Fonte. Lui e Monti non si sono parlati, ma chi è stato in contatto con il premier ne descrive l’arrabbiatura verso il sottosegretario: “Ha agito da solo, per conto suo, nonostante gli avessimo detto con chiarezza che quella modifica non poteva assolutamente essere fatta e che il parere del Guardasigilli Severino era contrario”.
Dopo le case ed i soldi ora arrivano anche le Riforme ‘fatte ad insaputa’. Possibile che il sottosegretario Catricalà, vicino a Berlusconi, ed il Premier Monti non abbiamo mai parlato del provvedimento che riformava il CSM? Ora scoppia il caso di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che avrebbe progettato una Riforma senza interpellare il suo Presidente?
Ha un nome e un cognome, quello di Antonio Catricalà, la riforma della giustizia disciplinare uscita con tanto di timbro e protocollo da palazzo Chigi. Bocciata dal premier Mario Monti con cinque righe. Non mesi fa, ma giusto il 14 maggio. Carte dirette verso il Consiglio di Stato e la Corte dei conti per una ufficialissima richiesta di parere. Come Repubblica è in grado di ricostruire. Il nome dell’autore è proprio quello del sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà.
Monti piglia le distanze dalla riforma, sottace chi l’ha pensata e sponsorizzata, e la voragine che si apre tra i due appare incolmabile. C’è anche chi, nelle stanze della presidenza, è convinto che Monti attenda una lettera di dimissioni del suo sottosegretario. Per questa via il caso “sezioni disciplinari” delle magistrature si trasforma nel caso Catricalà. Il quale risponde e minimizza.
Non è che forse Monti, dopo le amministrative, si sta riposizionando al centro e quindi scarica su Catricalà tutte le colpe di un progetto di Riforma voluto in primis per compiacere Berlusconi ed ora, dopo la debalce Pdl, destituito di importanza?