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Caso Hackett-Nazionale: il giocatore rischia 5 mesi di stop

Creato il 22 luglio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Una stagione dopo ci risiamo. Era già successo la scorsa estate che Daniel Hackett e la FIP (e Gianni Petrucci…) non si trovassero d’accordo sulle sue condizioni fisiche e quindi sulle sue possibilità di giocare in maglia azzurra. Alla fine l’anno scorso il play di Milano fu costretto a tornare a casa per un serio problema al tendine d’Achille saltando così gli Europei, ma tornando in campo praticamente subito con Siena per giocare la Supercoppa italiana (e vincerla da MVP) scatenando per forza di cose parecchie polemiche a tutti i livelli. Questa volta si pensava o almeno si sperava che le cose potessero andare in modo diverso ed invece le incomprensioni sono rispuntate fuori prepotentemente ed un rapporto mai stato troppo caldo si è congelato praticamente del tutto ed è culminato con la scelta di Hackett di lasciare il ritiro della Nazionale e della FIP di deferirlo alla Procura Federale, il che potrebbe costargli una lunga squalifica.

La storia

Hackett chiude la stagione con la vittoria dello Scudetto con l’Emporio Armani EA7 Milano ma il suo apporto nei playoff è piuttosto basso a causa di una serie di problemi fisici piuttosto evidenti: dal tendine d’Achille mai guarito veramente del tutto a guai alla schiena (discopatia e lacerazione) che lo limitano notevolmente.
Risponde presente alla chiamata di coach Simone Pianigiani ma non partecipa con il gruppo agli allenamenti e non viaggia fino a Sarajevo per giocare il torneo. Sottopone a Trieste i suoi problemi fisici allo staff medico e da li nascono una serie di incomprensioni acuite da comunicati stampa forse un po’ troppo frettolosi da parte della FIP e da risposte troppo piccate su Facebook da parte del giocatore.
Petrucci e la FIP dicono che Hackett può allenarsi e giocare, il play di Milano allora decide di lasciare il ritiro senza l’accordo con la Federazione che non perde occasione per fare un comunicato dicendo che il giocatore se n’è andato senza motivo. A questo punto Daniel sul suo profilo Facebook scrive un lungo messaggio spiegando le sue motivazioni e i problemi nati, al quale la FIP risponde con un altro comunicato in cui dice, in pratica, che le parole del giocatore non sono vere e che le sue condizioni sono state valutate idonee. E scatta il deferimento.

“Daniel Hackett, che per impegni agonistici non ha potuto effettuare i test medici in programma lo scorso 3 giugno a Roma, si è presentato al raduno di Trieste dopo essere stato sottoposto alle visite mediche ed agli esami strumentali ritenuti opportuni dallo staff medico dell’Olimpia Milano. I referti in suo possesso e i colloqui con lo staff medico dell’Olimpia non hanno evidenziato alcuna particolare limitazione alla ripresa dell’attività per il graduale inserimento di Hackett nella squadra nazionale a partire dal 21 luglio prossimo.”

A buttare benzina sul fuoco ci pensa anche Livio Proli, presidente dell’Olimpia Milano, che in un’intervista alla Gazzetta dello Sport dice:

“Mi auguro che il giocatore torni dove deve essere, ovvero in Nazionale. Il club lo invita a tornare sui propri passi, è scappato dal ritiro e questo per noi è un atteggiamento inaccettabile. Noi abbiamo riscontrato patologie croniche che il giocatore ha sempre avuto: discopatia e infiammazione al tendine d’Achille. Questi problemi richiedono trattamenti specifici in allenamento ma non dicono che il giocatore è inidoneo all’attività agonistica.

In caso di squalifica il nostro primo problema sarebbe rimettere mano al portafoglio e tornare sul mercato per un play di primo livello che possa sostituirlo in Eurolega, vista la difficoltà del nostro girone. E’ una situazione inaspettata di cui avremmo fatto volentieri a meno: credo che si possa ancora ricomporre, ma se Daniel non torna in Nazionale sa benissimo che mette in crisi il club per cui lavora, e questo non potrà non avere delle conseguenze.”

A questo punto si cerca di trovare una soluzione che possa mettere pace tra le due parti e che almeno salvi la faccia della FIP ed eviti la squalifica al giocatore.
Ma ieri coach Pianigiani è tornato sull’argomento dando un’altra stoccatina al suo giocatore:

“Ci dispiace, vorremmo solo pensare al campo, senza mai arrivare a situazioni di conflitto o incomprensioni. Cerchiamo di fare bene con chi c’è e chi ha desiderio di fare parte di questo gruppo.”

Infine è di oggi la lunga intervista rilasciata da Hackett al Corriere dello Sport, in cui spiega cosa è successo e parla della possibile squalifica (quest’oggi sarà in Procura Federale per esporre il suo punto di vista). Questo un estratto con le parti più interessanti:

“Non è vero che non tengo alla maglia azzurra, al college mi feci squalificare 3 partite da USC pur di restare in ritiro e giocare in Nazionale, quindi sentirmi dire che non sono Italiano mi fa male, ma cerco di non pensarci e continuo a camminare a testa alta. Ho sbagliato a lasciare il ritiro, e mi scuso di questo, è stato un errore causato dal mio carattere. Ad ogni modo sono amareggiato per la disparità di trattamento.

Abbandonato dall’Olimpia? No, non direi abbandonato, ma un po’ sorpreso sì. Pur comprendendo la loro etica societaria mi aspettavo maggiore tutela anche perchè avevamo deciso insieme allo staff medico come comportarci.

Il dottore in Nazionale ha potuto visionare solo gli esami relativi al tendine, non quelli alla schiena perchè il cd non si apriva. Ho dei problemi gravi alla schiena che tutti conoscono bene.

A questo punto posso solo essere paziente e accettare la decisione della Procura Federale. Se saranno 5 mesi di squalifica mi dispiacerà molto perchè non mi sento colpevole. Milano farà la sua scelta ovviamente, è giusto così.

Non so cosa si vuol fare di me, se un capro espiatorio o uno strumento di pubblicità. So solo che con me non c’è mai stata chiarezza in Nazionale. E che ognuno fa come vuole: c’è chi viene al Media Day e chi no, chi sceglie gli Europei o viene anche alle qualificazioni, chi può andare a casa con una parola e chi invece, come me, quest’anno doveva andare in campo per forza. Vivo o morto.”

Come andrà a finire lo si dovrebbe sapere a breve, ma di sicuro ancora una volta a perderci per questo ennesimo caso di incomprensioni non sono solo Hackett, Pianigiani, Petrucci e la FIP, ma l’intero movimento cestistico del Paese.


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