Sul caso marò italiani nuova beffarda e buffonesca sberla dei cialtroni giudici indiani che ancora una volta si prendono gioco del nostro Paese.
Sembrava che i rapporti tra Italia e India si fossero normalizzati e che si potessero risolvere al meglio le traversie giudiziarie riguardanti il caso marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Infatti, la Corte suprema indiana aveva concesso di prolungare il permesso a Latorre, scaduto il 15 luglio scorso, di altri sei mesi, in modo che continuasse le cure mediche successive all’intervento al cuore del 5 gennaio scorso.
Sembrava anche che fosse ben disposta ad accettare l’arbitrato internazionale chiesto dal Governo italiano. Invece, l’assurda e grottesca burocrazia del sistema giuridico e politico indiano, che si trascina ormai da tre anni e mezzo, rischia di trasformarsi in una nuova battaglia giudiziaria e diplomatica.
Le richieste italiane e i NO dell’India sul caso marò italiani.
Il prossimo 10 agosto, ad Amburgo, davanti all’ITLOS, il Tribunale internazionale del diritto del mare, l’India fa sapere che si opporrà alle richieste inoltrate dal nostro Paese riguardanti il caso marò italiani.
Due sono le richieste italiane: che i due Fucilieri della Marina, accusati di avere ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio 2012, siano giudicati da un Tribunale internazionale e non da un Tribunale indiano e che l’India conceda il ritorno in Italia di Girone nonché la permanenza stessa di Latorre, rimuovendo immediatamente le restrizioni sulla libertà e sicurezza per i nostri militari. E questo per tutta la durata del procedimento dell’arbitrato.
Il magistrato indiano che difenderà gli interessi del suo Paese nell’udienza di Amburgo, ha dichiarato che le richieste italiane saranno respinte, che solo l’India ha la giurisdizione per processare i reati commessi dai due militari e che la Corte internazionale non può intromettersi per decidere sul caso marò italiani.
I pagliacci indiani e la debolezza italiana.
L’inflessibilità indiana è assoluta, l’atteggiamento è quello di sempre. L’ennesimo NO e l’ennesima doccia fredda per l’Italia che gela le speranze. Ma ormai siamo abituati, sia alla debolezza e all’immobilismo dei nostri governi (ricordiamo, per fare un esempio significativo, quando il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, nel marzo 2013, rassegnò le dimissioni perchè in disaccordo con la Farnesina e con l’inetto Presidente Monti per la decisione di rimandare in India i due Fucilieri di Marina che avevano avuto il permesso di venire in Italia per votare), sia alle umiliazioni che l’Italia continua a subire da un Paese sottosviluppato condotto da giudici e governanti che definire buffoni e incapaci di rispettare i diritti umani è poco.
La solita inutile retorica italiana.
Poi, a completare la tragicomica, è quello che l’inutile e piatto Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto ieri, aprendo la conferenza degli ambasciatori italiani alla Farnesina a proposito del caso marò italiani: “L’Italia è un Paese pronto a proteggere i propri cittadini e intende continuare a battersi con determinazione affinché Massimiliano Latorre possa restare in Italia e Salvatore Girone vi possa rientrare al più presto”
Ebbene, sono più di tre anni che sentiamo pronunciare queste belle e retoriche parole, e sono più di tre anni che i nostri politici (e gli indiani) prendono per il culo (chiedo scusa, ma quando ci vuole….) e illudono, non solo i due marò e le loro famiglie, ma anche noi italiani che, checchè se ne dica, in alcune situazioni riusciamo a tirare fuori l’Amor Patrio che, tutto sommato, abbiamo ancora latente dentro di noi.