MILANO - Si chiama Cate Blanchett, 44 anni, ed è la nuova musa del regista Woody Allen. “Blue Jasmin”, in film in cui Cate interpreta lo squalo dell’alta finanza Jasmine, in soli tre giorni dall’uscita ha incassato oltre 600 mila dollari e sbarcherà presto anche nei cinema italiani.
Grande ritorno dunque per Woody Allen, 77 anni e 48 film alle spalle, dopo il successo di “Midnight in Paris” e il film un po’ più sottotono “To Rome with Love”.
Scrive Silvia Bizzo su Repubblica:
“Diane Keaton, Mia Farrow, Dianne Wiest, Scarlett Johansson, Penelope Cruz: la lista di attrici esplose grazie ai loro ruoli nei film di Woody Allen si arricchisce con Cate Blanchett, che dal nuovo film Blue Jasmine già emerge profumata di candidatura all’Oscar. [...] In Blue Jasmine Allen, già impegnato nelle riprese di un nuovo film nel sud della Francia, torna sul suolo americano, a New York e San Francisco, affrontando con frecciate ironiche temi seri come la crisi finanziaria, l’avidità dei Bernard Madoff del mondo e le sue conseguenze sociali. Il film racconta una donna sull’orlo dell’esaurimento, che cerca di tenersi a galla, finanziariamente e mentalmente, quasi un omaggio a Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams e alla sua tragicamente instabile Blanche DuBois”.
Intervistata da Silvia Bizzo per Repubblica, Cate Blanchett racconta tutte le sue emozioni nell’avere la fortuna di poter lavorare insieme ad un maestro come Woody Allen. Di seguito, l’intervista a Cate Blanchett:
D: Mrs Blanchett, come è stato il suo incontro con Woody Allen?
D: Lei ha una grande abilità nel trasformarsi sullo schermo, stavolta quanto ha influito il regista sul suo lavoro? «Spesso dicono che gli sceneggiatori sono le persone più sacrificabili sul set, perché gli attori cambiano le battute: non è così con Woody Allen. Il 97% della suaregia è nella sceneggiatura. Le sue storie hanno parole e un ritmo particolare, e da attrice ho voluto elevarmi a quel ritmo, non costringerlo nel mio». D: Cosa l’ha sorpresa di Allen regista? «Avevo sentito dire che Woody sul set si esprime a monosillabi, invece c’è stato grande dialogo tra noi. E’ un uomo che riesce a capire le donne, le venera e ne subisce costantemente il fascino. Una volta, uno sceneggiatore teatraleinglese mi disse che gli scrittori uomini usano personaggi femminili per poter rivelare le loro osservazioni più profonde e scavare nel proprio lato emotivo, e credo questo sia il caso di Woody Allen». D: E con gli altri attori come si è trovata? «Ritrovarmi con animali da palcoscenico come Louis C. K, Alec Baldwin, Peter Sarsgaard e Sally Hawkins, e sapere di essere diretti da Allen era già un’esperienza speciale in sé. Ma la cosa buffa è che solo io e Sally avevamo l’intero copione, gli altri avevano solo le pagine con i loro dialoghi, quindi erano abbastanza all’oscuro di tutto quello che succedeva. Peter era divertito da questo. Con Woody bisogna entrare nel suo mondo». D: Ha mai vissuto in una situazione economica difficile come Jasmine? «In famiglia abbiamo vissuto in ristrettezze economiche per anni. Mio padre è morto quando ero molto piccola e io e mia sorella siamo cresciute con nostra madre e nostra nonna, ricordo quei momenti di panico, quell’ansia costante di non avere un soldo». D: Lei sta lavorando anche nel nuovo film diretto da George Clooney, The Monuments Men. «Non ero affatto al corrente di quel pezzo di storia della Seconda Guerra Mondiale, quando Roosevelt mandò una squadra di storici, architetti, e curatori d’arte in incognito, in territorio nemico, a recuperare le opere confiscate dai nazisti. Il mio personaggio è basato su Rose Valland, un’eroina insospettabile, che aveva il compito di catalogare le opere stipate dai nazisti e assistette al rogo di migliaia di quadri di Picasso,Goya, Klee». D: Quanto sono diversi Woody Allen e George Clooney registi? «Sono ovviamente molto diversi, eppure si somigliano nel loro modo di essere senza pretese e incredibilmente pratici nel lavoro. Credo sia per questo che i loro film sono sempre pieni di vita. Le persone con cui lavorano sono una grande famiglia, e sono entrambi molto fedeli alla loro troupe, oltre ad essere due uomini di grande intelligenza. E poi non me lo fate dire, ma quanto è bello ancora George…». D: Ha concluso anche il set con Terrence Malick per Knight of Cups. «Siamo agli antipodi rispetto a Woody Allen nel senso che con Malick non c’è nemmeno un copione. Non sei sicuro né della storia né del personaggio, tanto da domandarti a volte se Malick stia facendo un film o qualche altra cosa. E’ un’esperienza affine alla poesia, e lui la definisce come andare a pesca. Va a pesca di momenti, e per lavorare con lui devi essere consapevole che alla fine potresti non essere il pesce che pescherà».
«Lavorare con lui è stata la realizzazione di un sogno, ormai non ci speravo più. Siccome vivo in Australia il nostro primo incontro è avvenuto al telefono, la nostra prima conversazione è durata due minuti e mezzo. Mi ha chiesto se volevo leggere il suo copione, cosa che ovviamente ho fatto subito. La nostra seconda conversazione è stata ancora più breve, direi 45 secondi, in cui mi ha detto: “Bene, ci vediamo a San Francisco”».