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§ Cassandra era perversa §

Creato il 14 agosto 2010 da Faith

Sono affetta dal disincanto dei cinici. Che tristezza eh? :shake:

Sono vittima della mia grande contraddizione, di produrre io stessa parole a profusione e di non credere al 90% delle parole che mi vengono dette.

C'era quella canzone-tormentone qualche anno fa, che metteva in riga "sole-cuore-amore", che ho sempre pensato fosse una sottile presa per il culo del romantismo stucchevole. O forse è così che ho voluto sperare

:asd:

Non crederei a quasi nulla di sentimentale che mi venisse detto ora. Perciò credo che l'unica cura dalle mie apatie amorose sia imbattermi in un amore estremamente romantico. Il punto sarà imbattermi in uno che sia convincente.

Il punto è che le parole in me non fanno nascere sentimenti o emozioni, non sanno costruire un legame.

Le parole per me assumono un valore solo se il legame già c'è, allora diventa sopportabile, anzi, direi piacevole, carica, valorosa, dolce, anche una parola per lo più abusata come cuore.

Ma allora, come posso costruire io un legame, se non posso usare le parole? Quando il legame già c'è, le parole sono quasi un di più, sono una materializzazione in linguaggio comune di un'emozione e di un sentimento perenne. Sono quasi il rinforzo positivo, la tranquillizzazione, la razionalizzazione, la mentalizzazione, che facilita l'immagazzinare i ricordi.

La Pau mi potrebbe anche dirmi "sole-cuore-amore" e io la troverei assolutamente credibile, perchè sarebbe perfettamente in risonanza con un legame che è già interno, già esistente, già solido. Il filo rosso che lega.

Ma prima? Come si fa prima?

Capita, alcune volte, che abbracci alcune persone e istintivamente ponga sempre la stessa domanda: - si sente il cuore? - E quasi sempre mi sento rispondere di no. Allora mi tocca ritentare, avvicinare il contatto, stringere un po' di più, fino a farmi rispondere di si, fino a farmi rassicurare che almeno fisiologicamente è ancora tutto a posto, ci sono, sono ancora viva. Loro non lo sanno, e spesso rischiamo di non saperlo mai, che quello è il mio modo di dire loro che le voglio bene.

I legami, forse, per me capitano e basta. E forse dovrei fidarmi di più del mio istinto, quando mi dice che lì il legame non c'è e non devo ascoltare quelle parole che mi vengono dette, che invece vogliono farmi credere il contrario. Le parole che promettono, le parole che invocano, le parole che sussurrano. Non che siano ingannevoli consapevolmente, solo, superficiali, solo ingannevoli per tutti, anche per chi le pronuncia. Di molte persone che mi hanno ferito, deluso, abbandonato, sapevo benissimo in un angolo della mia mente, che l'avrebbero fatto [il primo che mi parla di profezia che si autoadempie si prende tante di quelle mazzate che nemmeno se le immagina!

:pugni:
 ]. Non si trattava di una paura, si trattava di una consapevolezza, di una certezza, da considerare irrazionale, da non seguire, da accantonare per provare a spingere fino in fondo. Di tutti i "ti amo" che mi hanno detto, io so che nessuno è stato sincero. Nessuno tranne il suo, naturalmente
:love:
 . Di tutte le sorelle e parentami vari che mi si sono attribuiti, di tutte le promesse di amicizie inseparabili, di granitiche resistente nonostante tutto, ben pochi hanno saputo resistere alle intemperie del tempo. E io lo sapevo sin dall'inizio. Un angolino minuscolo di me, una particella isolata, come una cassandra estremamente intuitiva, sapeva, ma nessuna le dà mai fede.

Dovrei ascoltarla di più, non per essere più pessimista, ma per potare l'erba cattiva tempestivamente, e lasciare più spazio libero a chi magari potrebbe giungere e spazzare via ogni particella residua.


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