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Castello di Acaya H2O

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Ultimo mese per visitare presso il castello di Acaya “L'acqua in mostra” evento organizzato dall'Istituto di Culture Mediterranee e dall'Associazione no profit H20, in collaborazione con la coop. Artemisia. La suggestiva location ospita due differenti esposizioni legate tra loro dalla tematica dell'acqua. All'entrata la mostra “H20 nuovi scenari per la sopravvivenza”. Il primo impatto per il visitatore è quello di immergersi in progetti di comunicazione visiva provocatori e coloratissimi a difesa della salvaguardia e del risparmio della risorsa. Curiose sono alcune tavole di graphic design che denunciano con immediatezza la giovane età del progettista. Segno grafico di un vero e proprio writer la tavola di Michele Cavaliere, noto vignettista, che non casualmente dice “l'acqua è talmente preziosa che tirare gavettoni a ferragosto diventerà presto uno status symbol”, oppure quella di un altro giovane designer Stefano Castiglioni con la sua Porca Vacqua o ancora 69% di Raffaele Iannello. Passando alla sezione successiva sono invece i progetti/prototipi ad attirare l'attenzione. Due sicuramente quelli più intriganti. La Roto-Tanica di Stefano Giunta e Francesco Anderlini che attraverso un'idea semplicissima hanno affrontato e risolto contemporaneamente il problema del trasporto e della ossigenazione dell'acqua adoperando copertoni riciclati e una tanica contenente circa 20 litri d'acqua, quantità giornaliera sufficiente per una famiglia africana di quattro persone. L'ultima sezione è quella dedicata invece alla mostra “Aquatecture”, esposta per la prima volta in Italia al Castello di Acaya dove attraverso trenta progetti di architetti si affronta il problema della distribuzione dell'acqua pubblica. Come in una nave porta container i progetti si susseguono mostrando ai visitatori come sia possibile attraverso un format preciso creare delle piccole costruzioni architettoniche dedicate alla collettività con una finalità etico sociale dalle quale oggi nessuno può esimersi.

Il 30 settembre a conclusione dell’evento “L'Acqua in mostra” si terrà una lectures dell'architetto Massimo Iosa Ghini, progettista che ha partecipato con un suo elaborato sia alla mostra “H20 nuovi scenari per la sopravvivenza” che ad “Aquatecture”. La peculiarità dell'incontro è che un professionista come Massimo Iosa Ghini progettista di tutti gli store del marchio Ferrari che rappresentano il lusso per eccellenza si interrogherà su cosa sia il vero lusso e spiegherà il perché oggi la sua vita professionale prediliga e si indirizzi verso tematiche che tengano conto del rispetto dell'ambiente e della necessità di preservare le risorse.

 

Il design per Massimo Iosa Ghini

Una delle linee guida di tutto il lavoro di Iosa Ghini va cercata nella costante ricerca del nuovo senza rinnegare il passato dell’architettura e del disegno industriale di cui è profondo conoscitore. Quando il progettista riesce a trarre il sunto dalla tradizione facendola evolvere in forme e concetti contemporanei si hanno i migliori risultati. È un’operazione che ha a che fare con la memoria, con le immagini che ognuno di noi possiede, le “idee”, gli archetipi degli oggetti che si confondono e si trasformano nelle cose conosciute durante la vita. È a queste immagini che ci riferiamo quando desideriamo qualcosa; il loro linguaggio è quello dell’affettività e parlano la lingua delle emozioni.
Alla tradizione, vista come riserva di esperienza, si affianca un contemporaneo in cui l’attenzione alla natura si fonde con la ricerca del benessere, su queste parole si gioca l’oggi, e nel design è al mondo delle forme vive e fluide, naturali ed ecosostenibili che si guarda con interesse.
“Per diventare progettisti bisogna riuscire a risolvere più problemi di altri in un tempo minore. È il rapporto costo/ performance che determina il raggiungimento dell’obiettivo, ma la metafora giusta è sempre quella del marinaio che va a prendere il vento dove c’è e lo sa sfruttare nel modo migliore. Per quanto mi riguarda credo che l’aspetto più importante, nel disegnare un prodotto, sia la capacità di prevedere la forma del prossimo simulacro. La forma è la concretizzazione del pensiero e il pensiero del designer deve essere quello del pubblico a cui si rivolge più un qualche punto percentuale di presuntuosa didattica. Per farlo bisogna essere abili nel cavalcare i sentori, le mutazioni anche lievi, viaggiare molto ma allo stesso tempo stare al passo con le tecnologie. Proiettarsi in avanti o all’indietro per cogliere il gusto del presente.”
 


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