Alle tre del mattino l’odore di un casinò in cui si gioca forte è a dir poco ripugnante. Un misto di avidità, paura e tensione che colpisce forte l’olfatto e la mente.
Anche James Bond si accorge di essere stanco e quando corpo o mente sono al limite lo capisce sempre e perciò si regola di conseguenza. Solo così può prevenire la spossatezza e l’intorpidimento, da cui nascono certi errori che poi possono essere fatali…
“Senza dare nell’occhio si scostò dal tavolo della roulette e andò ad appoggiarsi un istante alla transenna di ottone, alta fino al petto, che circondava il tavolo principale della salle privée.
Le Chiffre stava ancora giocando; e, a occhio, stava ancora vincendo. Aveva davanti un mucchio di fiches colorate da centomila franchi. All’ombra del massiccio braccio sinistro si annidava una pila di quelle grosse, gialle, da mezzo milione l’una.”
Il fascino di James Bond è stato forse descritto nel modo migliore da Raymond Chandler, quando ha scritto che l’agente 007 è colui il quale ogni uomo vorrebbe essere, ma anche chi ogni donna vorrebbe avere sotto le lenzuola.
E’ difficile pensare che questo libro ha quasi sessant’anni…
Casino Royale è il romanzo in cui compare per la prima volta un James Bond che non ha molto a che fare con i suoi omologhi del cinema perché sulla carta è più freddo e spietato, ma anche più profondo.
Ci sono personaggi convincenti come Leiter e Mathis (troppo simpatici i vari stereotipi nazionali) o come Le Chiffre che è il primo dei grandi cattivi di Ian Fleming. Si introducono inoltre gli elementi essenziali del mondo dello spionaggio e delle storie di Bond come M, Q, Smersh, Felix Leiter e Miss Moneypenny.
Si ha la sensazione che Fleming stia ancora lavorando su un proprio stile, ma disegna già bene l’immagine del suo personaggio principale.
La maggior parte dell’azione si svolge tutta intorno ad un tavolo da gioco, ma è sorprendentemente efficace e la tensione creata è palpabile.
Una lettura avvincente e una prosa esemplare che vanno a segno.
Twitter:@marcoliber
Ian Fleming
Casino Royale
traduzione di Massimo Bocchiola
Adelphi
2012