Sul cinema italiano la penso in una determinata maniera: vecchio. E' vecchio per il semplice fatto che è realizzato da gente vecchia che, com'è giusto che sia, per certi versi, fa dei film indirizzati per degli individui dei suoi tempi, abituati a una certa cinematografia e che ne hanno assorbito le lezioni. Così il cinema nostrano si è giocato quasi del tutto il pubblico giovane, riprovandoci però con delle commedie adolescenziali di dubbio gusto o le classiche cinepanettonate. Un autore che però ho sempre rispettato per la sua capacità di mettersi in mezzo, magari senza eccellere ma conferendo a ogni storia la dignità che merita, è Paolo Virzì, livornese de Livorno, che forse non sarà mai il mio regista preferito ma che rimane comunque un autore che rispetto in tutta la sua totalità. Non faccio le corse per vedermi il suo ultimo film uscito e non ho nemmeno la smania di vedermi tutte le sue opere passate, ma comunque è un individuo che mi è sempre sembrato intelligente e che ha una visione del mondo non scontata. Uno che con la sua leggerezza (quasi) mai banale potrebbe risollevare l'attenzione di un pubblico giovane, al quale sembrano essere rivolti ben pochi titoli meritevoli.
Giancarlo Iacovoni, professore di lettere disilluso dalla vita, si trasferisce con la famiglia a Roma. Lì la figlia Caterina frequenta la scuola in cui andò il padre trent'anni prima, venendo così capitolata fra i movimenti politici giovanili di destra e sinistra. Però...
Io a questo film un po' gli voglio bene, ma proprio tanto. Eppure sono il primo a conferirgli tutti i suoi limiti, ma la cosa non mi ha mai fatto desistere nel mettere questa pellicola, se non fra le mie preferite, fra quelle che mi rivedo sempre con piacere quando capita l'occasione. Infatti il rivederlo in tv su RaiMovie a casa di mia nonna pochi giorni fa mi ha spinto a scrivere questa recensione, fresco di visione e con un po' di senno in più di quando lo vidi per la prima volta a diciassette anni. Perché non sembra, ma sono proprio le cose più semplici che nascondo al proprio interno le maggiori qualità, solo che passano inosservate. Questo perché ci si sforza sempre di cercare di leggere fra le righe, di tendere l'occhio verso nuovi orizzonti, senza accorgerci che la soluzione ce l'abbiamo proprio sotto il naso. E non sembra, ma valutare un film come questi è davvero molto difficile, perché si potrebbe capire fischi per fiaschi, cercando quelle cose che in realtà non esistono. Anche perché è più cose in una: film di formazione, analisi politica, spaccato giovanile e anche una semplice commedia - per a noi italiani ce piace ride! - della vita di tutti i giorni. Certo, ormai vedere una ragazzina che viene dalla provincia e che si fa sommergere dalla vita della capitale non è molto credibile, specie se questa sembra cadere dalle nuvole ogni tre minuti, eppure il personaggio di Caterina ne esce decisamente immacolato: non una ragazzina perfetta e idilliaca, ma una mente semplice. Una che non ha molti grilli per la testa e che non pretende troppo dalla vita, se non il riuscire a coronare i propri sogni. Tutto il diverso dai suoi coetanei romani, divisi in ogni tipo di fascia e tipologia ma, soprattutto, dalle idee politiche. O si è di destra o di sinistra, cosa che, sempre nella commedia nostrana - ma quanto siamo spiritosoni noi italiani? - ha sempre dato una certa connotazione alle pellicole, molto spesso attue a denunciare una certa tematica ed a schierarsi politicamente - ma come ci insegna la music,a c'è stato il boom degli intellettuali di sinistra, nel nostro buffissimo paese. Si può temere quindi un film di propaganda sinistroide [specifico: io non esprimerò mai il mio credo politico in questo blog, ma sottolineo che, qualunque esso sia, nei film - come nei libri e nella narrativa generalista - il più delle volte mi da fastidio il sentir parlare di politica, perché più che i concetti politici, voglio sentire come l'autore esprime le proprie idee personali] ma Virzì fa una cosa molto intelligente: prende in giro la politica tutta e, soprattutto, la classe borghese che si muove fra le sue fila. Non esistono più una Destra e una Sinistra, il nostro paese è in una crisi ideologica fortissima e la cosa si sente fra i giovani che decidono di optare per delle diverse fazioni, quando alla fine il tutto si limita e una misera esteriorità che accomuna tutti quanti in un superficiale baratro nero. Non esistono più veri ideali, ma semplici esternazioni che sono solo un riflesso attuo a nascondere un'ignoranza e un qualunquismo senza pari, che smuove tutti gli uomini di potere. Altra analisi che ne viene fuori è quella data dal padre di Caterina, uomo disilluso dalla vita che cerca di avere di più (vedere pubblicato il proprio libro da un importante editore) in tutti i modi, sfociando spesso nel ridicolo. Ed è bello vedere questo padre e quella figlia accomunati, perché mostrano due differenti modi di vedere la vita: chi crede di essere nato superiore a tutti ed è quindi fautore del peso che lo schiaccerà, e chi invece, senza pensare di essere chissà chi, va avanti, con la sola forza della volontà di veder realizzate le proprie ambizioni. Perché è vero, il mondi è mosso dai mediocri e dagli ignoranti, ma la vera intelligenza e non cadere vittime del loro stesso gioco.
Non un film perfetto (il finale col ragazzo americano è totalmente inutile) ma comunque semplice, umano e molto pane e salame. Io spero che lo facciano vedere nelle scuole.Voto: ★★★ ½