L’importante è la coerenza, farsi riconoscere. Sarebbe un peccato se la Casta modello Italia si esaurisse entro in confini dello Stivale. E infatti i nostri amati politici hanno ben pensato di esportare l’arte di gozzovigliare con i soldi dello Stato in giro per il mondo.
L’Italia può vantare ben 325 sedi estere. Gli Stati Uniti ne contano 271, la Russia 309, il Regno Unito 261 e la Germania 230. Forse eccediamo un tantino. Se n’era reso conto anche il Governo Berlusconi che per questo motivo aveva chiuso qualche agenzia e qualche sportello sparso per il globo. Il problema però non è tanto il numero delle sedi, quanto il personale impiegato. La razionalizzazione, infatti, ci fece risparmiare appena 5 milioni visto che chi lavorava è stato semplicemente trasferito.
L’esercito è variegato e conta 4.752 dipendenti di ruolo più 2.400 assunti a contratto. Sono 906 i diplomatici, 41 i dirigenti, 3.457 addetti alle aree funzionali, 2.748 personale di ruolo. L’anomalia italiana, oltre all’evidente sovrannumero, consta nel fatto che chi è al lavoro all’estero incassa sia la retribuzione per la missione, sia lo stipendio metropolitano, come se fosse d’istanza a Roma. Sono circa 2.853 gli inviati all’estero.
La vita dell’ambasciatore è dorata: stipendio di circa 300mila euro esentasse, fitto per la residenza, auto di servizio, maggiorazioni se moglie e figli sono a carico, indennità di prima sistemazione, spese di trasloco e in aggiunta, come detto, lo stipendio metropolitano. Per dire: Michele Valensise, ultimo ambasciatore nominato che andrà a Berlino, percepirà 20 mila euro al mese. Angela Merkel percepisce 9 mila euro netti, Nicolas Sarkozy 6.600, Medvedev 4.860.
Siccome quasi tutti “tengono famiglia”, ecco un’altra stranezza tutta nostrana: il 60% del personale in servizio all’estero è mandato dall’Italia, il resto è locale. La media del resto del mondo è 20-80. Sorgono poi strabilianti disparità di trattamento: all’ambasciata di New Delhi un’indiana assunta prende 6 mila di euro lordi l’anno, un italiano assunto sul posto 54 mila, uno in missione dall’Italia 80 mila, seppur la mansione sia identica.
Il carrozzone costa in totale 1,7 miliardi, pari allo 0,1% del PIL.
I diplomatici, anche all’estero, si ricordano bene le usuali pratiche politiche italiane. Ecco quindi servite mazzette, ammanchi di bilancio e reatucoli vari. Tutti scoperti solo con anni di distanza dalla Corte dei Conti che deve esaminare tutti i bilanci.
L’ultima clamorosa imputazione riguarda Maria Siggia, ex ambasciatrice a Bruxelles, che ha patteggiato cinque anni per riciclaggio e violazione della legge elettorale con aggravante mafiosa nell’ambito della vicenda dell’ex senatore Nicola di Girolamo che proprio in Belgio, con l’aiuto della ‘ndrangheta, era andato a cercarsi i voti per la circoscrizione estera.
Ma i casi sono molteplici. Il contabile dell’ambasciata in Madagascar Ludovico Maria Vaglio ha dovuto restituire 13mila euro per spese in assenza di rendiconto e ammanchi di cassa. Dovrà invece ridare 2 milioni di euro l’ex ambasciatore in Senegal Giuseppe Santoro per tangenti atte a far ottenere commesse nella cooperazione allo sviluppo utilizzando fondi europei. Il capo della delegazione diplomatica in Kenia Antonio Caminiti ha dovuto pagare 21 mila euro, mentre l’ambasciatore Carlo Ungaro 30 mila per aver applicato al proprio conto economico i coefficienti di indennità di sede maggiorati previsti per le ambasciate, quando quella di Nairobi era una semplice sede diplomatica. Dovrà scucire 7.800 euro l’ex ambasciatore a Parigi Giacomo Attolico per spese non imputabili all’ambasciata e quindi non ammissibili a rimborso (un banchetto lussuoso). 17 mila euro di multa, invece, per Marco Esposto, contabile dell’ambasciata italiana in Israele, per non aver aggiornato la tariffa consolare relativa alla tassa di concessione governativa e al costo dei libretti passaporto. Il cancelliere contabile a Città del Messico dovrà risarcire ben 147 mila euro per un ammanco di bilancio legato a mancate registrazioni contabili: sono spariti fascicoli e scritture contabili.
Si potrebbe dire che i nostri diplomatici non si limitano a mangiare a sbafo, si abbuffano proprio.
Casta? Italians do it better.
Fonte: Il Fatto Quotidiano