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La Cassazione conferma la condanna per diffamazione del leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo a risarcire con 25 mila euro l’ex sindaco di Asti Giorgio Galvagno per avergli attribuito comportamenti dei quali non era responsabile. Al centro della vicenda alcune affermazioni fatte da Grillo durante uno dei suoi spettacoli, in cui accusava Galvagno di “aver ricevuto indebitamente denaro o altre utilità da smaltimento illegittimo di rifiuti tossici. Scrive la Cassazione che Galvagno,”fu sì coinvolto in un procedimento penale in cui altri coimputati avevano effettivamente preso tangenti, ma lui non fu mai imputato per aver ricevuto indebitamente denaro o altre utilità dallo smaltimento illegittimo di rifiuti tossici”. ”Viene fatta giustizia. Grillo quella volta offese senza fare satira perché la frase venne detta senza un contesto grottesco, spiega l’avvocato Luigi Florio che ha difeso Galvagno, la Cassazione ha confermato così le sentenze di primo secondo grado che non avevano mai accolto la tesi difensiva di Grillo“. Tesi difensiva che prima era passata per una negazione delle frasi attribuite al comico genovese, a poi si era trasformata poi in un’invocazione alla discriminante del diritto di satira, che però non è valso a scagionarlo dalla condanna per diffamazione. Nella sentenza depositata oggi dalla Cassazione si ricorda che “uno dei limiti che la satira non può travalicare concerne proprio, come nel caso di specie, l’attribuzione ad altri di un fatto illecito”.