di Carlo Rienzi. Il Codacons, in merito alla vicenda dell’Ilva, ha presentato oggi alla Procura di Taranto la propria nomina di parte offesa in qualità di associazione ambientalista e un esposto in cui si chiede di estendere le indagini anche nei confronti dei Ministeri dell’ambiente e della salute, nelle persone dei Ministri che si sono succeduti negli anni, e degli enti locali territorialmente competenti. Questi i motivi dell’esposto: “La gravissima omissione delle istituzioni italiane, centrali e locali consistita nel non aver dato alcun allarme ufficiale ma soprattutto il mancato seguito da parte delle Autorità competenti, di un’adeguata campagna di informazione rivolta ai cittadini coinvolti e le azioni e gli interventi previsti nonchè la violazione del principio di precauzione ripetutamente connessa al principio di informazione a favore della popolazione, appare indice di negligenza grave considerato che solo la conoscenza può consentire di adottare sistemi di prevenzione. Di rilevante importanza, quanto disposto dal d.lgs. 152/2006 (c.d. testo unico ambientale) e dell’ultimo suo 'correttivo' (d.lgs. 4/2008) che prevede all’art. 257 una fattispecie di omessa bonifica che non solo sostituisce, con formula diversa, e per certi versi più limitativa, la fattispecie dell’art. 51-bis d.lgs. 22/97, ma che ricomprende di sicuro, al suo interno, parte della previgente fattispecie di cui all’art. 58 d.lgs. 152/99 (Danno ambientale, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati). Alla luce di quanto sopra evidenziato appare opportuno che l’Ill.ma Procura adita estendesse le proprie indagine volte ad accertare anche le responsabilità dei Ministeri e degli enti pubblici che nel tempo hanno contribuito, attraverso una omessa vigilanza e mancati interventi preventivi, a determinare la grave situazione di danno ambientale e pertanto eventuali fattispecie penalmente rilevanti quali omissione in atti d’ufficio ex art. 328 c.p., omicidio colposo ex art.589 c.p., disastro colposo ex art. 449 c.p. nonché violazione d.lgs. 152/2006 (c.d. testo unico ambientale)”. L’associazione chiede inoltre con forza l’applicazione dell’art. 104 bis disp. art. c.p.p., che garantirebbe al tempo stesso il sequestro degli impianti e la prosecuzione dei lavori, soddisfacendo così le esigenze delle varie parti in causa. L’art. in questione prevede infatti che “nel caso in cui il sequestro preventivo abbia per oggetto aziende, società ovvero beni di cui sia necessario assicurare l’amministrazione (…) l’autorità giudiziaria nomina un amministratore giudiziario (…)”. Parte infine oggi l’azione legale del Codacons finalizzata a far ottenere a cittadini, lavoratori e aziende del tarantino il risarcimento per i gravissimi danni ambientali prodotti dagli stabilimenti Ilva e quantificabili, in base alle stime dell’associazione, in almeno 500 milioni di euro. Tutti i soggetti che risiedono nelle aree colpite dall’inquinamento dell’ambiente e del territorio prodotto dall’Ilva possono aderire all’azione risarcitoria, telefonando al numero 892.007 e partecipando così alla costituzione di parte offesa nel procedimento penale aperto dalla Procura di Taranto. Attraverso tale procedura sarà possibile per i cittadini chiedere, attraverso il Codacons, il risarcimento dei danni morali e materiali subiti a seguito della gravissima contaminazione dell’ambiente.
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di Carlo Rienzi. Il Codacons, in merito alla vicenda dell’Ilva, ha presentato oggi alla Procura di Taranto la propria nomina di parte offesa in qualità di associazione ambientalista e un esposto in cui si chiede di estendere le indagini anche nei confronti dei Ministeri dell’ambiente e della salute, nelle persone dei Ministri che si sono succeduti negli anni, e degli enti locali territorialmente competenti. Questi i motivi dell’esposto: “La gravissima omissione delle istituzioni italiane, centrali e locali consistita nel non aver dato alcun allarme ufficiale ma soprattutto il mancato seguito da parte delle Autorità competenti, di un’adeguata campagna di informazione rivolta ai cittadini coinvolti e le azioni e gli interventi previsti nonchè la violazione del principio di precauzione ripetutamente connessa al principio di informazione a favore della popolazione, appare indice di negligenza grave considerato che solo la conoscenza può consentire di adottare sistemi di prevenzione. Di rilevante importanza, quanto disposto dal d.lgs. 152/2006 (c.d. testo unico ambientale) e dell’ultimo suo 'correttivo' (d.lgs. 4/2008) che prevede all’art. 257 una fattispecie di omessa bonifica che non solo sostituisce, con formula diversa, e per certi versi più limitativa, la fattispecie dell’art. 51-bis d.lgs. 22/97, ma che ricomprende di sicuro, al suo interno, parte della previgente fattispecie di cui all’art. 58 d.lgs. 152/99 (Danno ambientale, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati). Alla luce di quanto sopra evidenziato appare opportuno che l’Ill.ma Procura adita estendesse le proprie indagine volte ad accertare anche le responsabilità dei Ministeri e degli enti pubblici che nel tempo hanno contribuito, attraverso una omessa vigilanza e mancati interventi preventivi, a determinare la grave situazione di danno ambientale e pertanto eventuali fattispecie penalmente rilevanti quali omissione in atti d’ufficio ex art. 328 c.p., omicidio colposo ex art.589 c.p., disastro colposo ex art. 449 c.p. nonché violazione d.lgs. 152/2006 (c.d. testo unico ambientale)”. L’associazione chiede inoltre con forza l’applicazione dell’art. 104 bis disp. art. c.p.p., che garantirebbe al tempo stesso il sequestro degli impianti e la prosecuzione dei lavori, soddisfacendo così le esigenze delle varie parti in causa. L’art. in questione prevede infatti che “nel caso in cui il sequestro preventivo abbia per oggetto aziende, società ovvero beni di cui sia necessario assicurare l’amministrazione (…) l’autorità giudiziaria nomina un amministratore giudiziario (…)”. Parte infine oggi l’azione legale del Codacons finalizzata a far ottenere a cittadini, lavoratori e aziende del tarantino il risarcimento per i gravissimi danni ambientali prodotti dagli stabilimenti Ilva e quantificabili, in base alle stime dell’associazione, in almeno 500 milioni di euro. Tutti i soggetti che risiedono nelle aree colpite dall’inquinamento dell’ambiente e del territorio prodotto dall’Ilva possono aderire all’azione risarcitoria, telefonando al numero 892.007 e partecipando così alla costituzione di parte offesa nel procedimento penale aperto dalla Procura di Taranto. Attraverso tale procedura sarà possibile per i cittadini chiedere, attraverso il Codacons, il risarcimento dei danni morali e materiali subiti a seguito della gravissima contaminazione dell’ambiente.
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