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Cassazione – Unioni Gay

Creato il 17 marzo 2012 da Marvigar4

donna-donna uomo-uomo

   Con la sentenza n. 4184 della Corte di Cassazione depositata in data 15 marzo 2012 si prende in esame il caso di due italiani di Latina, entrambi di sesso maschile, che si erano uniti legalmente in un paese dell’Unione Europa (Paesi Bassi): “Le coppie gay hanno diritto alla vita familiare, a vivere liberamente la loro condizione di coppia e ad avere un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge ai coniugi. (…) I componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto, anche se secondo la legislazione italiana non possono far valere ne’ il diritto a contrarre matrimonio, ne’ il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all’estero, tuttavia – a prescindere dall’intervento del legislatore in materia – quali titolari del diritto alla vita famigliare e nell’esercizio del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altri diritti fondamentali, possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza di specifiche situazioni, il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata. (…) È stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio”. Inoltre, sempre secondo la Cassazione, il no alla trascrizione delle unioni omosessuali “non dipende più dalla loro inesistenza e neppure dalla loro invalidità, semplicemente dalla loro inidoneità a produrre, quali atti di matrimonio, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano”.

   Un colpo al cerchio e uno alla botte? L’Italia ha aderito alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la mutazione del contesto sociale, e di questo la Cassazione ha tenuto conto, però persistono ancora degli ostacoli, tra cui il famigerato articolo 29 della Costituzione Italiana che recita “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Pur ammettendo che la concezione insita in quell’articolo è radicalmente sorpassata, la Cassazione non può convalidare l’unione tra persone dello stesso sesso in un paese la cui legislazione tuttora non intende superare simile concezione. L’Italia resta ferma al 1947, a differenza degli altri paesi dell’Unione Europea, e l’elaborazione del contesto sociale e affettivo odierno non viene tenuta minimamente in conto dai legislatori italiani quando si affronta il tema delle coppie di fatto e dei legami omosessuali. La Germania, che fino al 1969 condannava l’omosessualità come reato (il famoso paragrafo 175), con la legge del 16 febbraio 2001 Gesetz über die Eingetragene Lebenspartnerschaft (legge sull’unione registrata) riconosce l’unione civile tra coppie omosessuali. Il Regno Unito perseguiva legalmente i rapporti omosessuali maschili fino al 1967 (con l’eccezione della Scozia, 1980, e dell’Irlanda del Nord, 1982), ma dal dicembre 2005 è entrato in vigore il Civil Partnership Act, che riconosce validità giuridica e legale a una coppia gay. Ricapitolando, in Europa i paesi che hanno superato la concezione “naturalistica” (sedicente tale) sono: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria… La Corte di Cassazione, con tutte le sue aperture e concessioni, non ha potuto far altro che dichiarare l’assenza di una legislazione italiana sull’argomento e quindi l’impossibilità di riconoscere ciò che nei paesi civili viene da tempo riconosciuto. Da una parte la sentenza è storica, dall’altra ci mette tristezza perché ci ricorda in che razza di paese viviamo…

   Un’ultima considerazione: non gettiamo la colpa addosso alla Chiesa per la nostra arretratezza culturale, gettiamola invece addosso a tutta la classe politica italiana che ha preferito rimanere aggrappata alle gonnelle della Chiesa, come nel 1947…

© Marco Vignolo Gargini



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