Dietro pagamento di un compenso avevano offerto al clan dei Casalesi il proprio stabilimento balneare e la propria abitazione per svolgere summit segreti di camorra e nascondere armi.
Antonio Manzo non è però accusato esclusivamente del reato di favoreggiamento ma anche di detenzione illegale sia di armi comuni che di armi da guerra. Secondo gli inquirenti, il Manzo, in nome e per conto del potente clan, ha nascosto pistole e mitragliatori modello Kalashnikov nel suo stabilimento balneare: il Lido Felix, sito in località Ischitella, nel comune di Castel Volturno in provincia di Caserta.
Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, suffragate anche dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, durante gli incontri venivano pianificate le strategie criminali del gruppo Bidognetti del clan dei Casalesi.
In una circostanza, il titolare di un lido che si era rifiutato di pagare il pizzo, fu condotto con la forza nell'abitazione di Di Giacomo dove alcuni emissari dei Casalesi gli puntandoro una pistola in bocca per costringerlo a pagare la tangente. Alla Di Giacomo vennero corrisposti 4-500 euro per la sua «prestazione» e la cifra le veniva consegnata ogni volta che ospitava i camorristi.
Gli arresti di oggi sono stati effettuati nell'ambito dell'operazione «hot beach» del 19 novembre del 2011 durante la quale vennero arrestati cinque affiliati all'ala Bidognetti del clan dei Casalesi per estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso.
L'attività investigativa consentì di fare luce sulle attività estorsive nei confronti dei gestori di numerosi stabilimenti balneari tra Castel Volturno e Mondragone, nel Casertano, oltre che sull'alleanza stipulata tra i Casalesi e i clan dei Mallardo di Giugliano in Campania e dei Licciardi del quartiere Secondigliano di Napoli.
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