Cate, io di Matteo Cellini ha vinto il Premio Campiello Opera Prima 2013 con la seguente motivazione
"Opera di forte maturità e di elegante felicità stilistica, [...] racconta con leggerezza la condizione sofferente propria di chi, diciottenne e smisuratamente obesa, si trova a fare i conti non solo con se stessa e il proprio fisico, ma anche con una famiglia di autentici “eroi della dismisura”. Il racconto si sviluppa nel segno d’una tenera, amabile, sorridente autoironia proprio grazie allo spirito combattivo di Cate, tanto da farne quasi uno "stile di sopravvivenza".
Cate, io di Matteo Cellini
Edito: Fazi Editore (2013)
Collana: Le strade
Pagine: 216
ISBN: 978-8864115443
Prezzo di copertina: 16,00€
Ebook: disponibile al prezzo di 10,99€
Cate, io è un romanzo di
formazione con una narratrice/protagonista extralarge. Cate è una ragazza
obesa, proveniente da una famiglia i cui componenti sono tutti grandi obesi. Il
continuo conflitto tra la sicurezza di casa e la cattiveria del mondo esterno
renderà la protagonista schiva ai limiti dell'asocialità, dura con se stessa
tanto da definirsi una nonpersona e incapace di accogliere l'amicizia e
l'affetto di coloro che la circondano. Caterina non è diversa nei suoi problemi
di relazione dai suoi coetanei normopeso, e come tanti adolescenti sogna un
futuro in cui tutto sarà diverso, ci saranno amici, amore, popolarità, così
come in ogni sogno di fuga dal liceo e in cui la felicità viene identificata
con il passaggio all'università. Alla difficoltà di inserirsi nel proprio
contesto sociale, si affianca il processo ai genitori, accusati di non essere
stati all'altezza del proprio ruolo di genitori obesi.
Il romanzo è il mondo interiore
di Cate, un lungo monologo che si interrompe soltanto sporadicamente per
lasciar posto a dialoghi e descrizioni, e lo scontro di questo mondo con quello
reale. Caterina imputa al suo peso la sua difficoltà di interagire e di
integrarsi, eppure questa difficoltà resta tutta interiore, l'obesità è
descritta in base al volume occupato nel mondo, tagliando completamente fuori
qualsiasi consapevolezza del proprio corpo in sé e non rispetto al campo visivo
esterno.
Caterina è personaggio che non si
nasconde, sa essere autocritica, autoironica, dura con se stessa, ma anche con
gli altri; Caterina è dura con tutti, tranne forse con l'unica persona che la
tradirà davvero.
Se i buoni presupposti ci sono
tutti, la riuscita non è così scontata. La storia è breve e la crescita di
Caterina molto veloce. La presa di coscienza arriva come un fulmine a ciel
sereno e da lì sembra che il cambiamento sia repentino, senza tentennamenti,
dubbi, aggiustamenti di sorta. Il finale è lieto come in ogni romanzo di
formazione che si rispetti, ma non rinuncia al buonismo.
Lo stile di Matteo Cellini non mi
piace e ho persino difficoltà ad identificare una vera e propria cifra
stilistica. Pur essendo una grandissima amante delle avanguardie e della
sperimentazione linguistica, trovo che questo testo sia un esercizio volto a
distinguersi dalla massa, in cui la lingua non è funzionale né alla storia né
all'animo della protagonista. In alcuni passaggi le frasi abbandonano
completamente la struttura "canonica" rendendo il significato
talmente oscuro, anche a successive riletture, che il lettore non può fare a
meno di chiedersi se lo scrittore voglia realmente veicolare un messaggio o
abbia soltanto fatto confusione nella disposizione delle parole. Per ricollegarmi
alla motivazione del Premio Campiello, che io non l'abbia saputa cogliere e
apprezzare è una reale possibilità, ma in questo romanzo non ho trovato alcuna
felicità stilistica, men che meno elegante.