe essere seguito, poiché virtuoso, ma tenendo in considerazione le criticità del territorio siciliano, e soprattutto che i quattro casino terresti presenti sul nostro territorio non godono in realtà di buona salute.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :