Tutti gli organi di informazione in questi ultimi giorni hanno puntato la loro attenzione al dramma del nave Costa Concordia riportandoci ancora notizie sul naufragio e sulla conta dei dispersi, chi dice 18, chi 20, chi di più, mentre i morti accertati sono 6, ma ora si aggiunge il dramma del disastro ambientale.
La nave coricata sul fianco potrebbe far uscire il carburante, tanto che è dichiarato lo stato di emergenza nell’area del naufragio. Rimangono ancora da recuperare, infatti, le 2400 tonnellate di carburante all’interno della nave. La Costa Crociere dovrà presentare entro 48 ore un piano di svuotamento dei serbatoi, che sarà analizzato per verificarne le condizioni di sicurezza, ammesso che la nave rimanga in posizione. Se la nave dovesse affondare bisognerà adottare tutt’altre operazioni perchè potrebbe anche spezzarsi. Se questo dovesse accadere è difficile fare una previsione ma sicuramente la catastrofe diventerà incubo. Il rischio ambientale per l’Isola del Giglio è altissimo. L’area interessata dipende dalle correnti, probabilmente l’intero arcipelago, forse la costa. Dopo 70 ore dalla serata in cui la Concordia si è coricata a causa del mare mosso e del vento le operazioni sono ancora più difficoltose, i soccorritori sono stati fatti allontanare perché la nave si sta muovendo, dalla posizione in cui si era incagliata, forse scivolando ancora più a fondo. Per ora sono state avvistate delle chiazze di carburante in mare, ma si tratterebbe di combustile cosiddetto leggero, proveniente dalle acque reflue delle pompe di sentina, che dovrebbero facilmente evaporare. Sulla responsabilità del comandante Francesco Schettino, accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio ed abbandono della nave e piantonato a vista perché si teme un gesto insano stanno emergendo tante scorrettezze e leggerezze. Confermato il fatto che Schettino abbia lasciato la nave ben prima dell’ultimo passeggero, forse addirittura 3 ore prima e che, una volta a terra si sarebbe anche rifiutato di ritornare a bordo come richiesto dagli uomini della Capitaneria di porto, confermato il mancato tempestivo allarme al punto che gli stessi suoi ufficiali hanno avuto la forza di ribellarsi al loro comandante aiutando l’evacuazione dei passeggeri. Confermato che la nave viaggiasse troppo veloce e che avrebbe voluto avvicinarsi il più possibile alla costa del Giglio, una manovra molto rischiosa visto il poco spazio a disposizione. Confermato che le procedure adottate non hanno rispettato le rigide disposizioni navali. Una serie di errori umani che hanno condotto alle gravissime conseguenze. Arriveranno probabilmente almeno altri due o tre avvisi di garanzia anche verso ufficiali di bordo della Concordia. Con il passare delle ore, però, i vivi hanno lasciato spazio ai morti, non tutti ce l’hanno fatta a mettersi in salvo e qualcuno è rimasto intrappolato a venti metri di profondità, quella che era iniziata come crociera invernale ”Il profumo degli agrumi” si è conclusa come un ricordo pauroso e doloroso.