Magazine Attualità

Caso Grillo: quello che L’Espresso non ha detto sul Costa Rica

Creato il 11 marzo 2013 da Eldorado

Giornalisti vil razza dannata? Forse Beppe Grillo ha ragione. Il reportage apparso sull’Espresso il passato fine settimana sugli investimenti in Costa Rica di alcuni uomini del suo entourage, infonde il dubbio ma non prova niente. Illeciti non ce ne sono, prove che il leader del M5S sia coinvolto in speculazioni nemmeno. Al massimo, dopo aver letto il servizio giornalistico qualcuno potrebbe lanciarsi in una reprimenda verso chi predica bene ma razzola male, ma tutto qui. Intanto, Grillo ha risposto con alcune precisazioni sul suo blog, mentre Walter Vezzoli, l’autista factotum chiamato in causa nell’articolo, ha ribattuto al reportage con le dichiarazioni rilasciate al Fatto Quotidiano: in breve, non esiste nessun resort. Non una bufala, insomma, ma ci siamo quasi.
Sullo sfondo del reportage si torna a parlare di Costa Rica in termini superficiali, colorati dal solito folklore caciarone ad uso e consumo dell’italiano medio: paradiso fiscale, terra di permanent vacation, resort da cinque stelle, rifugio di latitanti. Chi più ne ha, più ne metta. Sono passati i tempi in cui veniva dipinta come la Svizzera centroamericana (democrazia esemplare in un contesto regionale di guerre e violenze) per lasciare posto ora a ritratti di ritiro ed esili dorati per quanti possano permettersi di abbandonare l’Europa sobria e gretta di questi tempi difficili.
Quattro milioni e mezzo di abitanti disseminati su una superficie pari a quella di Piemonte e Lombardia insieme, bagnata dagli oceani Pacifico ed Atlantico, con una cordigliera nel mezzo su cui spiccano una manciata di vulcani attivi, il Costa Rica anima quell’immaginario popolare che magnifica i tropici e l’ideale di una vita dai ritmi lenti e a misura d’uomo. Appena un puntino nell’istmo centroamericano, il paese detiene un primato che gli viene riconosciuto da tutti: non c’è l’esercito, abolito ufficialmente 65 anni fa. Oltre, naturalmente ad una relazione speciale con l’ambiente, con quasi il 25% del suo territorio protetto.
L’Espresso la dipinge come un paradiso fiscale, una specie di oasi per furbetti ed evasori, con un livello di trasparenza tra i più bassi del mondo. Secondo Transparency International, organizzazione che studia la rettitudine dei sistemi economici e politici dei vari Paesi, il Costa Rica è al 41 posto in quanto a trasparenza. L’Italia si situa vicinissima, al 35. In quanto a corruzione, il Costa Rica scivola al 48 posto, ma l’Italia sprofonda al 72 posto. Tutto relativo, insomma. 
L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ed il governo di Laura Chinchilla stanno collaborando da tempo perché il paese entri a tutti gli effetti nel novero di questa organizzazione come membro attivo. Attualmente ne fanno parte –in America Latina- solo Cile e Messico, a testimonianza di come l’impegno sul rigore fiscale del Costa Rica sia in marcia a tutti gli effetti. Questo significa che sono finiti i tempi in cui il Costa Rica faceva parte della lista nera, quella dei paradisi fiscali, gruppo al quale, in Centroamerica, appartiene oggi solo Panama. Dal 2009 una riforma bancaria obbliga tutti gli intestatari di conti a fornire esaustive spiegazioni sui movimenti, su cui vigila la Sugef, la sovrintendenza delle entità finanziarie.
¨Le società sono anonime solo per definizione¨ spiega Hortensia Soto, commercialista ¨perché la lista degli azionisti è un’informazione pubblica che si può ottenere attraverso il database del Registro Público¨.
Società che, se attive, devono dichiarare e pagare le tasse ogni quindici del mese e poi una volta all’anno versare il contributo sulle rendite, oltre ad un’imposta di 300 dollari obbligatoria per mantenere vigenti le operazioni della stessa società per l’anno fiscale entrante.
¨Anche nel caso di cittadini stranieri, queste tasse vanno pagate qui. Poi, secondo la nazionalità, ognuno dovrà attenersi alle leggi del suo Paese se deve dichiarare o no gli introiti generati dalle sue attività all’estero¨.
Accedere quindi ai dati dei componenti e degli azionisti delle società per azioni è un’operazione semplice che non richiede doti particolari. Cosa che gli inviati dell’Espresso hanno potuto fare indisturbati. I dati principali, anzi, sono verificabili anche sulla pagina internet corrispondente.
Esiste però la possibilità che gli azionisti originari che hanno composto la società vengano sostituiti da altri in una successiva operazione legale a tutti gli effetti. In questo caso, la segretezza dei dati può essere rivelata con l’intervento di un giudice. Nuria Solís, avvocata: ¨Molti usano questo sotterfugio per occultare beni. L’unico che ha la facoltà di accedere all’informazione completa è il Tribunale che, quando lo ritenga necessario, può sequestrare i libri contabili ed investigare le attività di una società¨.
L’Ocse ha tolto da alcuni anni il Costa Rica dalla lista dei paradisi fiscali ed il paese risponde oggi agli standard internazionali. Jorge Woodbridge, che è stato ministro per l’Economia e della Competitività durante la recente amministrazione Árias (2006-2010), ricalca che il paese ha sempre collaborato con le organizzazioni internazionali per migliorare la trasparenza.
¨Bisogna ricordare che il Costa Rica è nel processo di firmare un Trattato di libero commercio con l’Unione europea e questo implica seguire tutte le raccomandazioni in fatto di materia fiscale. Per esempio, nel nostro paese il ministero delle Imposte ha fatto passi da gigante ed il segreto bancario è ormai soggetto a questa entità¨.
Woodbridge sorride nell’ascoltare il resoconto delle affermazioni riguardanti il Costa Rica apparse sull’Espresso: ¨Il mio paese ha sempre risposto ad ogni richiesta della comunità internazionale. I fatti sono davanti a tutti¨.
Almeno, per chi abbia voglia di prenderli in considerazione.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :