Catania è chiamata la perla nera dello Jonio per via del colore delle rocce basaltiche della costa. Città dove antichità storiche e ricostruzioni, per via di eruzioni vulcaniche e terremoti, gli danno un aspetto a dir poco unico.
Un esempio è la Cattedrale di Sant’Agata, risalente al periodo normanno, dove si possono notare le varie trasformazioni nell’arco dei secoli. La sua grandezza troneggia sulla prospiciente piazza, al centro della quale si erge la Fontana dell’elefante, simbolo di Catania. Intorno al liatru, così è chiamata la fontana, c’è una leggenda, nella quale si narra che a Catania, quando era agli albori, un elefante la liberò la città dagli animali feroci che dimoravano nel luogo, così gli abitanti, per riconoscimento, lo misero a simbolo della città.
Girando per la città si possono vedere altri edifici rinascimentali, come il settecentesco Palazzo Biscari, con gli interni riccamente affrescati, e quello del Municipio, opera del Vaccarini, che danno pregio al suo centro storico.
Catania è ricordata, anche, per aver dato i natali al padre del verismo italiano, Giovanni Verga, la cui statua si trova nel secolare giardino di Villa bellini, assieme a quelle di altri catanesi illustri. A lui è stata dedicata una bellissima piazza, al centro della quale si trova un’enorme fontana, opera dello scultore Carmelo Mendola, dove vi è scolpito il naufragio della Provvidenza, tratto da “I Malavoglia”.
La provincia etnea è ricca di tradizioni artistiche ed artigianali. Ne è un esempio la mostra dei capolavori dell’antica arte del corallo lavorato, aperta a Palazzo Valla fino al 5 maggio. Qui si possono ammirare gli esemplari più belli dei maestri artigiani, creati con il carallo delle isole Egadi, quali gioielli, calici, crocefissi e altri elementi di arredo.
Anche la cucina catanese merita un occhio di riguardo. Dagli antipasti di mare, alla famosa pasta alla Norma e alla ‘ncaciata, pasta condita con un sugo di pomodoro, melanzane fritte, carne trita e formaggio locale. Ma il meglio sono i piatti a base di pesce o le salsicce di maiale di Grammichele e Linguaglossa, con un delicato contorno di caliceddi, amareddi e cicoria. Per finire, non dimentichiamoci, però, i dolci come i cannoli ripieni di ricotta, i biscotti della monaca e le olivette di Sant’Agata.